Il consigliere della VI circoscrizione ricorda che c'è un progetto già esecutivo al vaglio della Regione
Elevata attività antropica, riduzione del pescato, perdita di biodiversità. Sono solo alcuni dei fattori che hanno compromesso il tratto di costa compreso tra Capo Peloro e Capo Rasocolmo. Il depauperamento degli stock ittici, causato dalla pesca intensiva, ha alterato gli ecosistemi marini producendo una profonda crisi nel comparto della pesca. Secondo i dati forniti dalla Commissione europea, il 96 per cento degli stock ittici nel Mediterraneo sono sovrasfruttati. L’allarme, condiviso anche dal Governo, nasce dalla constatazione che in Italia negli ultimi anni siamo passati dai 16 ai 25 kg di consumo pro capite; risultato della diffusione di princìpi di una sana alimentazione, che vede nel consumo di pesce un pilastro cruciale. Secondo il Wwf, quest'anno dal primo di aprile la domanda di pescato in Italia è stata soddisfatta solo da pesce importato, poiché i due terzi del mercato interno di pesce provengono dall'estero, metà dei quali solo da paesi in via di sviluppo.
E' il tema sul quale interviene il consigliere della VI circoscrizione, Giuseppe Sanò: "La Regione Sicilia, finanziando il progetto denominato Master, può distinguersi positivamente, battendo d’anticipo le altre regioni costiere. Il sito oggetto dell’intervento per l’intero Mediterraneo viene infatti scelto da numerose specie ittiche per la riproduzione, essendo oltretutto punto di transito tra Ionio e Tirreno. ll Governo attraverso l'immersione di manufatti certificati, in grado di sviluppare catene alimentari stabili, s’impegna a favorire il riequilibrio ambientale con il conseguente ripristino della biodiversità".
Come si legge nell’atto approvato dal Governo “lo sviluppo di apposite strutture favorisce: una migliore gestione o conservazione delle risorse in modo sostenibile; la produzione di biomassa sia di invertebrati , che di piante acquatiche alla ricerca di substrati duri, sia di pesci specialmente allo stadio giovanile, con conseguente riduzione di mortalità causata da predatori e aumento di crescita dovuto al favorevole ambiente trofico; l'incremento della sopravvivenza giovanile con particolare riferimento alle specie di interesse commerciale”.
Il progetto, già esecutivo ed al vaglio del direttore del Dipartimento Regionale Pesca Mediterranea, Dario Cartabellotta, è sostenuto da una petizione che conta 33mila 371 firmatari «Dunque ― conclude il consigliere Sanò ― si ritiene necessario finanziare progetti per ripristinare e proteggere gli habitat marini e le specie ittiche che le popolano, così come previsto dai Feamp 2014/2020".
Infatti, la linea di finanziamento europeo dispone “la protezione e ripristino della biodiversità e degli ecosistemi marini e dei regimi di compensazione nell'ambito di attività di pesca sostenibili”. Nello specifico, come contributo a una migliore gestione o conservazione della biodiversità marina, si prevede come misura la costruzione, installazione o ammodernamento di elementi fissi o mobili».