"Contano i rapporti con le persone. Una squadra è un'azienda sociale, e la cosa più importante oggi è avere una vision, molto più dell'attuale classifica. Senza visione arrivi a fine stagione ma non voli"
“Il successo è una conseguenza, non un obiettivo. Tu lavori, costruisci passo per passo, migliori, provi e riprovi. Realizzi il cambiamento. Quello è il successo, quello che ti sei costruito. Non è un obiettivo, è una conseguenza delle tue azioni”.
Ci siamo incontrati da Doddis, con il presidente dell’Acr Messina Franco Proto, ma invece che star dentro per un caffè abbiamo preferito chiacchierare camminando, davanti alla fontana del Nettuno, costeggiando la villa Mazzini e poi lungo la passeggiata a mare.
Di calcio abbiamo parlato poco. Abbiamo parlato della sua filosofia di vita, di Messina che ha imparato ad amare negli anni, della rivoluzione della normalità, dei rapporti con le persone che cambiano il destino delle cose e di quella tenacia dei sogni che diventa benzina per trasformare anche la peggiore delle situazioni. Ogni tanto ci fermiamo perché da un’auto in corsa lo salutano o attraversano la strada per stringergli la mano.
“Le dispiace se passeggiamo? Considero Messina anche la mia città, pensi che nessuno vuole stare in macchina con me perché comincio a dire prendi quella strada che fai prima, svolta a destra, vai di là che c’è meno traffico. Ho imparato ad amare Messina in tutti questi anni che per motivi di lavoro mi hanno visto venire qui”.
Sorride spesso Franco Proto, attraversa la strada solo sulle strisce e solo quando scatta il semaforo verde per i pedoni. Rispetta i tempi e le regole e lo ha dimostrato in questa trattativa surreale a metà strada tra il labirinto e un percorso a ostacoli e durata quasi un anno. Anche se per la verità la prima telefonata, quella che ha “acceso” la fiammella, è stata dopo la sconfitta con la Reggina. “Dobbiamo fare qualcosa per salvare il Messina”, gli hanno detto. E lui ha acceso i motori.
“Sono stato determinato. Certo se fossimo riusciti a chiudere la trattativa il 2 gennaio avremmo avuto più tempo per approfittare della finestra di mercato. Avrei fatto altre scelte. Ma non importa. Dobbiamo salvare il Messina. In tutti questi anni altri hanno avuto un solo modo di affrontare la situazione, senza accorgersi che peggiorava. E’ come quando di fronte ad una situazione critica rispondi sempre allo stesso modo e le cose non cambiano. Invece è quando cambi la risposta al problema che fai la rivoluzione. L’unico cambiamento da fare adesso è la normalità. Mancava tutto, la serenità, le speranze. Invece ricominciamo ad essere normali, dal ripristinare le condizioni basilari, questa è la rivoluzione. Non ho fatto promesse, non è nel mio stile. Il mio stile è pensare ad un modello per questa società che dia spazio ai valori veri, che faccia una politica sociale e venga vissuta come parte della comunità e non come qualcosa di esterno. Un modello aziendale ma allo stesso tempo sociale”.
Guardando ai bilanci ed ai debiti ereditati Proto pensa da manager, ha in mente un piano di risanamento che sarà affidato e studiato da esperti nel settore, ma guarda anche alla ricostruzione. Vuol esportare la mentalità da imprenditore nel mondo giallorosso. Negli anni ’80 da promoter della Jhonson & Jhonson di forniture ospedaliere per cardiochirurgia dopo essere diventato tra i primi in Italia ha deciso di mettersi in proprio. E ci è riuscito.
“Per ogni operazione chirurgica le aziende ospedaliere si rivolgono a svariati fornitori, dagli aghi ai bisturi. Mi son detto, perché non centralizzare tutto e realizzare pacchetti unici, kit per le sale operatorie? Adesso faccio molto di più, noi rispondiamo alle esigenze dei singoli medici, creando veri e propri abiti su misura. Li definisco così i nostri kit”.
In fondo è la ricetta che ha pensato per il Messina, perchè ma ogni realtà ha ferite diverse e necessita di cure diverse. Il Messina più che di un abito su misura ha bisogno di un guardaroba nuovo, dalla testa ai piedi. Ha messo a disposizione del calcio la filosofia aziendale, una sorta di mental coach, che si è trovato in barella una realtà non solo ferita fuori ma anche dentro.
Soprattutto dentro, dai fallimenti e dalle speranze deluse.
“E’ una strada tutta in salita, ma dobbiamo pensare come un’azienda. Sapendo che il calcio è una società che appartiene alla comunità, la squadra ha un valore sociale e per ciò stesso anche economico. Dobbiamo ripensare il modo di muoverci come società sportiva. La nostra dovrà essere una politica sociale nel territorio. Punteremo sulle infrastrutture e sui giovani. Il settore giovanile sarà il cuore di questa società, non gli ex calciatori. Lavorando sulle infrastrutture e sui giovani assolviamo il nostro ruolo sia come squadra di Lega Pro che per il territorio. Aiutando i giovani ad esprimere le loro potenzialità rimettiamo in moto l’economia che c’è anche intorno a questo mondo. Deve crescere tutto il territorio. Il ruolo della Lega Pro è questo. Poi è importante avere una visione. Nessuna azienda cresce se non ce l’ha. Senza la vision puoi arrivare a fine stagione ma non vai oltre. In questo momento non guardo con ossessione la classifica, non è quella la priorità adesso. In questo momento è importante la vision, guardare avanti a quello che vuoi costruire. Io sono il sindaco dello sport devo avere una visione globale. Il sindaco di una città si occupa dell’erogazione idrica, della pubblica illuminazione, deve avere a cuore i cittadini ed i servizi. Ecco io voglio fare lo stesso per il Messina. Se fai tutto questo i tifosi torneranno allo stadio. Sa cosa mi piace? Qui a Messina si dice “andiamo al campo”, non si usa la parola stadio. Deve tornare quell’atmosfera delle domeniche mattina prima delle partite. Se riparte il Messina c’è una parte di economia che si rimette in moto. Lo possiamo fare ricominciando dalle cose normali”.
Per Proto ad esempio è sembrato normale e natruale dare piccole quote della società a Fabio Formisano, Vittorio Fiumanò, Lello Manfredi.
“La nostra è una società aperta. Appartiene a tutti. E’ per la città. Oggi quelle azioni non valgono nulla, ma un giorno sarà diverso ed è giusto riconoscere il contributo che ha dato chi si è impegnato con me sin dall’inizio. Una società è anche di chi ci lavora. Questo è il mio spirito e così immagino questa società, aperta. Voglio fare da collante e aprire le porte a quanti condivideranno questo progetto”.
Un tifoso ci ferma con un grande sorriso e gli spiega che i club si stanno organizzando per seguire gli allenamenti e quando chiedo a Proto come ha trovato la squadra, se con il morale a terra o meno lui risponde: “non è una questione di morale, non è un fatto di stipendi. E’ il rapporto che si crea con le persone. Non è un fatto d’ingaggi o di problemi quotidiani. La squadra è fatta di persone, devi conoscerle, deve esserci molto di più di un rapporto tra società e giocatori. I rapporti sono importanti. I rapporti”.
Poi arriva Giovanni Isolino per scattarci le foto e il presidente si toglie il cappello “finora sono venuto in tutte le foto con il berretto, non sta bene….”.
Lo saluto e lo lascio al bagno di folla che lo attende al bar Doddis, come quando, troppi anni fa, le domeniche mattina funzionava così e i messinesi si preparavano per “andare al campo”.
Rosaria Brancato
…spero vivamente di non sbagliarmi, ma a me questo presidente piace…
…spero vivamente di non sbagliarmi, ma a me questo presidente piace…
Signor Presidente complimenti ha detto cose fantastiche, mi auguro che il settore giovanile ricopra e raggiunga con lei alla guida traguardi sportivi e sociali “altissimi” in bocca al lupo io sono dalla sua parte…
Signor Presidente complimenti ha detto cose fantastiche, mi auguro che il settore giovanile ricopra e raggiunga con lei alla guida traguardi sportivi e sociali “altissimi” in bocca al lupo io sono dalla sua parte…