Il messaggio più importante è ai lavoratori e alla città intera: scendere in piazza il 31 ottobrecontro quel Salva Messina che è stato ribattezzato “Ammazza Messina” perché mina alla base il tessuto sociale ed economico della città. Poi c’è un messaggio indirizzato direttamente al sindaco Cateno De Luca: riaprire il confronto, riscrivere quella cornice che per De Luca è intoccabile ma che Messina non si può permettere.
Lo hanno detto a chiare lettere oggi i segretari della Uil e della Cgil, Ivan Tripodi e Giovanni Mastroeni lanciando ufficialmente l’iniziativa di mercoledì 31 ottobre a piazza Municipio davanti al Comune. I due sindacati che non hanno sottoscritto il Salva Messina chiedono di far sentire la voce di chi rischia sulla propria pelle le conseguenze di un piano «sbagliato nel merito e nel metodo».
«La sera del 13 ottobre non ci siamo alzati dal tavolo, come racconta il sindaco, semplicemente non abbiamo sottoscritto il piano. Fargli da stampella rappresenta un pericolo. Anche l’amico Tonino Genovese ci ha accusato di aver lasciato questa trattativa, noi diciamo solo che non l’abbiamo condivisa. La Cisl ha commesso un grave errore politico» ha esordito il segretario generale della Uil Ivan Tripodi, in queste settimane finito anche nel mirino degli attacchi di De Luca. E infatti non è mancata una durissima critica al modus operandi del sindaco su questo fronte: «De Luca non solo dimostra allergia al dissenso, ma ha anche alcune lacune sui principi fondamentali. Rileggiamo al sindaco De Luca l’articolo 21 della nostra Costituzione. Per il nostro dissenso al piano Ammazza Messina siamo stati definiti “anfratti di marciume sociale”. Questo evidenzia il deficit di democrazia di De Luca».
PERCHE’ IL 31 SI SCENDE IN PIAZZA?
«La mobilitazione nasce perché noi abbiamo contestato la famosa cornice di quel Salva Messina. Questo piano nasce su numeri che cambiano continuamente, non è attendibile, abbiamo sempre detto che avremmo preferito un audit di società specializzate. Manifestiamo contro i rischi che corrono non solo i lavoratori ma l’intera città. Nel momento in cui vengono messi in discussione i servizi significa che a perderli saranno i cittadini. Avevamo chiesto ufficialmente al sindaco di rinviare la convocazione con i sindacati a dopo il 31 ottobre per la mobilitazione e perché la Cgil sarà impegnata a Catania nel congresso della Federazione Pubblica in questi due giorni. Correttezza istituzionale voleva che rispettasse la nostra richiesta, il sindaco però l’ha rifiutata. Questa sera inizia un week end di incontri che si concluderanno alle 24 di domenica con un momento conviviale, la spaghettata del sindaco. E’ una pagliacciata che offende i lavoratori. Saranno spaghetti al sugo di macelleria sociale» ha spiegato Tripodi.
Anche Giovanni Mastroeni ha puntato dritto al nocciolo della questione che sta alla base di questa mobilitazione: «Bisogna riformulare il Salva Messina, modificare le cornici economiche che sono alla base. Bisogna farlo sul terreno della politica delle entrate e degli interventi che si devono realizzare. Stiamo incontrando anche i consiglieri comunali, forze politiche, vogliamo aprire con loro la discussione perché il consiglio è titolato alla decisione finale. Il nostro sindaco deve aprire un tavolo molto molto più grande che coinvolga anche la deputazione nazionale: perché altrove si sono sviluppati percorsi sviluppati dai sindaci che hanno avuto l’appoggio istituzionale come Roma, Napoli, Catania? Perché anche Messina non può veder realizzato quella solidarietà istituzionale avuta da altri? Di certo con quel modo di fare del sindaco non si arriverà da nessuna parte. Vogliamo ridisegnare tutto».
I MOTIVI DEL NO
Cgil e Uil contestano tutte le privatizzazioni presenti nel programma elettorale di De Luca. Dicono no alla chiusura del tram. Dicono no ai tagli indiscriminati sui servizi sociali: «Messina ha migliaia di persone che vivono sotto la soglia di sopravvivenza, De Luca mostra un cinismo inaccettabile. Razionalizzare sì ma tagliare no. Anche quando si prevedono diverse forme contrattuali si parla di persone che guadagnano 700 euro al mese e che rischiano di vedersi dimezzato questo stipendio, in un momento in cui tra l’altro è stato fomentato l’odio sociale nei loro confronti. Tagliare con forme creative di ingegneria finanziaria è ingiusto» ha spiegato Tripodi.
Sulle cifre diciamo che non è chiaro che il piano deve avere un percorso di 20 anni, sulle partecipate si ragiona su una logica di tagli a 10 anni. Bisogna fare scelte vere e non annunci sulla lotta all’evasione fiscale, come accadde tra il 2002 e il 2005. Su MessinaServizi attendiamo cosa deciderà il Tribunale ma anche in questo caso ci sarà materia per gli avvocati perché non è così scontato che se Messinambiente fallisce i rifiuti dovranno essere privatizzati come spera il sindaco. L’Atm è stata distrutta in 20 giorni, si dia mandato a un’agenzia esterna che certifichi i debiti. Sulla privatizzazione si deve scrivere chiaramente cosa accade nel passaggio da azienda speciale a spa. E bisogna essere in grado di fare un piano che assicuri la qualità dei servizi. L’Amam sarà una bomba che esploderà da un giorno all’altro. C’è una situazione del personale ai limiti della crisi di nervi. Anche il Comune, al netto dei bivacchi davanti le macchinette, ha una carenza di pianta organica di 400 dipendenti. Però si risparmieranno 300 mila euro l’anno di buoni pasto dei dipendenti mentre si rinnova un contratto a una dirigente per 310 mila euro per i prossimi tre anni» ha incalzato Mastroeni.
L’APPELLO
«Il 31 invitiamo tutti i cittadini perché si pone un problema di confronto democratico per l’intera città. Dopo il 31 siamo pronti a riaprire il confronto. Crediamo tra l’altro che non si possano approvare atti solo con alcune organizzazioni, c’è un problema di numeri e rappresentatività. Il clima è cambiato, chiediamo al sindaco di uscire dalla realtà virtuale, la smetta di dileggiare continuamente i lavoratori e di offendere il sindacato che rappresenta un pezzo della città. Le intimidazioni quotidiane non ci fanno paura, lo sfidiamo, risponderemo colpo su colpo perché dobbiamo dare risposta a migliaia di lavoratori, a migliaia di giovani che vanno via.
Noi stiamo rischiando, il 31 vogliamo fare un momento di discussione con i lavoratori, non ci interessa fare la gara sui numeri, noi non siamo un partito, la gente si iscrive perché gli devo tutelare il posto di lavoro, lo stipendio e i diritti e il Salva Messina non lo fa. Non riaprire la trattativa sarebbe da irresponsabili.
UN MESSAGGIO ALLA CISL
Inizialmente la triplice aveva iniziato un cammino comune (VEDI QUI), poi la Cisl ha siglato il Salva Messina e il fronte si è spaccato. Mastroeni si rivolge direttamente al segretario Tonino Genovese: «Se la Cisl avesse chiesto un rinvio non accolto dal sindaco, noi non ci saremmo seduti al tavolo delle trattative. Tengano conto di questa richiesta, noi lo avremmo fatto. Mentre a livello nazionale si cammina uniti contro il Documento economico finanziario del governo qui ci si divide. Il 31 per noi non dev’essere la fine, ma l’inizio di una fase di dialogo».
Francesca Stornante