La sentenza per i Mancuso gestori del sito discarica e imprenditori di città e provincia. Il sequestro nel 2019. Per la Procura era una bomba ecologica
Messina – Si chiude con 15 condanne e diverse prescrizioni il processo nato dall’operazione Montagna Fantasma, l’indagine della Procura di Messina e della Guardia di Finanza che accese i riflettori sullo smaltimento dei rifiuti nell’area della collina di Gravitelli, nel sito gestito dalla famiglia Mancuso. Un’area che gli inquirenti definirono una vera e propria bomba ecologica in pieno centro, accusando a vario titolo sia i gestori del sito che gli imprenditori che si erano appoggiati ai Mancuso di traffico di rifiuti e illecito smaltimento.
La sentenza
Erano quasi le 22 quando la I sezione penale del Tribunale (presidente Grimaldi) è entrato in aula con il verdetto, che è questo: 2 anni per Giovanni Aliberti, Giuseppe Salvatore Aliberti, Domenico De Luca, Antonino Mangraviti, Massimo Mangraviti, Giacomo Mangraviti; 1 anno e mezzo per Salvatore Amata e Antonio Frasson; 2 anni e mezzo per Santino Fortunato Pagano, Letterio Caronella, Felice e Roberto Giunta; 9 anni e 10 mesi per Daniele Mancuso; 8 anni e 8 mesi per Giuseppe Mancuso; 4 anni e 4 mesi per Giuseppe Puliafito. Confiscata la discarica, che dovrà essere bonificata. Confiscata anche la cooperativa Sofia.it. Riconosciuti i risarcimenti, da liquidare in sede civile, per le parti civili, ovvero Legambiente, Codici onlus e due privati.
Escono dal processo per prescrizione, dopo la derubricazione del reato, gli imprenditori Giuseppe Lupò, Rosario De Domenico, Giovanni Denaro, Anna Rosaria Siracusano, Amedeo Branca, Barbara Urso, Filippo e Vincenzo Minciullo, Antonino Triscari. Cadono accuse e sequestro anche per al Co.M.Mam.
Il sequestro della discarica nella montagna fantasma
L’indagine risale al 2019. Alla fine di una lunga attività di monitoraggio, anche aereo, del sito sulla collina di centro città, la Procura fece scattare prima il sequestro e, nell’ottobre del 2022, 10 arresti e la denuncia di 15 imprenditori, impegnati soprattutto nel settore costruzioni e movimento terra. Nel corso dei primi confronti coi giudici il coinvolgimento degli imprenditori era stato ridimensionato, sotto il profilo delle responsabilità penali, ed oggi alcuni di loro rispondevano soltanto di multe amministrative.
Una parte degli indagati aveva scelto di definire la propria posizione col rito abbreviato ed erano stati condannati a febbraio 2023.
Il processo ha visto impegnati nelle difese gli avvocati Gianluca Gullotta, Antonello Scordo, Salvatore Silvestro, Isabella Barone, Carmelo Scillia, Giovanni Di Pietro, Adriana La Manna, Filippo Marcello Siracusano, Giuseppe Valentino, Marco Galia, Maria Rosaria Scattareggia, Antonino Cappadonna, Luigi Gangemi, Vittorio Di Pietro, Giovanni Villari, Antonino Garozzo, Maurizio Lizzio, Gaetano Pellegrino, Monica Interdonato, Tommaso Calderone, Francesco Ferrigno, Antonino Arena, Pietro Fusca e Aurora Notarianni per la Legambiente.
Quanto amore per la città in questi “..prenditori”