“La pianificazione territoriale e la programmazione economica rappresentano due facce della stessa medaglia”. E’ tutta in questa frase la sintesi delle linee direttive del Prg che l’assessore Corvaja ha trasmesso al consiglio comunale. In allegato i lettori di Tempostretto troveranno il testo integrale in modo da poter farsi un’opinione senza “filtri” di nessun genere. Tenterò comunque di sintetizzare i temi che sono al centro delle scelte urbanistiche dei prossimi decenni. L’obiettivo, come leggerete, è “riappropriarsi della città negata”, là dove negata equivale a degradata, cancellata, dimenticata, violentata. “La seconda faccia della medaglia dello sviluppo sostenibile è che lo sviluppo socio-economico non può avvenire se non attraverso un miglioramento della qualità della vita della comunità”. Quindi il nuovo Prg dovrà tenere in considerazione la sicurezza degli abitanti, la protezione dall’inquinamento e dai rischi ambientali, la dotazione di servizi, un sistema di trasporti efficiente, verde, spazi di socializzazione. Alcuni cenni storici ricordano come la grandezza di Messina sia stata legata per centinaia di anni al rapporto col mare, “Il mare è stato la ragione prima dell’esistenza e della prosperità di Messina”. Il lento declino è iniziato con lo spostarsi delle rotte dal Mediterraneo all’Atlantico e col passare del tempo il ruolo portuale è diventato quello di semplice porta d’accesso della Sicilia e le precedenti attività marittime e commerciali sono state sostituite dall’edilizia.Ma nel corso degli ultimi decenni “ l’edilizia, autodistrutta dalla sua stessa incapacità di convertirsi da attività meramente speculativa e divoratrice di suolo agricolo, votata al saccheggio del territorio, dopo aver aggredito anche le ultime propaggini collinari, è entrata in crisi, complice anche un sistema politico locale, incapace di indicare nuove strategie di sviluppo. Oggi la città è costretta ad interrogarsi sulla propria capacità di elaborare un nuovo modello di sviluppo economico e sociale che restituisca una identità ed un ruolo ormai perduti ed interrompa l’inarrestabile declino” . Le linee direttive puntano sulle attività logistiche legate all’area portuale ed alla cultura del mare: “Scilla e Cariddi hanno fatto la storia, la città deve proseguirla”. E’ chiaro che il turismo (culturale, crocieristico, convegnistico, della terza età, etc.etc) è il volano che porta dietro le altre attività, comprese quelle commerciali, artigianali, imprenditoriali. Stando ai dati raccolti oltre 16 mila abitazioni risultano inoccupate, a fronte di un incremento edilizio di oltre 72 milioni di metri cubi. Cifre che testimoniano come l’unica strada da prendere sia il “recupero e il riuso” e non certo la costruzione di nuove case. “Negli anni più recenti l’espansione edilizia ha aggredito le aree collinari con un deciso incremento dei livelli di rischio idrogeologico, impermeabilizzazione dei suoli e effetti negativi sul regime delle acque.Per quanto detto, obiettivo generale del PRG dovrà essere quello di limitare decisamente la crescita edilizia residenziale ed ogni forma di edificazione che possa comportare un ulteriore consumo di suolo.” Di grande interesse poi il capitolo dedicato ai villaggi collinari, intesi come risorsa per lo sviluppo, alla zona costiera, alle periferie degradate.Poi c’è la cosiddetta “città negata” quegli angoli di Messina che “ hanno perso il loro ruolo nel tessuto della città ed a cui non è stato assegnata una nuova funzione; si tratta di una sorta di città negata, inaccessibile alla fruizione dei cittadini, ma che occupa, invece, posizioni centrali e strategiche in uno scenario di possibile sviluppo. Si pensi al degrado che interessa l’area della zona Falcata, uno dei luoghi storici della memoria cittadina, o la vasta area ferroviaria, ormai ampiamente sottoutilizzata ma che impedisce l’affaccio a mare della città per un lungo tratto”. Ovviamente non possono mancare le parti dedicate al risanamento, alla qualità dei servizi, al piano del verde, nonché al risparmio energetico e alla bioarchitettura. Nella parte dedicata all’Area metropolitana non può mancare l’argomento Ponte: “le incertezze del passato relativamente alla sua costruzione non possono essere alibi che addossino alla mancata realizzazione del Ponte l’immobilismo di una città che non è cresciuta e che è stata al contrario depauperata di funzioni, ruoli e risorse che potevano determinarne la crescita.Oggi, l’incertezza determinata dal particolare momento di crisi economica mondiale che ostacola la sostenibilità economica della intera opera di attraversamento, non può e non deve condizionare il Nuovo P.R.G. che deve comunque ed autonomamente prevedere il futuro della città valorizzando le sue risorse”. Dobbiamo decidere “a prescindere dal Ponte”, non fare del Ponte sì, ponte no un troppo facile alibi per l’incapacità di gestire da soli il nostro futuro. Questa nuova visione del Prg, non più come strumento rigido che prevede solo “l’uso del suolo” è chiara nella parte finale delle direttive: “il Prg dovrà prevedere due elementi 1) Esclusione dell’uso di un nuovo suolo e regolazione dell’uso del suolo con limiti, opportunità, regole e norme 2)valutazione ambientale ed economica delle scelte strategiche nella quale alla sostenibilità economica delle opere previste si sommino le “ricadute” ambientali, economiche, sociali e occupazionali/di sviluppo”. La parte conclusiva è un invito ai messinesi, ricordando come dal Social forum di Porto Alegre o dalla Conferenza di Rio de Janeiro nacquero quelle forme partecipazione attiva della gente che sta trasformando la società brasiliana in una delle più grandi economie del futuro. “La partecipazione dei cittadini ai processi decisionali nel campo delle politiche territoriali ed ambientali si sta affermando ovunque come una strada obbligata per produrre piani ed azioni che siano il portato di scelte condivise da parte delle comunità.Perché la partecipazione sia attiva e consapevole occorre che chi partecipa sia informato; l’informazione è la premessa indispensabile alla partecipazione. Senza informazione, senza conoscenza dei problemi la partecipazione rischia di trasformarsi in manipolazione e captazione del consenso”. E’ per questo che vogliamo offrire la possibilità ai lettori di Tempostretto di informarsi, allegando le linee direttive. La vera libertà nasce da qui, dall’informazione, dal sapere la verità e poi decidere cosa fare. Come cantava Gaber “Libertà è partecipazione”.
Rosaria Brancato