Cronaca

24 arresti per droga a Messina. Se Pinocchio è pregiudicato e viene tradito da una soffiata

Messina – Era soprannominato Pinocchio Vincenzo Lucchesi, dagli investigatori considerato il principale socio di Michele “Maicol” Arena nel traffico di droga smantellato ieri con la retata da 24 arresti della Polizia a Santa Lucia sopra Contesse. Quando l’indagine della Squadra Mobile è cominciata era il 2021 e lui era affidato ai servizi sociali.

La casetta di Maicol e Pinocchio

Il progetto stilato dagli operatori per lui non sembra però aver attecchito nel cuore di Pinocchio che, stando alle indagini della Questura, continuava a coadiuvare Maicol nello spaccio di ogni tipo di sostanza. Erano loro ad utilizzare la “casetta”, che sorge appunto proprio sotto casa di Lucchesi, scoperta dagli agenti nel quartiere periferico a sud della città: un bunker in muratura, cui si arrivava da un sottopasso, coperta con incannucciato e finto verde, presidiato h 24 da vedette denominate “operai” da Arena, che come tali li retribuiva.

Pinocchio tradito da una soffiata

E’ stata una soffiata a mettere gli investigatori sulle tracce del duo Lucchesi-Arena. Una fonte confidenziale ha infatti raccontato ai poliziotti che il pregiudicato Pinocchio continuava a spacciare, soprattutto cocaina, e in grande quantità. Il giro scoperto è infatti impressionante: dalla casetta andavano e venivano anche 50 clienti al giorno.

Sono questi alcuni retroscena che emergono dall’inchiesta coordinata dai sostituti della Dda Roberto Conte e Piero Vinci, sfociata ieri in 22 arresti in carcere e 2 ai domiciliari. Gli interrogatori di garanzia sono partiti oggi e proseguono domani con gli ultimi faccia a faccia fissati dalla Giudice per le indagini preliminari Monia De Francesco, che ha autorizzato i provvedimenti cautelari.

Chi ha parlato agli interrogatori

Stamane intanto la gran parte degli interrogati ha scelto di tacere, avvalendosi della facoltà di non rispondere. Qualcuno però ha scelto di parlare: si sono difesi Alfredo Grasso, Floriana Bonomo e Brunella Sturiale. Sono difesi dagli avvocati Giuseppe Bonavita, Alessandro Trovato, Tino Celi, Giovanbattista Freni e Giuseppe Floresta.