No alla dismissione delle quote sociali del Comune dalla STU “Il Tirone Spa”, ok al mantenimento della società. Questo l’esito della giornata di lavori di consiglio dove non sono mancate polemiche, dibattiti, interventi e proposte “alternative”. L’espressione ultima dell’aula, però, sono i numeri: 14 no, 3 sì e 8 astenuti hanno “respinto” la proposta di delibera di Guerrera, Melazzo e Pergolizzi, riguardante l’uscita dell’amministrazione dalle quote della STU; 13 sì, 6 no e 4 astenuti per deliberare l’esatto opposto, ovvero il mantenimento della società.
Il dibattito, proseguito dopo la sospensione di ieri, è stato decisamente vivace, e ha avuto come attori protagonisti il consigliere Melazzo e l’assessore ai lavori pubblici Gianfranco Scoglio, direttamente chiamato in causa, «non – come dallo stesso ribadito – perché il progetto STU mi appartiene. Anzi ne approfitto per ricordare che linee guida sono state presentate dall’allora assessore Catalioto durante la giunta Genovese. Oggi però sono qui perché in qualità di rappresentante dell’amministrazione ho il dovere di tutelare il Comune che, venendo meno all’impegno societario assunto, verrebbe incontro a un grave danno economico». Il componente della giunta interviene dopo una pausa durante la quale, a microfoni spenti (e poi anche a microfoni accesi), accusa Melazzo (Udc) di attaccare in modo aprioristico la Società di Trsformazione Urbana, per una lotta ad personam. Di avviso opposto il rappresentante dell’Udc, che anzi alla ripresa dei lavori propone di sospendere la trattazione della delibera di dismissione, chiedendo di sapere se tutte le società facenti parte della STU siano in possesso delle certificazioni antimafia. Richiesta che “accende” e fa sbilanciare anche il presidente Previti: «E’ una proposta speciosa, l’ostruzionismo ha un limite. La richiesta mi occuperò di farla io» (la proposta in chiusura viene messa ai voti ma bocciata).
Durante l’intervento Scoglio spiega le ragioni del perché la posizione di Melazzo sia basata su idee “precostituite”: «Quanto ho ascoltato mi fa ritenere che sarebbe il caso di riperimetrare l’oggetto del dibattito perché le critiche che sono state mosse non attengono più solo alla dismissione delle quote ma sono mirate a mettere in discussione l’intero piano industriale. E dunque – continua l’assessore da impeccabile oratore, “aiutato” dalle normative e non certo dai deboli interventi dei consiglieri di maggioranza che lo hanno preceduto – se così è, devo per forza fare delle specificazioni: se il Comune fuoriesce dalla STU, automaticamente la Società cessa di esistere. Trattandosi, infatti, di Società di Trasformazione Urbana attuativa di piani particolareggiati che rientrano in territorio cittadino, la presenza del Comune è necessaria, così come previsto dal TU 67/2000. E’ vero – continua Scoglio – è possibile richiedere una revoca, lo prevede il codice civile, ma solo se esiste una giusta causa. E a questo punto vi domando: nel caso specifico quale sarebbe il motivo di lasciare una società che ad oggi non ha compiuto nessun atto concreto se non la presentazione di progetti? Perché nel caso della STU – continua – si parla di speculazione edilizia e non lo si è fatto per le aree Triscele e Molini, dove ancora non si capisce quale sia il piano di delocalizzazione degli storici impianti che lasceranno il posto a palazzine? Ecco perché parlo di accanimento ad personam rispetto alla STU ed ecco perché mi riserverò, qualora senta ancora espressioni false riguardo l’argomento e la mia persona, di adire alle vie legali».
Posizione netta quella dell’assessore che però “apre” al dialogo: «Detto ciò, sono pronto a ridiscutere del piano industriale, a rivedere alcuni aspetti, anzi vi invito a costituire una commissione speciale per discutere insieme eventuali modifiche. Se invece la linea sarà quella della contrarietà aprioristica, non sono più disposto a parlare, andrò avanti per la mia strada fin quando il mio sindaco e la mia maggioranza mi sosterranno, non ho intenzione di far pagare all’ente inutili risarcimenti». Per Scoglio conclusione con applauso da parte della “sua maggioranza”.
Ma il dibattito non si conclude, anzi si “riscalda” in fase di dichiarazioni voto. Il Pd, prima con il consigliere Gennaro e poi con il capogruppo Calabrò, “declina” l’invito alla dismissione: «La delibera di cui si discute non è la voce di un partito – afferma Calabrò rivolgendosi a Melazzo – ma solo di due componenti (lo stesso Melazzo e Guerrera). Noi invece siamo espressione di una formazione politica che sulla STU sta facendo valutazioni ben precise. Ecco perché il Pd vota no alla delibera, con certe logiche non si può andare avanti. Attenzione però – precisa Calabrò – nessuno dica che il Pd sta appoggiando la speculazione edilizia, perché, ribadiamo, sulla riqualificazione del Tirone abbiamo una linea ben precisa da seguire». Posizione non condivisa da Pergolizzi, (tra i firmatati dell’atto) che “mal digerisce” il no del Pd, “attacca” sulle assenze registratesi ieri tra le file del Partito democratico e punta sulla conferenza dei servizi tenutasi ieri: «Se non fosse stato per l’intervento di Sciacca che fa il tecnico e non il politico (in aula è risata generale, ndr) si sarebbe portato avanti un progetto scellerato». Replica finale di Calabrò: «Tutti ci siamo opposti al progetto e stralcio» e sul fronte assenze «Parli proprio tu che oggi in aula sei il solo rappresentante del tuo partito!»
I giochi alla fine sono fatti, il Comune mantiene il 30% delle proprie quote nel capitale sociale della STU insieme al 36% della Gaboli Spa (socio di maggioranza), al 3,50% di Ingegneria e Finanza Srl, al 3,50% della Quattropareti srl, e al 6%, cadauno, di Studio Fc e RR Associati srl, Trio Srl/Demoter Srl, Ing. Arcovito Paolo Costruzioni Srl. Ma sul fronte del piano industriale, stando alle dichiarazioni di Scoglio, le trattative sono aperte. (ELENA DE PASQUALE)