Sono stata tra quanti hanno sostenuto la validità dell’accorpamento dell’Irccs Neurolesi con l’ospedale Piemonte. L’Irccs è un’eccellenza da tutelare ed è finita al centro di attacchi nel momento in cui è cresciuta ed è diventata polo di riferimento.
Allo stesso modo sono con il Nemo Sud, che con i numeri ha invertito la mobilità dei pazienti nel settore delle malattie neuromuscolari come Sla e Sma (patologie invalidanti e degenerative).
Nel primo come nel secondo caso mi sono chiesta, dopo gli attacchi: a chi dà fastidio qualcosa che funziona? Perché a Messina quando qualcosa funziona, in qualsiasi ambito, sanitario, imprenditoriale, politico, sociale, culturale, diventa bersaglio dei vicini di casa?
Il Centro Nemo Sud nasce nel 2013, dalla partnership tra la Fondazione Aurora (che unisce associazioni di pazienti ed è una onlus senza fini di lucro) il Policlinico e l’Università. E’ lo stesso identico modello del Centro Nemo all’interno del Niguarda a Milano, all’ospedale La Colletta di Arenzano a Genova, all’interno del Gemelli di Roma. Un nuovo Nemo sta per sorgere a Napoli, all’interno dell’ospedale Monaldi.
A Messina invece, sei anni dopo la nascita di Nemo, dopo 28 mila giornate di degenza e più di 3 mila ricoveri, dopo che è diventato tra i 3 centri per la Sla in Sicilia e tra i 5 per la Sma in Italia, all’improvviso, si svegliano 18 senatori del M5S e decidono che no, tra tutti i Centri d’Italia, quello di Messina è meno uguale degli altri.
Io, da messinese, qualche domanda me la pongo. Mi chiedo perché 18 senatori chiedono urgentemente gli ispettori a Messina e non al Niguarda o al Gemelli o a Genova. Perché anche lì il privato opera in sinergia con il pubblico.
Il Nemo non ha rubato e non ruba niente al Policlinico, anzi, il Policlinico ha guadagnato 900 mila euro (e incassa i Drg e le risorse dei progetti). Il Nemo paga l’uso del padiglione, ha speso quasi un milione di euro in apparecchiature ed arredi. La figura del controllore non corrisponde al controllato. Tutti gli atti sono stati autorizzati e ogni spesa è controllata e legittimata dalla Regione e dal Ministero. Non è sorto sulle ceneri di nulla.
Per presentare un’interrogazione in Parlamento non serve uno spiegamento di forze. Bastano pochi parlamentari. Eppure, per chiedere l’invio immediato d’ispettori in un Centro clinico si sono mobilitati in 18, il primo dei quali è addirittura il presidente della Commissione Sanità del Senato (peraltro un medico).
Stando alle risposte fornite da Policlinico ed Università in seguito all’interrogazione sembra che le nefandezze paventate non sussistano (sarebbe bastato consultare l’albo pretorio o una rassegna stampa per scoprirlo).
Cosa c’è quindi all’origine di un tale spiegamento di forze? C’è un cognome?
C’è un professore, Gianluca Vita, figlio di professore, che le famiglie dei pazienti hanno scelto per farsi curare e continuano a scegliere ogni giorno perché evidentemente è bravo?
Un cognome scelto e pagato da una Fondazione senza scopo di lucro quindi non a scapito del pubblico ma a vantaggio (perché il Policlinico registra l’entrata di risorse grazie al fatto che i pazienti vengono qui). 18 senatori si mobilitano perchè sua moglie, pagata dalla Fondazione, organizza eventi per la raccolta fondi? E con i fondi raccolti il Nemo ha comprato apparecchiature e paga figure specializzate per stare al fianco dei pazienti? Figure specializzate indispensabili per bambini che potrebbero non diventare adolescenti ma che grazie a Nemo lo diventano e strappano anni ad una sorte diversa. Queste figure specializzate le paghiamo noi con la raccolta fondi e non il pubblico.
Visto che gli altri punti dell’interrogazione si sono rivelati fallaci, mobilitare 18 senatori perché un neurologo, in una Fondazione onlus, cura pazienti altrimenti pronti ad andare in altre Regioni mi sembra francamente eccessivo.
Però a quanto pare a Messina siamo così. Codardi al punto che tiriamo la pietra e nascondiamo la mano, mandiamo carte a 18 senatori, siamo maestri della lettera anonima e degli esposti in procura.
Siamo così. Ci facciamo la guerra tra di noi.
Se qualcuno mette mano al portafoglio e organizza lo Street Food noi mandiamo i Nas a controllare (ed è tutto in regola), se uno mette un pianoforte in Galleria noi lo denunciamo per disturbo alla quiete pubblica, se qualcuno allestisce iniziative a Piazza Cairoli gli rendiamo la vita impossibile, se qualcuno vuole l’isola pedonale nella sua via, gli facciamo la guerra fino al Tribunale Interplanetario, se un politico qualsiasi fa qualcosa a qualsiasi livello, lo si attacca. Se un collega fa carriera è corrotto, se è donna è prostituta. Se vincono un concorso o un appalto li si denuncia. Se vediamo qualcuno che ha un’idea e la illustra, si appostano decine di cecchini per impedirgli anche d’iniziarla.
E’ proprio una cultura la nostra. Abbiamo il Master. Abbiamo il “nepotismo” dell’invidia, la tramandiamo di padre in figlio.
Il presidente dei Centri Nemo, Alberto Fontana, ha detto che da ogni Regione lo cercano per aprire altri Centri con lo stesso modello.
A Messina potrebbe finire così: chiudono il Nemo e lo aprono in Calabria, o a Catania, a Enna. Il professor Vita andrà a lavorare lì perchè è bravo ma ha un cognome sbagliato. Distruggeremo anche l’Irccs e nulla sorgerà in alternativa.
Noi continueremo a prendere i treni della speranza ma saremo contenti.
Continueremo a dire che a Messina nun c’è nenti.
Perché detestiamo il giardino del vicino pieno di fiori mentre il nostro è avvizzito.
E lo bruciamo. I nostri campi diventeranno deserto e nessun grande investitore vorrà più mettere piede qui. E noi saremo poveri, invidiosi e contenti.
Rosaria Brancato