La scorsa settimana nel giro di sole 24 ore la Polizia ha effettuato 4 arresti per violenza e stalking. Rispetto al passato, gli appartenenti alle forze dell'Ordine sono più preparati ad affrontare le "emergenze rosa". Nell’ultimo anno i provvedimenti restrittivi contro gli uomini violenti sono aumentati dell’80%. Il dato è del procuratore aggiunto Giovannella Scaminaci, che coordina il pool che si occupa di violenza sulle donne.
Il magistrato, insediatosi lo scorso anno, ha tirato le fila del protocollo istituito con gli enti esterni e l’Asp, per prevenire e combattere ancora meglio violenza in famiglia, stalking e abusi sessuali.
L’aggiunto ha chiamato a sé quattro sostituti specificatamente formati in questa materia, che sono e saranno il punto di riferimento degli investigatori e le forze dell’ordine, ha promosso incontri e momenti formativi dai quali è venuto fuori un vero e proprio protocollo.
Protocollo che prevede, tra le altre cose, che ci siano due ufficiali di riferimento, in Questura e tra i Carabinieri. Tutti i capi reparto, i dirigenti e i comandanti di compagnia, inoltre, devono partecipare ai corsi di formazione organizzati periodicamente. “Le leggi che proteggono le donne ormai ci sono, e sono relativamente recenti. Non tutti gli appartenenti alle forze dell’ordine, però, sono aggiornati, E invece è importante che lo siano, devono sapere intervenire tempestivamente”, spiega l’aggiunto Scaminaci.
E’ così che nell’ultimo anno sono cresciuti non soltanto gli arresti in flagranza per violenza o per stalking, ma anche i tanti provvedimenti restrittivi possibili, diversi dall’arresto, come il divieto di avvicinamento alla vittima e l’allontanamento coatto dall’abitazione familiare. “Ancora oggi alcuni appartenenti alle forze dell’ordine hanno la tendenza a “minimizzare”, a evitare di arrivare ai provvedimenti della magistratura, lasciando in casa l’uomo violento, sperando che si attenga ai “richiami”. Invece uno schiaffo è il segnale di potenziali violenze peggiori. E i segni intorno al collo di una donna, i lividi su un braccio, sul viso, sulla gamba, sono segnali inquietanti che vanno colti immediatamente, per mettere fine ad una spirale di violenza che non può che degenerare”.
Così, quando intervengono per un litigio in famiglia che è degenerato, oggi le forze dell’ordine sanno come devono procedere per operare l’arresto in flagranza di reato, se non ci sono gli estremi dell’arresto, ci sono tante procedure attivabili per sottrarre la donna al suo aguzzino, che un pericoloso aguzzino è sempre, non esistono gradi di tollerabilità o di crudeltà, in fatto di violenza.
Allo stesso modo, anche gli operatori sanitari dei pronto soccorsi sanno che, quando arriva una donna che ha addosso i segni delle botte, anche se lei non lo dice, anche se lei nega, anche se lei non denuncia, loro sono obbligati a segnalare alle autorità, perché possano attivarsi e intervenire. Subito, già negli ospedali.
Anche in questo caso la formazione è fondamentale: gli operatori sanitari devono sapere riconoscere i segni della violenza, e devono sapere come intervenire, senza bisogno che la donna sia obbligata a denunciare, lasciandole il tempo di vincere la paura e la vergogna, ma senza restare impassibili a guardare.
Così detta il Codice rosa, adottato lo scorso dicembre anche dal 118 dell’Asp di Messina, ancora non operativo in tutta la provincia. Ilenia Grazia Bonavera, bruciata dal suo fidanzato, ad esempio, sfortunatamente è stata trasportata nell’unico ospedale cittadino che ancora non adottava il Codice Rosa, e chi può dire se certi abusi della sua storia – a cominciare dalle telecamere di Canale 5 in corsia – non sarebbero stati evitati, se invece certi protocolli avessero funzionato a regime.
Alessandra Serio