Il matricidio a Messina, il giorno dell'autopsia

Il matricidio a Messina, il giorno dell’autopsia

Marco Olivieri

Il matricidio a Messina, il giorno dell’autopsia

mercoledì 15 Gennaio 2025 - 06:35

Dopo le tante coltellate sferrate da dal 26enne Giosuè Fogliani contro la madre Caterina Pappalardo, oggi l'esame del cadavere

MESSINA – Impossibile dimenticare quell’appartamento pieno di sangue in via Cesare Battisti. Un giovane che apre agli agenti, allertati dalle chiamate dei vicini dopo le grida e la concitazione. Apre ai poliziotti, al terzo piano di un condominio, e appare consapevole del gesto che ha compiuto. Lì giace il cadavere di una donna, forse dopo un tentativo di fuga. Il giovane dirà poi in questura : “Sì, ho ucciso mia madre. Sono molte le coltellate sferrate dal quasi 27enne Giosuè Fogliani contro la madre Caterina Pappalardo (nella foto), 62 anni, insegnante in pensione. E oggi l’esame medico legale, affidato stamattina dal magistrato titolare del caso ed eseguito probabilmente nella stessa giornata, dirà di preciso quante sono.

Una lite furibonda. Una delle tante, in base a quanto hanno riferito i vicini.Giosuè Parr stordisce la madre con lo spray al peperoncino, secondo la ricostruzione. Poi afferra un’arma bianca di tipo militare, una grossa lama dentata lunga 18 centimetri, ora al vaglio della Scienficia, e partono i colpi. Decisamente molti. I due non vivevano insieme ma la madre andava spesso dal figlio e gli dava una mano in casa.

Il figlio portato via dagli agenti e il cadavere in un bara

Ora, attraverso il confronto in Questura, le parole del 26enne, assistito da un avvocato d’ufficio, potrannno contribuire a chiarire le motivazioni. In primo piano l’indagine sul rapporto tra madre e figlio. Il padre ingegnere è morto qualche anno fa, mentre l’altra figlia di Caterina Pappalardo risiede fuori città. a vittima era la nipote di Giovanni Rappazzo, il messinese considerato inventore del cinema sonoro.

Impressionante pensare che la donna, arrivata, come chissà quante altre volte, nella casa del figlio, sia tornata indietro in una bara. E, a parte il dettaglio degli scontri con il figlio, prevale lo sbigottimento in chi li ha conosciuti. E qui può venire in soccorso lo scrittore Philip Roth a ricordarci che non sappiamo nulla degli altri: “Rimane il fatto che, in ogni modo, capire bene la gente non è vivere. Vivere è capirla male. Vivere è capirla male e male e poi male e, dopo un attento riesame, ancora male”.

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