"Il 23 maggio del 1992 con la morte di Giovanni Falcone e Francesca Morvillo e degli uomini della scorta Vito Schifani, Rocco Dicillo e Antonio Montinaro la storia della Repubblica ha vissuto una delle pagine più buie". La Giunta esecutiva centrale dell'Associazione nazionale magistrati ricorda i colleghi e gli uomini della scorta uccisi 26 anni fa a Capaci.
"Il tritolo che ha spezzato le loro vite – ricorda la Giunta – non è riuscito a cancellare l'esempio che rappresentano per tutti noi. Il nostro Paese ha pagato un prezzo altissimo in termini di vite umane, di donne e uomini delle istituzioni e delle forze dell'ordine, nella lotta alla mafia. E pensiamo anche ai 27 magistrati uccisi, alle 27 'rose spezzate'.
“Falcone così come Borsellino hanno dato una significativa impronta alle nuove generazioni di magistrati, ai giovani che intraprendono lo stesso percorso professionale, determinati a voler essere uomini e donne dello Stato. Per ogni magistrato è un enorme privilegio poter dire 'sono un collega di Falcone e Borsellino', poter indossare la loro stessa toga”.
“Per onorare la loro memoria e non disperdere il patrimonio di questi giganti della storia, bisogna trasmettere alle giovani generazioni il messaggio che giustizia e legalità non sono valori lontani, ma concreti da vivere ogni giorno, per scongiurare il rischio di essere attratti dalle organizzazioni criminali".
"Il 23 maggio – conclude la nota – deve essere vissuto non solo come una giornata della memoria ma anche della testimonianza attiva, dell'impegno della legalità e dell'affermazione dei valori delle Stato democratico, contro tutte le mafie, alle quali le istituzioni, tutte insieme, non daranno tregua".