C'è voluta una seduta fiume, iniziata alle 16.40 del pomeriggio e finita alle 23 circa, ma alla fine l’Assemblea Regionale Siciliana ha detto definitivamente addio alle province. Dopo la votazione di ieri del maxi-emendamento proposto dalla maggioranza e concordato col governo, oggi è stata la volta dell’approvazione del testo, avvenuta con 55 voti favorevoli e 22 contrari.
I lavori d’Aula sono stati caratterizzati da un dibattito “infinito”, animato dalle dichiarazioni di voto di un lungo elenco di deputati regionali, con il centro -sinistra compatto nel difendere la riforma, il centro-destra impegnato a smontarla e il Movimento Cinque Stelle a fare da ago della bilancia, a favore della maggioranza, che ha potuto contare sul suo decisivo sostegno.
Il voto dell’Ars segna una svolta storica per la Sicilia, la prima Regione in Italia ad abolire gli enti provinciali. Entro il 31 dicembre 2013, le Province dovranno essere sostituite da liberi Consorzi, che non gestiranno spesa ma saranno enti di programmazione su aree territoriali con 150 mila abitanti. Al loro vertice ci saranno i presidenti , che non saranno eletti direttamente dai cittadini ma indicati dalle assemblee di amministratori e non avranno alcuna indennità aggiuntiva. Resteranno fuori dai consorzi le città metropolitane di Palermo, Catania e Messina. Ogni consorzio avrà un comune capofila (quello col maggior numero di abitanti). L’idea del presidente Crocetta è quella di aggiungere alle attuali nove aree i consorzi di Caltagirone, Marsala e delle aree dei Peloritani e dei Nebrodi, per un numero complessivo che potrebbe variare da 12 a 15.
Ma questa è un’altra storia, che dovrà essere scritta nei prossimi mesi, la storia del giorno riguarda la cancellazione delle province. Che non è più solo un annuncio ma un fatto realmente accaduto. E proprio nella terra degli sprechi. (DLT)