Ed alla fine, dopo le Europee, nel Pd di Messina è giunto il giorno delle Consultazioni, un po’ come quelle con Napolitano al Quirinale per cercare di formare un governo. Oppure, come suggerisce un mio amico, molto più simili al confessionale, anzi, come il confessionale del Grande Fratello nel quale ogni concorrente indica chi deve uscire dalla Casa.
Giunti in riva allo Stretto armati delle migliori intenzioni alle 16.00 di giovedì, il segretario organizzativo regionale Antonio Rubino ed il presidente della Commissione regionale di garanzia Giovanni Bruno hanno lasciato la sede ex Ds di via Castellammare alle 23.00, dopo ben 7 ore di incontri separati con le varie anime, che avrebbero stroncato persino un appassionato del film la Corazzata Potemkin. Sette ore di audizioni non si sono mai viste neanche all’Onu. Rientrati a Palermo è quasi certo che Rubino e Bruno non vorranno più tornare a Messina neanche per un aperitivo al volo, e se vogliono comunicare manderanno un telegrafico sms.
Ma prima o poi la grana del “caso Pd Messina” doveva essere risolta o almeno affrontata, quindi i due dirigenti del partito hanno ascoltato le varie anime in riunioni separate, per farsi un’idea su quale possa essere la soluzione migliore per un partito che ormai da un anno, dalle amministrative 2013, è ingovernabile.
Sul tappeto ci sono le dimissioni presentate dal segretario provinciale Basilio Ridolfo il 4 aprile, congelate dai vertici regionali il 5 maggio e scongelate dopo le europee. Tutte le massaie del mondo sanno bene che un prodotto non può essere congelato e ricongelato a piacimento perché si rischia l’avvelenamento dei commensali.
Davanti alla porta di Rubino e Bruno quindi sono rimasti in attesa, come da Napolitano i vari partiti, le diverse anime del Pd, che vanno moltiplicandosi con il passare delle ore. La prova del moltiplicarsi dei gruppi come i pani e i pesci è il numero dei comunicati stampa che viene diramato quotidianamente e dal quale l’unica cosa che emerge è che ci sono più anime che tesserati. Senza elimina-code come al supermercato è andata comunque bene, perché nella sala d’attesa c’è stato tempo per ridere o guardarsi in cagnesco, in base ai casi.
Alle 16.15 i primi ad entrare sono stati i pittelliani, Emilio Fragale, Gabriele Siracusano, Ciccio Barbalace. In una fase successiva è entrata anche Luciana Intelisano, che insieme al gruppo ha sostenuto Soru alle Europee.
A seguire i civatiani: Piero David, Giuseppe Grioli, Antonio Foti, Raphael De Francesco. Subito dopo è stata la volta dei cuperliani Antonio Saitta, Giuppi Siracusan, Armando Hyerace, Filippo Panarello. Nel tardo pomeriggio, alle 19.30 è arrivata la pattuglia dei genovesiani capitanata da Franco Rinaldi. Insieme al cognato di Genovese c’erano Felice Calabrò, Emilia Barrile, Paolo David e la parlamentare Maria Tindara Gullo. L’incontro con l’area che ha mantenuto salde le redini del controllo del Pd a Messina è durato oltre due ore. Subito dopo c’è stato l’incontro lampo con Giovanni Frazzica, dei Popolari in movimento, quindi, alle 21, quando ormai i due palermitani erano stroncati da ore ed ore di discussioni è stata la volta della pattuglia più numerosa, quella dei renziani. Per la verità nel frattempo il gruppo si è assottigliato perché chi veniva dalla provincia e non pensava di dover fare più fila che dal dentista è stato costretto a rientrare. Per i renziani erano presenti: Giacomo D’Arrigo, Ciccio Palano Quero, Alessandro Russo, Filippo Cangemi, Daniele Zuccarello, Nicola Barbalace, Tani Isaja, Liliana Modica, ed i superstiti dalla provincia dopo cinque ore di attesa, Antonio Napoli e Salvo Piacentino. Sembra che Tani Isaja, scomparso dalla scena politica per un anno, dalle amministrative 2013 quando era dato tra i papabili assessori nella giunta Calabrò e folgorato sulla via di Renzi alla vigilia delle Europee sia letteralmente posseduto dal demone del renzismo al punto da essere stato tra i più decisi oltranzisti e lapidari dell’incontro.
Alle 23 le Consultazioni si sono concluse e Rubino e Bruno hanno abbandonato lo Stretto promettendo di dare notizie in tempi brevi, e giurando a sé stessi di non ripetere mai più una simile esperienza. Soddisfatti invece tutti gli esponenti messinesi del Pd perché almeno hanno avuto l’occasione di sfogarsi, anche se un minuto nel confessionale è costato dalle due alle tre ore di attesa. Ma alla fin fine il Pd val bene non una Messa ma un’intera novena….
Sembra che i verbali di queste “consultazioni” confluiranno in una raccolta da pubblicare a puntate in allegato all’Unità, o, in era Renzi, a Repubblica. Cosa si siano potuti dire in sette ore resterà un mistero a meno che i Pd messinesi non abbiano visto in Rubino e Bruno due psicoterapeuti ai quali confessare patimenti d’ogni genere, oppressioni del cuore, traumi subiti nel corso degli anni e mai superati, o inconfessabili desideri e ambizioni nascoste. O infine, come nel confessionale del Grande Fratello, qualche peccatuccio altrui è stato raccontato, e qualcuno sicuramente, per uscire dalla “Casa” è stato nominato, forse più di uno e forse la richiesta è stata per sempre….
Tre le ipotesi emerse per uscire dal guado: 1)commissariamento, nuovo tesseramento e nuovo congresso entro sei mesi, 2)conferma di Ridolfo segretario provinciale per il periodo necessario ad avviare un nuovo congresso 3) Conferma di Ridolfo e, riportando l’orologio indietro al 17 marzo (due giorni prima degli arresti per la Formazione), lasciare a quell’Assemblea il compito di eleggere il segretario cittadino.
Quasi tutte le anime si sono espresse per il commissariamento, tranne i genovesiani che sono per la conferma di Ridolfo e per ricominciare là da dove tutto si è interrotto il 17 marzo, un’Assemblea ingovernabile che dovrebbe eleggere il segretario cittadino.
In particolare i renziani nel ribadire la richiesta di commissariamento ed un nuovo tesseramento, ridefinizione dei circoli e nuovo congresso hanno sottolineato la necessità di far chiarezza sulla gestione dei bilanci del Pd messinese e della tesoreria. A margine dell’incontro con i renziani il presidente regionale della Commissione di Garanzia Giovanni Bruno, ha annunciato che è stata inviata alla Commissione nazionale di garanzia del Pd la richiesta di sospensione per Maria Tindara Gullo, rinviata a giudizio nei giorni scorsi nell’ambito dell’operazione Fake sul voto di scambio a Patti. La parlamentare deve rispondere di falso ideologico per cambio di residenza.
Rosaria Brancato