Processo d'appello agli sgoccioli per gli emergenti del clan arrestati dai carabinieri nel 2014, accusati di aver messo a ferro e fuoco la zona tirrenica tra Milazzo e Messina. L'Accusa chiede la conferma del verdetto di condanna per 5, emesso un anno fa.
Confermate le condanne per gli emergenti di Milazzo che tre anni fa avevano seminato il panico in tutta la zona tirrenica del messinese con una incredibile escalation di violenza. E' questa la richiesta che l'Accusa ha formulato al processo di secondo grado seguito all'operazione Il Padrino.
La Corte d'Appello ha già ascoltato i difensori, gli avvocati Pietro Ruggeri, Antonello Scordo, Maria Briguglio, Rita Pandolfino, Maria Puliatti e Giuseppe Marra e l'udienza è stata aggiornata al prossimo 12 giugno, quando probabilmente arriverà la sentenza.
In primo grado, nel maggio dello scorso anno, erano arrivate cinque pesanti condanne: 9 anni ed 8 mesi per Francesco Santamaria; 7 anni e 8 mesi per Domenico Smedile, 9 anni e 4 mesi per Sergio Mavilia, 7 anni e mezzo per Pasquale Corrado, 6 anni per Tindaro Talarico per associazione mafiosa e, a vario titolo, rapina, danneggiamenti aggravati, lesioni e incendio boschivo.
La retata dei carabinieri è scattata nell'ottobre 2014 con l'arresto di Santamaria, ormai leader indiscusso del gruppo, mentre Mavilla era il "braccio armato" del gruppo. E' stato lui che ha dato fuoco, numerose volte, a cassonetti e auto. L'episodio più grave alla fine del 2011, quando il ragazzo diede fuoco a 60 ettari di bosco. Le fiamme lambirono l'abitato, ma Mavilla era quasi insoddisfatto del risultato, lamentandosi che il fuoco non si era propagato abbastanza.
La sua "propensione al fuoco" era tale da definirsi "figlio del fuoco". I suoi toni "esaltati" sono stati registrati dalle cimici dei militari della compagnia di Milazzo, che lo accusarono di una lunga serie di danneggiamenti e incendi, compreso quelli ai danni dei familiari della fidanzata.
A casa di Talarico, considerato l'armiere del gruppo, nel giugno 2012 carabinieri trovarono e sequestrarono due pistole calibro 7,65 con matricola abrasa e diverse munizioni.
Corrado avrebbe partecipato ad un raid messo a segno da Mavilla, che nel novembre 2011 crivelló di colpi di pistola la saracinesca di un barbiere, incurante delle telecamere di sicurezza.
Tra gli episodi più violenti messi a segno dal gruppo, l'irruzione notturna in casa di un'anziana, nel gennaio 2011, a Saponara. In due, dopo averla aggredita e averle strappato gli orecchini, sono poi fuggiti con altri preziosi razziati in casa. La malcapitata è stata ricoverata in ospedale.
Alessandra Serio