Mezzena e Giavazzi interpreti tra diverse epoche musicali

Mezzena e Giavazzi interpreti tra diverse epoche musicali

Giovanni Francio

Mezzena e Giavazzi interpreti tra diverse epoche musicali

martedì 21 Gennaio 2025 - 06:44

Per la stagione musicale della Filarmonica Laudamo, si è esibito al Palacultura il duo violino e pianoforte

MESSINA – Domenica, per la stagione musicale della Filarmonica Laudamo, si è esibito al Palacultura il duo Franco Mezzena al violino e Stefano Giavazzi al pianoforte. Il duo ha proposto un programma assai variegato, spaziando da Viotti (inizio Ottocento) a Domenico Turi e Paolo Vivaldi (contemporanei viventi).

I musicisti hanno iniziato il concerto con la Sonata n. 1 in do maggiore di Giovanni Battista Viotti, del quale ricorre quest’anno il 200° anniversario della morte.

Viotti riveste una fondamentale importanza nella storia dell’evoluzione del violino moderno, grazie soprattutto ai suoi 29 concerti per violino, quasi tutti ormai di rarissima esecuzione, tranne forse il n. 22 in la minore, ove si manifestano i primi afflati romantici (infatti piacque molto a Beethoven) e la tecnica virtuosistica dello strumento viene sviluppata talmente che il violino solista diventa assoluto protagonista dei brani concertistici.

La Sonata in do maggiore eseguita ha un carattere amabile, spensierata, di piacevole ascolto.

Ha fatto seguito l’esecuzione della celebre Sonata in fa maggiore op. 24 (la n. 5) detta Primavera (ma a tutt’oggi si ignora l’autore di tale epiteto, certo non Beethoven. La Sonata dimostra con ogni evidenza il tributo che Beethoven deve al suo illustre predecessore, Mozart. Infatti, potremmo definirla una sonata “Mozartiana”, tanto è intrisa di quella inarrivabile tenerezza e amabilità propria delle sonate del grande compositore austriaco; in particolare, ascoltando la sonata K 378 di Mozart, ci si rende perfettamente conto di quanto Beethoven si sia ispirato ad essa nel comporre la Sonata Primavera, senza peraltro raggiungere il perfetto equilibrio della Sonata mozartiana.

Tuttavia, la Sonata op. 24, anche se emulativa delle sonate di Mozart, in particolar modo nel finale Rondò Allegro ma non troppo – classico rondò alla francese di cui Mozart è stato maestro indiscusso –  presenta degli aspetti molto interessanti e di novità: innanzitutto è la prima sonata articolata in quattro movimenti (mentre ancora con Mozart le sonate per violini e piano constavano di tre o di due movimenti); il secondo movimento, adagio molto espressivo, raggiunge nell’episodio centrale momenti di elevata profondità; il breve scherzo Allegro molto,  anticipa chiaramente Schumann; ma soprattutto si evidenzia il tema cantabile con cui inizia il primo movimento, un incipit di indicibile dolcezza, che ha reso la sonata così famosa ed al quale probabilmente si deve il soprannome “Primavera”.

Dopo un brevissimo intervallo, i due musicisti hanno eseguito “Taranta d’acqua”, un brano di Domenico Turi, basato su un unico tema variato dal violino, mentre al pianoforte è affidato il compito di esprimere il ritmo trascinante tipico di questo genere di danza popolare.

Due brevi brani di Paolo Vivaldi: “Saving Innocent Souls” e “Flying Kite”, dal carattere melodico, molto apprezzati dal pubblico, hanno preceduto l’ultimo brano in programma: “Tzigane”, di Maurice Ravel.

Molto applauditi i due bravi artisti

Si tratta di un brano che si ispira alla musica zigana, una vera e propria rapsodia, con una introduzione lenta (“Lassu” nella tradizionale “Csardas” ungherese) seguita da un movimento veloce – “Friska”, di carattere virtuosistico. È un brano eseguito assai spesso nelle sale da concerto, gradevole e trascinante, ove il violino può esibire passaggi virtuosistici di difficoltà trascendentale, di grande effetto.

Attenta e puntuale l’interpretazione dei due bravi artisti, capaci di svariare fra diversissime epoche musicali con serietà e disinvoltura.

Molto applauditi, i due musicisti hanno concesso due graditissimi bis: “Preghiera” di Kreisler, che altro non è che una trascrizione per pianoforte e violino del celebre secondo movimento del Concerto n. 2 di Serghej Rachmaninov, e, “Vocalise”, brano malinconico, altrettanto celebre, scritto originariamente per voce e pianoforte, del musicista russo.

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