Terzo sbarco nell’arco di una settimana. Questa volta è una nave della Marina Militare, la “Driade” a portare a Messina 453 rifugiati. I migranti sono per la maggior parte di nazionalità siriana ed eritrea. È stata già segnalata la presenza a bordo di diverse donne in gravidanza e di una cinquantina di minori. La nave è attraccata al molo Marconi nella prima mattinata. Prima del trasbordo delle persone, sono state effettuate le dovute operazioni di screening sanitario e di prima accoglienza, coordinate dalla Prefettura, e assicurate dal personale sanitario (U.S.M.A.F., C.R.I., ASP Messina) insieme, come di consuetudine, alle Forze di Polizia, dal Comune di Messina e dalla Protezione Civile Regionale.
Com’ è avvenuto per gli sbarchi precedenti, solo una parte dei migranti si fermerà nei centri di Messina, a seconda dei posti disponibili. Per la maggior parte, saranno avviati, su disposizione del Ministero dell’Interno, verso strutture temporanee di accoglienza ubicate in regioni del Centro Nord, come dichiara la stessa Prefettura di Messina in una nota ufficiale diramata prima dello sbarco. A restare a Messina saranno, ovviamente, i minori presenti a bordo, circa una cinquantina, che andranno ad aggiungersi a quelli già sistemati nell’ex Ipab Scandurra, per un totale che sfiora ormai un numero pari a 200 adolescenti.
Lo sbarco di oggi è il terzo in una settimana. La stagione degli sbarchi diretti sui moli cittadini è stata inaugurata domenica scorsa, con l’arrivo di 100 persone al molo Colapesce. Poi lo sbarco di Paradiso, con 200 migranti raccolti in mare da una petroliera, tra cui diversi minori e persino nove neonati. Sono stati 17 nel 2014 gli sbarchi avvenuti a Messina dal 9 Aprile scorso – data del primo sbarco diretto sui moli di Messina – a cui vanno aggiunti questi ultimi due che inaugurano il 2015. Nel 2014 solo dagli sbarchi diretti sono transitate a Messina oltre 12mila persone – dati della Questura di Messina. Adesso, con l’aiuto della bella stagione, il flusso riprende e Messina ricomincia ad affiancare Trapani e Porto Empedocle nelle operazioni di smistamento dei migranti recuperati nel Canale di Sicilia o a largo della Libia.
Nel frattempo le associazioni che da sempre operano per la salvaguardia della salute e dei diritti dei rifugiati, lanciano l’S.O.S. per una situazione insostenibile. Un esempio lo offrono i membri di Medici Senza Frontiere, che in questi giorni stanno garantendo assistenza medica a 300 persone giunte al centro di Primo Soccorso e Assistenza di Pozzallo, tra loro molti minori e famiglie con bambini. Mentre l’Unhcr denuncia il vertiginoso aumento delle morte in mare – 30 volte di più quest’anno rispetto al 2014 – in conseguenza dell’aggravarsi della situazione nel Mediterraneo e considerato il possibile aumento delle persone in fuga dalle coste libiche nelle prossime settimane, MSF ha deciso di rafforzare la propria azione di ricerca e soccorso in mare con una seconda nave, che a partire da maggio sarà di stanza nel Mediterraneo centrale. Un’attività che si aggiunge all’operazione congiunta con il Moas (Migrant Offshore Aid Station) annunciata nei giorni scorsi. “È una crisi inaccettabile e nelle prossime settimane potrebbe peggiorare” ha dichiarato Loris De Filippi, presidente di Medici Senza Frontiere. “Di fronte a migliaia di persone disperate in cerca di protezione, l’Europa chiude i confini nel vano tentativo di tenerle lontane e le costringe a rischiare la vita nel Mediterraneo. Come organizzazione medico-umanitaria, non possiamo accettare che queste persone continuino a morire in mare. Salvare le loro vite è un imperativo da cui non possiamo prescindere”. Una crisi umanitaria senza precedenti, quella del Mediterraneo, dunque, creata dalle stesse politiche europee. All’Europa, e al governo italiano, MSF chiede vie legali e sicure perché le persone in cerca di protezione possano raggiungere il continente, il ripristino di attività di ricerca e soccorso in mare e piani di emergenza per garantire sempre adeguate condizioni di accoglienza. Sono le richieste della campagna #Milionidipassi che Medici Senza Frontiere dedica alle persone in fuga, con un appello all’opinione pubblica e ai governi perché venga garantito il diritto di tutti ad avere salva la vita.
Eleonora Corace