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Aggressioni in corsia a Messina: “Sanitari non denunciano? Ecco perché”

“La mission del medico, ma di tutti i sanitari, è la salute del paziente. Anche quando si verificano eventi critici, è pensabile che un camice possa denunciare il proprio paziente?”. Giacomo Caudo spiega così il dato emerso durante il Comitato prefettizio convocato nei giorni scorsi a Palazzo del Governo sul fenomeno crescente delle aggressioni nelle corsie delle strutture sanitarie di Messina e provincia.

Un fenomeno allarmante che spinge il Comitato ad adottare tutte le contro misure possibili, iniziativa accolta con entusiasmo dal presidente dell’Ordine dei Medici di Messina, che però ci tiene a chiarire perché le denunce poi formalizzate sono inferiori agli episodi avvenuti.

“C’era davvero bisogno di questa iniziativa, le aggressioni al personale sanitario sono diventate intollerabili per frequenza e intensità, il fenomeno si ripercuote negativamente sugli stessi cittadini”, spiega Caudo, confermato alla guida dell’Ordine recentemente.

Denunce nei confronti dei pazienti? Contrario alla missione del medico

“Non bisogna leggere le mancate denunce come un aspetto negativo ma bisogna ricordare quale è l’aspetto etico delle professioni sanitarie e trovare la logica nella missione della categoria: aiutare tutti, sempre, quanto più possibile. Si pensi ad esempio ai medici perseguitati, in tempo di guerra, perché aiutavano soldati nemici, o ai medici di famiglia morti durante il periodo covid perché si esponevano più del prudente: la volontà della nostra professione ci espone spesso a comportamenti “avventurosi” ma questo rientra nella logica del rapporto col paziente. Si figuri se un medico può ammettere la sola idea di denunciare il paziente, anche a fronte di comportamenti inadeguati e immotivati”.

Al tavolo prefettizio c’erano i vertici delle aziende ospedaliere, cui spetta il compito di farsi portavoce delle segnalazioni sulle aggressioni, ma non l’Ordine dei Medici, non convocato: “Abbiamo sempre dato la nostra disponibilità a qualunque iniziativa utile a tutelare i professionisti, i pazienti e il settore in generale, siamo vicini ai sanitari colpiti e siamo sempre in prima linea in tutti i tavoli decisivi perché l’assistenza sanitaria sia più sicura possibile”.

Serve una operazione verità sulla sanità

Per Caudo, però, oltre alle contro misure che si prevede di adottare, comunque utili e auspicabili, sarebbe importante fare un poco di chiarezza: “Guardiamo con favore alle leggi che vanno verso la maggiore tutela dei sanitari così come le iniziative che mirano a mitigare l’esasperazione dei cittadini che non trovano risposte nella sanità; di queste mancate risposte non è certo responsabile il personale sanitario. Ma dobbiamo avere il coraggio di affrontare la realtà ed essere più chiari con i cittadini: forse ammettere che quelle risposte che il cittadino si aspetta non siamo più in grado di darle aiuterebbe a limitare certi comportamenti esasperati. Bisogna avere il coraggio di dire che non possiamo garantire tutto quello che si aspettano da noi, intesi complessivamente come settore sanitario”.

La verità ci fa male

“Se non si investe in sanità, se si privilegiano altri obiettivi anziché implementare le risorse destinate alla salute dei pazienti – affonda ancora il presidente dell’Ordine dei Medici – le risposte che i cittadini cercano nella sanità non possiamo darle. Poi è ovvio che quello dell’espandersi della violenza contro i sanitari è un fenomeno complesso, legato alla recrudescenza della violenza più in generale nella società: e se la cause sono tante anche le linee di intervento devono essere molteplici”.