“La recente rottura verificatasi sulla condotta Fiumefreddo evidenzia la necessità di redigere uno studio approfondito e accurato sullo stato della condotta, cui far seguire la programmazione e la successiva realizzazione di specifici interventi finalizzati alla sua manutenzione per garantirne la sua costante funzionalità e assicurare così la fruizione del servizio ai cittadini". Lo aveva detto Calogero Foti, dirigente generale della protezione civile regionale e commissario delegato per l’emergenza idrica a Messina.
Ora il presidente dell’Amam, Leonardo Termini, ed il direttore generale Luigi La Rosa ricordano che l’Amam si è già dotata di uno studio sulla vulnerabilità dell’acquedotto Fiumefreddo, individuando i siti a rischio, tra i quali anche quello oggetto della recente rottura (codice “A1FZ – Sbocco Galleria Forza d'Agrò”), sebbene lo stesso non fosse censito né dal Pai né nell’inventario frane del Cnr.
“Nell’area di contrada Salice, nel territorio di Sant’Alessio – ricordano Termini e La Rosa -, già in passato l’Amam era intervenuta con opere di consolidamento della tubazione a causa di un movimento franoso provocato anche dalla presenza di notevoli masse di materiale di riporto; il ripetersi del fenomeno, ovviamente, impone uno studio più accurato del sito con indagini mirate e, presumibilmente, una variante di tracciato già, peraltro, individuata negli elementi principali; comunque si è trattato di un episodio con magnitudo molto bassa con un tempo di riparazione dell’ordine delle 36 ore”.
“Lo studio – proseguono i vertici Amam – ha evidenziato che il rischio principale per l’acquedotto è costituito dalla fragilità del territorio, essendo in presenza di un dissesto idrogeologico diffuso dovuto alla natura geologica dei terreni e all’assetto geomorfologico degli stessi, all’abbandono del territorio da parte delle comunità ed all’assenza di una politica di salvaguardia da parte degli organi competenti. Dagli interventi messi in atto e dalla verifica della tubazione la stessa risulta in ottimo stato di conservazione. Non è fragile il tubo, è fragile il territorio. A tale proposito la fragilità del territorio, in relazione ad infrastrutture acquedottistiche aventi uno sviluppo lineare elevato come il Fiumefreddo, è testimoniata dal fatto che alcuni tra i principali adduttori siciliani sono stati oggetto in passato di imponenti fenomeni franosi che ne hanno provocato l’interruzione. Se in due casi, per la Dissalata da Nubia (c.a 60 km) e l’Acquedotto Blufi (c.a 50 km), sono stati realizzati interventi di by-pass della frana che ne hanno ripristinato la funzionalità, nel caso dell’Acquedotto Nuovo Scillato (c.a 70 km) – che alimenta Palermo ed i Comuni della fascia costiera ad est – e nel caso dell’Acquedotto Alcantara, che dovrebbe alimentare Messina, l’interruzione dura ormai da più di cinque anni”.
“L’interruzione dell’acquedotto Alcantara – dicono Termini e La Rosa – costituisce la principale vulnerabilità del sistema idrico del Comune di Messina. Infatti qualora fosse stato in perfetta efficienza, anche la recente rottura avrebbe comportato disagi minimi per la cittadinanza. Appare inverosimile che dopo gli eventi di novembre 2015, ad oggi i lavori di ripristino dell’acquedotto Alcantara non risultino avviati né si hanno notizie dello stato di progettazione degli stessi”.
L’Amam ha già acquisito la progettazione preliminare delle opere di mitigazione delle vulnerabilità dell’acquedotto Fiumefreddo che prevede un investimento complessivo di 6 milioni per realizzare interventi diffusi lungo tutto l’adduttore tesi a mettere in sicurezza l’infrastruttura, consentire un monitoraggio della stessa ed attivare una mirata manutenzione programmata; nell’ambito del progetto preliminare sono previsti anche i necessari rilievi di dettaglio e le indagini sui vari siti a rischio, indispensabili e propedeutici per il corretto sviluppo delle successive fasi progettuali e per una più accurata caratterizzazione dei siti. Il Comune di Messina si è già attivato per cercare fonti di finanziamento per la realizzazione delle opere previste in progetto.
“Il progetto preliminare – dicono ancora il presidente e il direttore dell’Amam – è stato anche illustrato alla Protezione Civile lo scorso 12 aprile contestualmente allo studio sulla vulnerabilità del Fiumefreddo, chiedendo, nello spirito di collaborazione e fattività indicati dal commissario per l’emergenza idrica, un supporto nel reperimento dei fondi necessari alla sua realizzazione. Nella stessa riunione, nell’ambito dei siti a rischio, sono state evidenziate due aree (contrada Parrino e Torrente Miliano I) in evidente dissesto che costituiscono un imminente pericolo per la funzionalità dell’acquedotto, e per questo è stato chiesto un intervento immediato agli organi competenti per il tramite del commissario, nella sua qualità, e dei funzionari dell’Assessorato Regionale Territorio Ambiente presenti. In quella sede l’Amam ha fornito ai funzionari del Territorio Ambiente lo studio di vulnerabilità al fine di aggiornare il Pai”.
Nella lunga nota, Termini e La Rosa ricostruiscono anche la storia del post frana di Calatabiano: “L’Amam, sin dalla prima riunione dopo la realizzazione del by-pass, tenutasi il 2 dicembre 2015, ha evidenziato alla Protezione Civile la necessità di realizzare in tempi brevi l’intervento di messa in sicurezza del versante per potere ripristinare la continuità dell’acquedotto, anche in relazione ai costi esorbitanti della fornitura Siciliacque S.p.A. (oltre 12mila euro giorno) ed agli oneri per garantire un presidio h24 al by-pass di Calatabiano; nella successiva riunione del 22 dicembre, Amam ha anche proposto due possibili soluzioni di ripristino del tratto di acquedotto, nelle more della progettazione e realizzazione dei lavori di messa in sicurezza del versante in frana, ma la Protezione Civile ha ritenuto di non dare corso a quanto suggerito, impegnandosi a realizzare le opere di propria competenza entro il 31 marzo 2016; in relazione ai ritardi nella messa in sicurezza del versante, per risparmiare i costi di acquisto dell’acqua presso Siciliacque S.p.A., l’Amam è dovuta intervenire posando un quarto tubo di by-pass che permettesse di integrare la portata convogliata a Messina; ad oggi non risulta ancora approvato il progetto definitivo della messa in sicurezza del versante in frana di Calatabiano (la conferenza di servizi è prevista per il prossimo 3 maggio), né si hanno notizie sui tempi per la realizzazione delle opere; di contro i tecnici incaricati da Amam hanno già elaborato il progetto del ripristino del tratto di acquedotto interrotto, la cui approvazione è subordinata all’approvazione del suddetto progetto definitivo e la cui esecuzione potrà avvenire solo dopo la realizzazione delle opere previste dalla Protezione Civile”.
In relazione a tutto ciò, l’Amam si dice “fortemente preoccupata, in quanto la soluzione del by pass provvisorio nasceva come intervento temporaneo per un periodo di pochi mesi, nell’ottica del ripristino dell’acquedotto Fiumefreddo prima dell’estate quando è alto il rischio di incendi che potrebbero mettere fuori esercizio lo stesso by-pass. Ad oggi, intanto, Amam ha sempre garantito un presidio h24 del by-pass di Calatabiano, addossandosi i relativi costi, che si aggirano finora a 250mila euro e si aggiungono a quelli sostenuti per la realizzazione dello stesso by-pass”.
Relativamente all’individuazione di fonti alternative, come peraltro ampiamente noto, “sono stati già effettuati appositi studi idrogeologici, individuando alcuni siti idonei ed è stato istituito un tavolo tecnico con il Genio Civile di Messina per snellire l’iter burocratico propedeutico alla realizzazione dei necessari lavori. E’ stata già avviata una campagna di ricerche idriche realizzando un pozzo pilota, che ha dato risultati positivi e che verrà ulteriormente potenziata”.
Infine, per quanto attiene la razionalizzazione dell’uso dell’acqua, a seguito dello studio effettuato dal prof. Aronica dell’Università di Messina, alla luce dell’entità delle perdite esistenti e delle problematiche della distribuzione idrica, è stata avviata le necessaria progettualità degli “Interventi di razionalizzazione, efficientamento e riduzione delle perdite delle reti idriche interne”.
Nello spirito di collaborazione fattiva auspicata, l’Amam chiede, dunque, alla Protezione Civile siciliana “il supporto nello sviluppo del complesso di iniziative che sono state messe in campo, la cui realizzazione va attuata in tempi stretti”.