Ieri un'altra lunga udienza servita a sentire i difensori e caratterizzata dalle proteste dell'ex sindaco imputato, che hanno tenuto impegnati i giudici per tutta la mattinata. Tra due settimane tocca ai suoi legali. La Cassazione intanto non ha ancora fissato l'udienza per discutere l'istanza di ricusazione da lui presentata.
Nuovo rinvio al processo sul sacco di Fiumedinisi. Ieri davanti alla I sezione del Tribunale di Messina si è tenuta una lunga udienza, terminata pochi minuti prima delle 20, caratterizzata ancora una volta da molte schermaglie tra accusa, difesa e Corte, poi tutto è stato rinviato al 9 marzo prossimo, per dare la parola ai difensori di Cateno De Luca.
Intanto, la Core di Cassazione non ha ancora fissato l'udienza per decidere della richiesta di ricusazione presentata dal principale imputato, che vorrebbe trasferire il processo a Reggio Calabria.
Proprio l'attesa della Suprema Corte è stata al centro delle prime "schermaglie", con De Luca che ha chiesto nuovamente la sospensione del processo in attesa della Cassazione.
Ma i giudici, come già alla scorsa udienza, hanno rigettato la richiesta, disponendo che nel frattempo si vada avanti quanto meno con gli interventi delle difese.
La Corte è però tornata a riunirsi in camera di consiglio poco: i suoi difensori storici, Taormina e Micalizzi, erano impegnati altrove e De Luca, come già la scorsa udienza, ha nominato difensore l'avvocato Sorbello. Il legale ha nuovamente chiesto i termini a difesa, protestando perché non gli erano stati concessi, di fatto, alla scorsa udienza. E anche stavolta i giudici hanno detto no.
Nel pomeriggio il processo è entrato nel vivo, e la parola è passata ai difensori degli altri indagati, in particolare agli avvocati Giovanni Mannuccia, Enrico Ricevuto e Francesco Chillemi.
L'ultima camera di consiglio – la quarta – i giudici l'hanno fatta che Palazzo Piacentini era praticamente al buio. Uscendo con la data di rinvio: il 9 marzo prossimo appunto.
In mattinata, in aula si è appreso che la polizia giudiziaria stava notificando il decreto di dissequestro delle difese spondali di Fiumedinisi, una delle opere finite nel mirino della Procura in questo processo, che riguarda appunto il Prg del centro dell'entroterra jonico.
Alessandra Serio
Fece più figura quando si mise in mutande davanti all’ufficio del Dirigente Bonsignore della Provincia.
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