Un ritorno di alto livello al Palacultura di Messina per la stagione dell'Accademia FIlarmonica
MESSINA – Graditissimo ritorno al Palacultura di Ivo Pogorelich, il celebre pianista serbo, già di recente ospite dell’Accademia Filarmonica nel 2021. Allora con un concerto dedicato all’ultimo Chopin, mentre questa volta, ancora per la stagione musicale della citata Associazione, protagonista della sua performance è stato, oltre al musicista polacco, anche Wolfgang Amadeus Mozart, del quale Pogorelich ha eseguito alcuni dei suoi più importanti capolavori pianistici.
“Mozart e Chopin tra Gioventù e Maturità” è stato infatti il titolo del concerto, che ha visto tutta la prima parte dedicata a Mozart, del quale il pianista ha dapprima eseguito l’”Adagio in Si Minore” K 540. Si tratta di un brano isolato nella produzione pianistica mozartiana, una pagina breve ma assai intensa, a detta del critico Einstein “uno dei più profondamente sentiti, più perfetti, più disperati pezzi di Mozart….”, composto “in un’ora tragica e benedetta al medesimo tempo”.
Il pianista ha proseguito con la “Fantasia in Do minore” K 475. Questo brano va accostato alla Sonata in do minore K457, composta nello stesso anno (1785) della quale costituisce il naturale preludio, ed infatti questo capolavoro fu pubblicato insieme alla Sonata, probabilmente per volere di Mozart stesso. È un pezzo ricco di contrasti, tragici, teneri, sognanti, un incredibile concentrato di emozioni in così poche pagine.
La “Fantasia in Re Minore” K 397, eseguita dopo quella in do minore, è un brano dai molteplici contenuti emotivi: una introduzione fatta di arpeggi, cui segue un tema adagio dal carattere drammatico, uno sviluppo più mosso, sempre in minore, fino al tenero tema in re maggiore che chiude questo capolavoro, dalla chiara forma di improvvisazione.
Infine, la celebre Sonata in La Maggiore K 331. Composta nel 1778 a Parigi, ove era in voga sia il gusto della musica c.d. “galante”, sia quello della musica esotica, turca in particolare. Alla Turchia Mozart aveva già dedicato il suo ultimo concerto per violino e orchestra, nel terzo movimento “Alla turca” e vi ambienterà una delle sue opere più riuscite, Die entfuhrung aus dem serail (Il ratto dal serraglio). La Sonata in la maggiore comprende entrambi questi aspetti. Il primo movimento è un amabile tema con sei variazioni, di carattere appunto galante, ma intrise spesso di quella superiore velata malinconia mozartiana, evidente soprattutto nella terza variazione in tonalità minore. Galante anche il sereno “Andante”, mentre impregnato di musica turca è il terzo movimento “Rondò Alla turca”, uno dei brani più celebri e conosciuti dell’intera letteratura musicale.
Intensa e cristallina l’esecuzione del pianista serbo, come al solito attento a mettere in risalto ogni sfumatura. Come di sovente, Pogorelich ha adottato una scelta dei tempi assai personale, talora meno lenti di quanto prescritto nella partitura, in particolare per quanto riguarda l’”Adagio in Si Minore”, o la seconda parte della Fantasia in re minore, mentre perfetta è sembrata la celebre marcia turca della Sonata in la maggiore, (che spesso si ascolta in esecuzioni troppo accelerate), rispettando l’indicazione mozartiana di “Allegretto”, con una efficacissima esecuzione dei trilli e mordenti, a richiamare gli esotici tamburelli turchi.
La seconda parte del concerto (ma senza intervallo) è stata dedicata interamente a Chopin.
Pogorelich ha prima eseguito il Notturno in Mi Bemolle Maggiore op. 55 n. 2 in mi bemolle maggiore, con quella lenta melodia sognante, che si conclude con una affascinante e poetica coda.
Hanno fatto seguito le tre Mazurke op. 59. Fanno parte delle ben cinquantasette mazurke composte da Chopin nell’arco di tutta la sua vita fino all’ultima composizione, la Mazurka op. 68 n. 4, in fa minore, una triste melodia pervenutaci in forma quasi illeggibile, dal momento che il maestro, sfinito dalla malattia, non riusciva più neanche a scrivere.
Si tratta di danze popolari, caratterizzate da un ritmo ternario, ove in alcune prevale l’elemento ritmico ed una impronta briosa e vivace, in altre quello struggente malinconico, entrambi elementi presenti nelle Mazurke dell’op. 59.
Infine, la Sonata n. 2 in si bemolle minore op. 35 di Chopin, che contiene al terzo movimento la celeberrima marcia funebre, forse il brano più conosciuto del musicista polacco. La sonata è articolata in quattro movimenti composti in periodi differenti, e poi riuniti dal compositore per formare la Sonata. La marcia funebre fu composta per prima, (1837, anch’essa in seguito alla rottura del fidanzamento con Maria Wodzinska) e costituisce senza ombra di dubbio il fulcro ed il centro gravitazionale di tutta la Sonata. Il primo movimento – “Grave. Doppio movimento” – si articola in due temi principali, uno inquieto e nervoso, l’altro dolce ed elegiaco, un tipico tema chopiniano. Anche lo “Scherzo” presenta un tema più aspro ed un altro più dolce, in forma di valzer. Il terzo movimento, appunto la “Marcia funebre. Lento”, inizia con un tema mesto e desolato, a ritmo di marcia lenta e ostinata; segue il trio, un tema dolcissimo e struggente, quasi a voler evocare i ricordi della vita passata, uno dei temi più disperati usciti dalla penna di Chopin; infine ritorna la marcia lenta a concludere il pezzo ove il sentimento della morte prevale su tutto. Il compositore Henri Reber orchestrò la marcia funebre per il funerale di Chopin alla chiesa Madeleine di Parigi, e tale brano fu eseguito in quell’occasione insieme ad altri (fra cui il Requiem di Mozart).
Il quarto movimento – “Finale. Presto” – è un brano atematico, un vero studio di agilità parallela a due mani, che Belotti definì “disfacimento di ogni passione”.
Pogorelich ha espresso anche in questa occasione il suo peculiare modo di interpretare Chopin, adottando tempi a volte rallentati nei passaggi più intensi di questi capolavori, indugiando sulle singole note, anche se, al contrario, è sembrato più rapido del dovuto nell’esecuzione della Marcia funebre, interpretata comunque da vero poeta del pianoforte.
Come ci narra Legouv, Chopin, invitato a suonare nei vari salotti che frequentava, si prodigava con piacere, ma quando eseguiva la marcia funebre, subito dopo prendeva il cappello e se ne andava “questo pezzo gli faceva troppo male…”.
Arduo quindi eseguire un bis che non sia stridente con un brano così cupo e doloroso. Davvero azzeccata, pertanto, la scelta del pianista serbo di eseguire il “Valzer triste” di Jan Sibelius, in una interpretazione toccante, applauditissima dal numeroso pubblico.