Il comune di Messina, a decorrere dal 2006, avrebbe emesso degli avvisi di accertamento ICI sulle aree edificabili, calcolando le imposte su valori errati; entrando così in contenzioso con numerosi contribuenti. Il consigliere Gioveni, chiede delucidazioni in merito.
Potrebbe trattarsi di un caso di grave ingiustizia sociale se si dovesse accertare che il Comune di Messina, avrebbe emesso degli avvisi di accertamento ICI per terreni edificabili, con imposte calcolate in modo erroneo su valori dei terreni maggiorati rispetto al loro reale valore. A sollevare la questione, è il consigliere comunale Libero Gioveni, che in un'interrogazione espone la vicenda anche sulla scorta dei dati presentati dal commercialista Antonio Cogode, il quale si sta occupando del caso di due cittadine che si sono viste recapitare avvisi di accertamento basati sul valore del terreno erroneamente triplicato dal Comune, con il quale sono entrate in contenzioso.
In tutti gli avvisi di accertamento emessi nei confronti delle due signore sarebbe stato rilevato un macroscopico errore determinato, probabilmente, dal software in dotazione degli uffici preposti del Comune. "Presumo, purtroppo, che i cittadini messinesi, non siano stati messi in condizione di pagare il giusto e neanche di poter eventualmente annullare le cartelle esattoriali sbagliate senza sanzioni o aggravi di spesa", dichiara Gioveni. Nel caso delle due signore, dall’imponibile fiscale triplicato, il Dirigente del Dipartimento delle Entrate Tributarie avrebbe applicato le aliquote e determinato un’imposta pari a circa il triplo di quella effettivamente dovuta oltre a sanzioni ed interessi.
"Trovo semplicemente inquietante – continua il consigliere del Gruppo Misto – pensare che possano esserci stati altri cittadini che, ignari dei possibili errori riportati negli avvisi di accertamento, abbiano potuto pagare imposte (oltre sanzioni ed interessi) non dovute. Ma sarebbe ancor più grave se tale errore, fatto evidenziare più volte, fosse stato ignorato dagli uffici competenti del Comune di Messina, come asserisce il commercialista Cogode".
A questo punto non si può escludere che la cittadinanza messinese sia stata raggiunta da avvisi di accertamento ICI su aree edificabili non del tutto legittimi in quanto richiamanti il regolamento ICI antecedente all’anno 2000 e non conforme alle nuove normative in materia. Il Dipartimento Tributi, prima di emettere gli avvisi di accertamento nei confronti della cittadinanza messinese, avrebbe dovuto adeguare il regolamento ICI alle linee guida del Dipartimento delle finanze del Ministero dell’Economia con le quali sono state formulate le delibere ed i regolamenti che i Comuni avrebbero dovuto approvare o modificare entro il 30 settembre 2011.
Ma non finisce qui. Infatti per le aree fabbricabili che non possiedono un’autonoma rendita catastale, il valore del terreno è costituito da quello venale in comune commercio al 1° gennaio dell’anno di imposizione. La determinazione di questo valore da parte del Comune, è da ritenersi supporto tecnico utile ai fini degli adempimenti dell’ufficio, ed è stabilito con apposita delibera di Giunta da adottarsi entro il 30 aprile o comunque entro 30 giorni dalla data della deliberazione consiliare di determinazione delle aliquote e detrazioni. La delibera di Giunta Comunale, avente ad oggetto la determinazione dei valori, dovrebbe essere modificata annualmente e subordinata alle effettive variazioni di mercato immobiliare per ottenere un imponibile fiscale reale. In mancanza di modifiche si intendono confermati i valori stabiliti per l’anno precedente.
La Giunta municipale, così come riportato anche negli atti difensivi prodotti dalle cittadine sopra citate, non avrebbe determinato il valore venale in comune commercio delle aree fabbricabili dall'anno 2006 al 2008.
Le suddette determinazioni da parte della Giunta, tuttavia, non sono obbligatorie, ma le presunte inadempienze, relative alle determinazioni del suddetto valore e al loro adeguamento, hanno danneggiato irrimediabilmente il diritto di qualsiasi cittadino messinese a potersi informare sulla provenienza del valore venale riportato nell’avviso di accertamento. Se i valori fossero stati individuati, probabilmente ci sarebbero stati molti contenziosi in meno e, soprattutto, tanti errori di valutazione si sarebbero potuti evitare.
In tutto questo, in altre amministrazioni diverse dal Comune di Messina, i ricorrenti si sono potuti avvalere di un contraddittorio preventivo, quale strumento di garanzia istruttoria e strumento di difesa del contribuente, e i Comuni hanno consentito al contribuente di avere cognizione dell’iter logico-giuridico adottato per la determinazione del valore venale di comune commercio con procedure preventive e propedeutiche agli avvisi di accertamento.
Il problema principe, infine, sarebbe la ferma volontà da parte del Dipartimento tributi nel proseguire l’attività di accertamento, trascinando anche nel contenzioso giudiziario errori e possibili omissioni (naturalmente tutte da verificare), senza avvalersi dell’istituto di autotutela, oltre che delle conciliazioni. Solitamente le proposte conciliative tra le parti hanno lo scopo di ottenere notevoli risparmi in termini economici ed in termini di efficacia ed efficienza per gli enti. Il Comune di Messina, invece, avrebbe preferito continuare i contenziosi, nonostante il probabile macroscopico errore evidenziato in precedenza, nonché ignorando una serie di sentenze delle Commissioni Tributarie Provinciali sfavorevoli al Comune stesso, temerariamente iscrivendo a ruolo le imposte e trasferendo gli atti all’Agente di Riscossione.
Ma le sorprese non sono finite con l’accertamento dell’anno 2009, perché per l’anno 2010, il Comune avrebbe deciso inspiegabilmente di non emettere alcun avviso di accertamento facendo prescrivere il tributo in questione e dimostrando così un modus operandi incoerente oltre che inutile.
Appare, dunque, urgente e inevitabile porre una particolare attenzione sul tema trattato al fine di rimediare e correggere il tiro. "Vi è il serio rischio – conclude Gioveni – che la cittadinanza messinese interessata dagli avvisi di accertamento possa aver subito ingiustizie e con gli organi preposti al controllo che non abbiano possibilmente effettuato alcuna verifica. Tale rischio paventa un mero atto di ingiustizia sociale, specialmente nel periodo di crisi e di difficoltà che molte delle nostre famiglie stanno vivendo e subendo. Credo che sia urgente e non più procrastinabile un intervento immediato e risolutivo, che vada incontro alla cittadinanza messinese".
PER FORTUNA TUTTA LA MIA FAMIGLIA E’ GIA’ AL NORD. NON E’ TRAVOLTA DA QUESTA INCAPACITA’ AMMINISTRATIVA DI PERSONE NON CAPACI DI AMMINISTRARE SOLTANTO BUONA PER SALIRE SU BARRICATE E, COME DIMOSTRA LA SCUOLA DEL 6 POLITICO, ANCHE INCAPACE DI PARLARE IN INGLESE PER INSULTARE UNO TRA I MIGLIORI PRESIDENTI AMERICANI. TRALASCIAMO TUTTO E VENIAMO ALL’ARTICOLO, MA A MESSINA I CITTADINI NON CONOSCONO COME IN ALTRE PARTI D’ITALIA, AZIONI TRA TUTTI I CITTADINI PER BLOCCARE RIVOLGENDOSI ALLE COMMISSIONI TRIBUTARIE DI VARI GRADI? POSSIBILE CHE A MESSINA, TERRA DI MOLTI LAUREATI E ANCOR PIU’ DI DIPLOMATI NON C’E’ UNO CHE ESAMINI TUTTE LE CARTELLE DI ICI E ALTRE IMPOSTE E PROPONE AZIONE COMUNE CONTRO LA CASA COMUNALE? LE LAUREE LI TENETE SOLO APPESE?