Mentre fa discutere l’uscita del comune di Santa Teresa dall’Unione dei comuni delle valli joniche e dei peloritani, viene da chiedersi che fine abbia invece fatto l’altra Unione, quella della Valle del Nisi. Nata nel 2009 come alternativa “vincente” su proposta dei comuni di Fiumedinisi, Nizza di Sicilia, Alì Terme e Alì si è rivelata di fatto un buco nell’acqua. L’ente sovracomunale non è mai decollato secondo gli obiettivi che si era preposto, quelli di agire concretamente sul territorio con azioni mirate a rendere l’area interessata più vivibile. L’operatività che ha spinto i quattro enti ad abbandonare tutti gli altri comuni per seguire una strada autonoma è rimasta solo nelle parole e nelle intenzioni. L’Unione del Nisi non è nata sotto una buona stella e la sua costituzione di intoppi ne ha incontrati non pochi: dal ricorso al Tar vinto da parte della minoranza di Fiumedinisi che ha stoppato di fatto l’iter, al voto contrario dell’allora presidente del consiglio di Alì Pietro Fiumara allo statuto, che ha lasciato fuori dall’Unione il comune collinare. Cinque anni di stasi dal 2009 ad ora che hanno vanificato ogni proposito iniziale tra cui la realizzazione dello svincolo autostradale, la creazione di un porticciolo turistico, la rete metano, tanto per citarne solo alcuni. Negli anni diverse sono state le richieste di rientrare nell’Unione dei comuni delle valli joniche, come quelle avanzata dal gruppo politico “Cambia Nizza” per avviare una politica comprensoriale unitaria, ma fino ad ora nulla di fatto, né in un senso né in un altro. Nel gennaio scorso un sentore di rinascita c’è stato, se non altro per una necessità normativa riguardante i comuni al di sotto dei 5 mila abitanti, ma ancora nulla di nuovo sotto il cielo per quella che si è rivelata una gestione comprensoriale fallimentare.
Giusy Briguglio