Hanno risposto in tanti all'iniziativa lanciata dagli ex Servirail che da 40 giorni presidiano piazza Cairoli per rivendicare quel lavoro che si sono visti strappare per la seconda volta. Hanno trovato la solidarietà di tanti altri lavoratori in difficoltà, hanno cantato e ballato, ma soprattutto lanciato un messaggio forte a politica e istituzioni.
Un fuoco simbolico, due chitarre, settanta candele accese, la voglia di non mollare, la solidarietà, la dimostrazione che l’unione fa davvero la forza. Ieri sera, per una sera, Piazza Cairoli si è riempita di sorrisi ed è diventata il cuore di una Messina che chiede lavoro e che vuole combattere per quel lavoro che significa orgoglio, dignità, vita.
Sono stati i 25 ex Servirail ad accendere quella scintilla che ha portato in piazza sindacati, esponenti politici, artisti, semplici cittadini, sono stati loro a lanciare un appello a tutti i lavoratori in difficoltà per unire per una sera tutte le vertenze occupazionali di questa martoriata città. #Ognigiornoèprimomaggio, questo lo slogan che hanno scelto per una serata che è stata una festa ma con l’unico obiettivo di lanciare un messaggio forte e chiaro alla politica e alle istituzioni: il lavoro dev’essere la priorità e solo puntando su politiche occupazionali serie si potrà davvero restituire speranza a questa città.
I 25 ex cuccettisti da 40 giorni presidiano piazza Cairoli e non hanno intenzione di mollare. Erano riusciti a svegliare dalla sonnolenza tanti pezzi di città che in queste settimane hanno lasciato una firma, un pensiero, promesso impegno e vicinanza, ieri sera sono riusciti a mettere insieme la voce di tanti lavoratori che soffrono e che chiedono fatti concreti. C’erano gli ex Ferrotel, da cinque anni ormai scaricati dalle Ferrovie, senza alcun sussidio o ammortizzatore sociale ma con la determinazione ancora viva di lottare a qualsiasi costo. C’erano i lavoratori delle mense scolastiche, 80 operatori che tra pochi giorni saranno licenziati. Sono rimasti per un anno praticamente sospesi in attesa che il Comune facesse ripartire il servizio. Senza stipendi e senza alcun sussidio hanno atteso che qualcosa si muovesse e invece si sono ritrovati di fronte ai problemi finanziari di Palazzo Zanca, di fronte ad un’amministrazione che non è riuscita a far quadrare i conti e a chiudere il bilancio. Adesso il loro destino è solo in una clausola di salvaguardia che sperano venga inserita nei futuri bandi, quando ci saranno. C’erano i lavoratori dei servizi sociali e il Movimento spontaneo che era nato quattro anni fa quando a Palazzo Zanca la condizione in cui lavoravano gli operatori sociali era diventata incandescente. Lavoratori che ormai da oltre vent’anni vivono sul filo della precarietà, appesi ai bandi di gara, spesso al servizio di cooperative che li hanno portati all’esasperazione. C’erano i lavoratori del Porto di Tremestieri, oggi più sereni, ma che nell’ultimo anno si sono ritrovati a dover lottare ad ogni chiusura dell’approdo a causa delle mareggiate perché da lì dipende la loro sopravvivenza.
Ognuno di loro ha raccontato la propria vertenza e la propria sofferenza. Padri e madri di famiglia che chiedono come si possa andare avanti senza la certezza di un lavoro. Ezio Donato, a nome dei compagni di questa lotta degli ex Servirail che chiedono che le Ferrovie rispettino gli impegni presi come del resto è già stato fatto con gli altri colleghi, ha chiesto a gran voce proprio questo: ascoltare il grido lanciato da decine di lavoratori affinché davvero possa essere ogni giorno primo maggio.
In piazza c’erano anche tanti esponenti politici cittadini, la presidente del consiglio Emilia Barrile, consiglieri comunali e di quartiere, c’erano gli assessori Sebastiano Pino, Daniele Ialacqua e Federico Alagna, i segretari generali di Cgil e Uil, Giovanni Mastroeni e Ivan Tripodi.
«Questi lavoratori, “gli ultimi”, hanno dato un’immensa lezione di impegno, umanità, dignità e unità. Vorremmo che però di lavoro si parlasse nelle stanze in cui le politiche per il lavoro dovrebbero essere programmate e avviate, invece non vediamo nulla. Non vogliamo più celebrare il lavoro che non c’è, chiediamo con forza che le tematiche del lavoro diventino il primo punto sull’agenda politica sia a livello locale che nazionale» ha detto il responsabile della mobilità regionale della Uiltrasporti Michele Barresi. Un primo banco di prova sarà già lunedì, quando in città verrà il ministro Graziano Delrio: «Speriamo non si tratti solo di una passerella politica ma che il ministro possa ascoltare le rivendicazioni dei lavoratori che in questa città continuano a combattere nonostante tutto».
Francesca Stornante