Entrano a far parte gli avvocati Massaro, Barbera e Vermiglio, vicini all'Udc. Rinuncia all'incarico uno dei due legali indicati dall'Mpa. Un lontano ricordo le polemiche tra D'Alia e Buzzanca del novembre scorso, quando il senatore disse: «Non abbiamo chiesto avvocati e non ne vogliamo, allargare il collegio è cosa sbagliata»
Fuori uno, ne entrano tre. Il collegio di difesa del Comune arriva a quattordici componenti, uno meno del massimo consentito dopo la modifica apportata dal sindaco Giuseppe Buzzanca, che in estate aveva portato da otto a quindici il numero previsto. A uscire è uno degli ultimi arrivati, Giuseppe Crea, nome che era stato indicato dall’Mpa (pare area De Luca). Ha formalmente rinunciato all’incarico, revocatogli di conseguenza dal sindaco. Quest’ultimo non ha perso tempo e ha rimediato con tre nomine nuove di zecca: gli avvocati Assunta Massaro, Antonio Barbera e Paolo Vermiglio. Tutti e tre, pare, indicati dall’Udc, l’unico partito che era rimasto fuori dal collegio, costruito con il manuale Cencelli in mano.
Ricordiamo gli altri nomi: Francesco Marullo di Condojanni (presidente del collegio), Aldo Tigano, Mariangela Ferrara, Antonino Gazzara, Arturo Merlo, Giulia Carrara, Maurizio Igor Germanà, Oreste La Torre, Nino Parisi, Bonaventura Candido e Francesco Velardi, aggregatosi a gennaio.
Una schiera di quattordici legali significa anche quattordici stipendi da 1.500 euro mensili per una spesa annuale che supera i 250mila euro. E’ una cifra che risponde a ragioni di opportunità, visto il periodo particolarmente delicato per le casse comunali? Del resto non si possono cancellare con un colpo di spugna le polemiche innestate nel novembre scorso proprio dal senatore Udc Gianpiero D’Alia. Vale la pena citare testualmente le sue parole di appena qualche mese fa: «nominare un collegio di difesa allargato è una scelta sbagliata. Nonostante gli equilibrismi contabili, che servono solo a coprire oggettive responsabilità di una parte della burocrazia comunale, Messina è ormai al dissesto finanziario. È incredibile che un ente che non è nelle condizioni di pagare gli stipendi dei dipendenti dell’Atm aumenti il numero dei suoi legali, corrispondendo loro un trattamento mensile di 1500 euro a persona. Andrebbe invece rivisto il regolamento per razionalizzare il contenzioso, limitando gli attuali eccessivi costi e prevedendo la rotazione degli incarichi con l’accesso facilitato ai giovani avvocati. Il sindaco, che in questi giorni vedo poco lucido, revochi quest’atto irriguardoso anche nei confronti dei dipendenti comunali che fanno fatica ad arrivare a fine mese. Noi non abbiamo chiesto avvocati e non ne vogliamo». Non ne volevano, ma Buzzanca glieli ha nominati lo stesso. La politica è un gran bel mistero.
(nelle foto Buzzanca e D’Alia)