MESSINA- L’addio di Renzi al Partito democratico non ha al momento provocato terremoti in riva allo Stretto. Tuttavia, emerge una certa preoccupazione sulle possibili fuoriuscite future, che rischierebbero di indebolire il partito in città.
Non a caso, il deputato nazionale Pietro Navarra, battezzato politicamente proprio da Renzi ma oggi vicino al ministro Franceschini, ha chiamato personalmente i consiglieri comunali del gruppo Libera Me per incontrarli oggi alle 13 e serrare le fila. All’incontro parteciperanno anche il deputato regionale Franco De Domenico e il sindaco di Taormina Mario Bolognari. Navarra vuole sondare il terreno ed assicurarsi che il nuovo progetto politico di Renzi non trovi adesioni tra gli esponenti del Civico Consesso. Sempre oggi, ma alle 18.30, il segretario provinciale Paolo Starvaggi ha convocato l’esecutivo del Pd nella sede di Piazza Cairoli per confrontarsi e discutere su quella che i social hanno simpaticamente ribattezzato “Renxit”, parafrasando la Brexit.
Al momento, nessuno dei consiglieri di Libera Me e Pd né altri esponenti locali del partito democratico (ad eccezione dell’ex assessore comunale Liliana Modica) sembrano intenzionati a lasciare il certo per l’incerto. Troppo presto e forse troppo azzardato in questa fase intraprendere un percorso che con si capisce bene dove porterà.
Le sirene di Renzi non suonano neanche per il renziano della prima ora Alessandro Russo, che non chiude completamente la porta – anche per coerenza con il suo recente passato – ma che non ha alcuna intenzione di fare una scelta a scatola chiusa.
Al di là di una generica collocazione al “centro” e di un nome neanche particolarmente attrattivo e originale, del Movimento “Italia Viva” non si sa praticamente nulla.
Attualmente resta un’incognita anche lo spazio politico che il nuovo partito di Renzi riuscirà ritagliarsi, a livello nazionale e a cascata a livello locale. Molto dipenderà dalle mosse che l’ex premier metterà in campo lì dove in questo momento può avere un peso specifico: in Parlamento. In Senato, dove la maggioranza è più risicata, ancora più che alla Camera dei Deputati.
L’identità del nuovo movimento a guida Renzi verrà definita soprattutto dalle azioni parlamentari e dal rapporto che Renzi instaurerà con il Governo Conte, dove siedono due ministre ( Teresa Bellanova e Elena Bonetti), ed un sottosegretario ( Ivan Scalfarotto) che hanno seguito l’ex segretario del partito democratico.
Intanto, sempre restando a Roma, sembra vicinissimo a Matteo Renzi il deputato messinese Carmelo Lo Monte, fresco di rottura con la Lega. Lo rivelano fonti vicinissime all’ex segretario regionale e renziano purissimo Davide Faraone.
Visti i tanti cambi di casacca, Lo Monte non porterebbe in dote grande credibilità e affidabilità politica, ma probabilmente un discreto bottino di voti sì . Quelli che – insieme a congiunture astrali favorevoli – fino ad oggi gli hanno garantito la sopravvivenza ad ogni elezione. Con qualsiasi partito si sia candidato.
Tornando a “Italia Viva”, in questo momento possiamo definirlo un cantiere aperto: se verrà costruito un modesto appartamento o un grattacielo lo vedremo solo nei prossimi mesi.
In teoria, Renzi ha tutta la durata della legislatura per costruire solide fondamenta, ed è con questo intento che probabilmente ha spinto per la formazione del Governo Conte bis. Una mossa spregiudicata che lo ha rimesso in pista dopo mesi di oblio e dalla quale ora vuole ottenere il massimo profitto elettorale.
Danila La Torre