La premessa è di rito, con l’onore ai Caduti in guerra, “che ci hanno lasciato un mondo migliore”. Parole del sindaco Renato Accorinti, davanti al Monumento ai Caduti, in piazza Unione Europea, in occasione della giornata delle Forze Armate e del 95esimo anniversario della fine della prima guerra mondiale.
Il seguito, però, è del tutto inaspettato. Perché Accorinti rivolge un appello a tutti i sindaci dei Comuni italiani, prima di esporre la bandiera della pace con l’inizio dell’articolo 11 della Costituzione: “L’Italia ripudia la guerra”.
“Si svuotino gli arsenali, strumenti di morte – ha dichiarato il sindaco – e si colmino i granai, fonte di vita. Il monito che lanciava Sandro Pertini sembra ancora ad oggi cadere nel vuoto. Nulla da allora è cambiato. L'Italia, paese che per la Costituzione ripudia la guerra, continua a finanziare la corsa agli armamenti ed a sottrarre drasticamente preziose e necessarie risorse per le spese sociali, la scuola, i beni culturali, la sicurezza. Il rapporto 2013 dell'Archivio Disarmo su <la spesa militare in Italia> documenta come l'Italia abbia speso per l'anno 2013, e spenderà per il 2014 e il 2015, oltre 20 miliardi di euro per il comparto militare (oltre un ulteriore miliardo per le missioni internazionali) a fronte di una drammatica crescita della povertà sociale. Nel 2013 l'Istat ha pubblicato il suo più drammatico <Rapporto sulla povertà> nel nostro Paese. Gli italiani, che vivono al di sotto della linea di povertà sono ormai 9 milioni 563 mila, pari al 15,8 % della popolazione. Di essi 4 milioni 814 mila (ossia 1'8%) sopravvivono in condizioni di povertà assoluta, cioè impossibilitati ad acquisire i beni di prima necessità. In questo drammatico quadro nazionale la Sicilia diventa emblema di questa progressiva campagna di militarizzazione italiana. La nostra isola – ha proseguito Accorinti – rischia di diventare una portaerei del Mediterraneo: una base dalla quale fare partire strumenti di morte e controllare con tecnologie satellitari (Muos) i paesi stranieri. Anche l'arrivo dei flussi migratori è vissuto come un <problema di ordine pubblico> da affrontare con le forze armate, da circoscrivere in ghetti, lontani dagli sguardi della popolazione italiana, dove non sempre sono garantiti diritti e giustizia. Non si può rimuovere dalla memoria collettiva, quasi esorcizzando, un secolo di lotte del movimento operaio per la pace e il lavoro, il disarmo e la giustizia sociale. Questa Amministrazione appoggia quelle lotte e quegli ideali. Questa Amministrazione dice <Sì> al disarmo. Questa Amministrazione, fedele alla Costituzione Italiana, dichiara il proprio <No a tutte le guerre> e difende il diritto di emigrare, ribadendo il massimo impegno nella ricerca di soluzioni di accoglienza idonee per i fratelli migranti giunti di recente a Messina. Messina e la Sicilia – ha concluso il sindaco – da sempre hanno avuto una grande opportunità in quanto crocevia di diverse culture e religioni; le diversità arricchiscono tutti e oggi vogliamo rilanciare un processo di pace dalla nostra terra e dal nostro mare per l'umanità".
Già durante il discorso di Accorinti, non sono mancati i mugugni tra i presenti. Urla e discussioni quando è stato esposto lo striscione. Il comandante interregionale dei Carabinieri “Culqualber”, Ugo Zottin, ha preferito andare via. Non erano previsti altri interventi di autorità e non c’è stata alcuna replica ufficiale alle parole del sindaco. Che di certo, però, a molti non sono andate giù.