"Quest'emergenza è peggio di quella del Nord Africa che si è verificata nel 2011”. Così Fulvio Vassallo Paleologo commenta amaramente l'accoglienza offerta ai migranti in questo momento in Sicilia. A Lampedusa si susseguono gli sbarchi, il Mar Mediterraneo è ormai un'immensa fossa comune mentre il deserto è affollato dai corpi di chi subisce il rimpatrio dalla Libia. Una situazione drammatica in cui tra trattati internazionali, lotta all'immigrazione e gestione dei migranti come se fossero un problema di ordine pubblico, si perde di vista una cosa semplice quanto fondamentale: la persona. “I migranti devono essere sigillati nei luoghi sperduti per non raccontare nulla. Occorre abbattere i muri di ignoranza. Far diventare la loro storia la nostra storia. Dobbiamo capovolgere questa situazione evitando allo stesso tempo una guerra tra poveri”. Il celebre giurista, professore dell'Università di Palermo, da sempre in prima fila sul fronte dei diritti e dei problemi legati all'immigrazione, sintetizza così la piega preoccupante a cui si assiste inermi in questo periodo:
"Sono state trasferite tutte le competenze ai Prefetti. Non è accettabile che questure e prefetture gestiscano questa materia senza avere una controparte. Non si può nascondere sotto la cenere un problema che si risolve spesso con la fuga e la conseguente clandestinizzazione di queste persone, che li condanna ad essere in ostaggio della criminalità organizzata. Quest’accoglienza li costringe alla clandestinità anche perché nessuno spiega nulla a questa gente sulle regole, sulla direttiva Dublino che fa si che bisogna restare nel paese in cui si è fatta la richiesta d'asilo, ecc”.
Una situazione in cui “è inutile parlare di pietà”, come ha dichiarato il sociologo professore dell'università di Genova, Alessandro Dal Lago -che lo stesso Paleologo ha accompagnato nella sua visita a Messina per un convegno organizzato dall'associazione Migralab.
“Quando il Papa è andato a Lampedusa sull'onda dell'emozione tutti erano d'accordo nell'offrire asilo ed assistenza, passato il momento però, tutto è caduto nell'oblio, nonostante la maggior parte delle persone che sbarcano sulle nostre coste siano di diritto richiedenti asilo.”
Questa la situazione allo stato attuale, cosa si può fare per cambiare le cose? “Vogliamo organizzare un grande incontro a Palermo verso dicembre per mettere con le spalle al muro l'Ars – la Sicilia non ha una legge sull'immigrazione degna di questo nome –per attivare dei coordinamenti regionali che sono previsti anche dal Ministero. Dobbiamo valorizzare le persone, una sfida che ci aspetta da qui a dicembre. Imporre alle prefetture un coordinamento, coinvolgendo le associazioni e gli enti locali”.
Paleologo non guarda solo ai problemi dell'accoglienza e di come viene gestita sul piano locale e nazionale, ma analizza anche la politica internazionale sempre più impegnata a impedire le partenze direttamente nel Nord Africa. “In Libia le donne e i minori vengono sistematicamente abusati e gli uomini torturati ad ogni tappa della cosiddetta “tratta del deserto” che porta fino al mare e alle navi degli scafisti. Si va da un sequestro di persona ad un altro, gran parte del paese ormai è in mano a bande di tagliagole. L’operazione Mil è volta a fermare i clandestini direttamente in Africa. Il 4 Luglio Letta ha incontrato il primo ministro libico per ulteriori accordi contro l'immigrazione. Si colloca in questo quadro l'operazione Mil che su venti milioni di euro spesi per la missione, la metà sono per contractor. Devono pagare Argus per se milioni l'anno per gestire la sicurezza delle forze di polizia che non possono portare armi in suolo libico. Tutto questo lo si trova facilmente andando sul sito del Ministero della Difesa”.
Tornando in Italia, il Professore di Palermo rivela un dato oltremodo significativo: “Quelle che si verificano a Porto Palo e Porto Empedocle, ad esempio, sono forme di trattamento amministrativo vietate dalla legge, zone rosse al di fuori del diritto. D’altra parte è in declino il sistema dei centri di identificazione ed espulsiona (CIE). Su tredici, otto sono stati chiusi. Questa è una buona cosa ma la mia preoccupazione sono i centri nascosti, quelli senza nessuna definizione giuridica – come il Pala Nebiolo di Messina – e i respingimenti”. (Eleonora Corace)