Messinambiente continua ad accumulare debiti. La società che gestisce il servizio di raccolta dei rifiuti in città si dimostra ancora una volta un fardello che il Comune si ritrova a portare in spalla. I numeri sono ormai sotto gli occhi di tutti da anni, ma ad oggi anche l’amministrazione Accorinti alla fine sta dimostrando di preferire questa strada piuttosto che mettere in atto un progetto diverso. In realtà sulla carta il futuro è stato tracciato e si chiama Multiservizi, sarebbe questa la soluzione individuata per chiudere i conti con i carrozzoni che macinano debiti e che operano tra mille difficoltà, rendendo servizi scarsissimi che i cittadini pagano profumatamente. Dalla teoria alla pratica però evidentemente la strada è lunga e a qualcuno sembra non piacere proprio il progetto Multiservizi. Così, ad oggi, sono tutti fermi al loro posto. E Messinambiente sforna debiti. L’ultimo che Comune e società hanno messo nero su bianco ammonta a 6.480.563 euro e risale al 2014. E’ quanto è emerso dalla riunione dello scorso 5 marzo tra il sindaco Renato Accorinti e il commissario di Messinambiente Giovanni Calabrò, anche se il bilancio 2014 della società di via Dogali non è ancora stato approvato. Altri 6 milioni di euro che pesano e che in qualche modo devono trovare copertura. Così amministrazione comunale e società hanno deciso di prevedere l’inserimento di questo debito a sei zeri nel Piano di riequilibrio. Quello stesso piano che al momento è ancora al vaglio del Ministero e che ha è già stato rimodulato e aggiustato più volte. Per sancire l’operazione, la giunta ha approvato una delibera in cui si legge che l’importo dovrà essere inserito nel Piano di riequilibrio e che verrà dilazionato in nove rate annuali, per l’importo di 720 mila euro per ciascuna rata, relativamente a ciascuno degli esercizi che ricadono nel periodo 2015-2023.
Ovviamente l’ultima parola spetterà al Consiglio comunale, quel che è certo è che così i debiti di Messinambiente che il piano di riequilibrio dovrà coprire lievitano da 32 a 38 milioni di euro. Una cifra che nel totale non è stratosferica ma che comunque costringerà a rivedere i conti e numeri del piano decennale.
Gli atti non sono ancora stati trasmessi ai Revisori dei Conti che dunque non hanno potuto esprimersi sulla reale fattibilità di questa operazione. Nella delibera si legge che ci sarebbe un’intesa tra i Servizi finanziari della Città di Messina e il Ministero dell’Interno a legittimare questa procedura. Suona strano però per esempio che si sia già provveduto a siglare questo atto nonostante il bilancio 2014 che attesta e certifica quel debito non sia ancora stato approvato.
In realtà, come si legge nel verbale della riunione del 5 marzo, il debito prodotto nel 2014 da Messinambiente sfiora quasi i 7,5 milioni di euro, ma circa 900 mila euro si riferiscono alle ferie non godute dei dipendenti, passività che dovrà essere assorbita attraverso un corretta gestione delle ferie del personale. Un debito prodotto nell’anno in cui a tenere le redini di Messinambiente c’era ancora l’uomo ambiente di Capannori Alessio Ciacci che, evidentemente, non è riuscito a compiere quella rivoluzione anche finanziaria che soprattutto l’amministrazione ha sbandierato per mesi. La scelta di puntare su Ciacci era scaturita proprio dopo la decisione del socio Comune di non approvare il bilancio 2013 di Messinambiente per «gravi criticità». Da lì scattò la famosa operazione verità, le carte di Procura, l’arrivo di Ciacci. Anche il bilancio di quell’anno però porta l’ennesimo segno negativo e adesso l’amministrazione proverà a caricare anche questo peso sul piano di riequilibrio. Ovviamente aspettando il parere dei Revisori e poi la decisione del Consiglio.
Francesca Stornante