Continua ad essere particolarmente difficile da gestire il fronte delle migrazioni nella città di Messina, che ne è stata investita direttamente da poco più di un anno. Mentre resta in sospeso l’ipotesi della realizzazione di un Cara nell’ex Caserma di Bisconte – proposta voluta dal Ministero che tutt’oggi cade nel silenzio delle istituzioni locali, nonostante i dubbi dell’associazionismo territoriale – continua “l’ordinaria amministrazione” dell’emergenza migranti. Sempre da parte del Ministero dell’Interno spicca la volontà di mettere un po’ più di ordine nella gestione dell’accoglienza dei minori stranieri non accompagnati, particolarmente delicata per l’età e i traumi delle persone a cui è destinata. Nel sito del Ministero è stato pubblicato l’avviso di un bando per il Miglioramento della capacità del territorio italiano di accogliere minori stranieri non accompagnati, per la presentazione di progetti da finanziare usufruendo del Fondo Asilo, Migrazione e Integrazione 2014-2020, classificato sempre nella dicitura di “Assistenza Emergenziale”.
L’obiettivo è la realizzazione, in strutture ad alta specializzazione, equamente distribuite sul territorio nazionale in numero massimo di due per Regione, di attività di accoglienza temporanea per 800 posti giornalieri. In tali centri, dovranno essere complessivamente garantiti servizi di ospitalità per un breve periodo al fine di assicurare l’accoglienza di 2.400 adolescenti e l’erogazione di circa 217.600 giornate di accoglienza complessive nel periodo compreso tra il 16 febbraio 2015 e il 15 novembre 2015. Le risorse destinate al finanziamento dei progetti ammontano ad 11 milioni 870mila euro di cui 10 milioni 683mila euro di quota comunitaria e 1 milione 187mila euro di quota nazionale. Le proposte progettuali dovranno dimostrare di avere come considerazione primaria il superiore interesse del minore e prevedere la realizzazione di interventi che includano l’erogazione dei seguenti servizi, immediatamente garantiti già dal 16 febbraio 2015 e fino al 15 novembre 2015: trasferimento, a cura degli operatori delle strutture di accoglienza per msna, dai luoghi di sbarco/arrivo presso i centri; prima accoglienza e risposta ai bisogni materiali, informazione e supporto legale propedeutici all’avvio delle procedure di identificazione, accertamento della minore età, affidamento/nomina tutore, richiesta della protezione internazionale e ricongiungimento familiare, assistenza sanitaria e supporto psico-sociale, in considerazione dello stato di vulnerabilità dei minori, trasferimento dalle strutture temporanee di prima accoglienza verso altre soluzioni di accoglienza di secondo livello finalizzate all’autonomia. La stessa Prefettura di Messina ha segnalato il bando, ora tocca al Comune pianificare un progetto adatto.
Nel frattempo continuano i recuperi in mare. Sono centinaia i migranti intercettati a largo delle coste libiche il 15 gennaio. Il porto di Messina, si sa, non è al riparo da nuovi sbarchi, con l’auspicio, però, che questa volta diverse difficoltà logistiche siano definitivamente superate. E’ questa la sollecitazione del Silp – Sindacato Italiano Lavoratori di Polizia – che con una nota inviata al Prefetto e al Questore di Messina ha segnalato le criticità e i problemi che i lavoratori delle forze dell’ordine si sono ritrovati ad affrontare, soprattutto nel corso del mega-sbarco del 26 dicembre scorso, quando sul molo di Messina sono arrivate in una volta quasi 900 persone. Non c’erano tende e locali sufficienti ad ospitare vari gruppi di lavoro, e le identificazioni si sono svolte spesso sotto la pioggia incessante di quella giornata. Non sono stati approntati, inoltre, dei viveri per rifocillare i migranti ma anche gli stessi lavoratori, impegnati per lunghe ore sul molo cittadino. Problemi si sono avuti anche per reperire pullman in un numero sufficiente da consentire il veloce trasferimento delle persone. “Non si comprende come si possa continuare a ricevere nel territorio messinese migranti quando gli uffici preposti, ed in particolar modo quelli prefettizi, non sono in grado di approntare in maniera efficiente la macchina dell’accoglienza. Avevamo chiesto che sulla gestione dei migranti – sottolinea il sindacato – venissero messe in campo tutte le risorse, anche di natura economica, per il superamento delle problematiche che sono state sopra evidenziate, ma anche altre come quelle inerenti alla sicurezza e al rispetto della prassi sanitaria. Era stata rappresentata anche la necessità di ricomprendere nel capitolo di spese, non soltanto quelle rimborsabili alle Onlus per la gestione di ogni singolo migrante, ma anche quelle delle forze di polizia riguardanti i locale e le attrezzature. Auspichiamo che vengano finalmente colmati i vuoti organizzativi emersi durante le attività di sbarco, avendo il coraggio in caso contrario di opporsi a chi le pianifica”. Una lezione di civiltà che si estende anche ai due centri di prima accoglienza attivi a Messina: “Lo stesso dicasi per i centri PalaNebiolo e Gasparro i quali prima del loro utilizzo avrebbero dovuto possedere tutti i requisiti e le certificazioni conformi alle leggi in vigore”.
E a proposito del PalaNebiolo, c’è ancora chi ricorda con rimpianto quando quel campo rappresentava un polo d’eccellenza per lo sport cittadino, cronicamente carente di strutture da offrire agli appassionati. A mettere in evidenza il paradosso di usare un campo per far vivere delle persone in tenda piuttosto che accoglierle degnamente e, allo stesso tempo, privare una città di una struttura sportiva fondamentale, è Luigi Moio, fondatore della sezione di baseball del Cus Messina. “Ormai mi dovrei rassegnare al fatto che in questa città apatica un problema come la distruzione di un impianto sportivo, atteso da decenni dagli appassionati e finalmente fortunosamente finanziato e costruito, non possa interessare più di tanto. Ci si dimentica però di quanti ragazzi nel corso di mezzo secolo, il Baseball di Messina, ha formato e cresciuto in un sano ambiente sportivo, sostenuto dalla passione di coloro che hanno dato vita all’attività e da tutti gli altri educatori che si sono alternati nel tempo. Ma proprio non c’era altro posto nella città per ospitare i migranti, se non quello di trasformare un impianto sportivo che era stato definito il fiore all’occhiello dell’Università, in un accampamento ormai perenne?“. Paradossi di un’accoglienza che nei fatti rifiuta di essere tale.