Più che un concerto è stato un dialogo tra anime, una lunga poesia durata due ore, un viaggio tra i pensieri di un italiano affaticato dai ricordi e da una presente amaro ma ancora pronto a combattere ed a dire “sogna ragazzo sogna”. Sotto il cielo di fine luglio Roberto Vecchioni, a 72 anni, ha emozionato ed incantato il pubblico dell’Arena di Furnari, donando spunti di riflessione e piccoli spazi di sorrisi su una società che ha perso ogni identità. Dalla Grecia di Platone e Socrate umiliata da una Germania che non conosce l’Antigone “le regole del cuore contro quelle della ragione”, passando per la bellezza delle donne, quelle che hanno i segni delle lotte della vita nelle rughe del sorriso e le vedi “nel letto e sono ragazzine come il primo giorno in cui le hai amate”, dal rapporto con il dolore, con Dio, con i giovani, con una politica inguardabile, Vecchioni ha cantato l’amore per la vita e per l’arte, per la cultura che è anche solo imparare ad ascoltare e guardare l’altro. Neanche si avvertiva il passaggio tra la poesia del “prima”, quella del monologo e quella del “dopo”, il brano vero e proprio, accompagnato da straordinari artisti al suo fianco. Per il pubblico dell’Arena, inizialmente concentrato sulle gradinate e che poi, all’accendersi dei riflettori sul palco si è riversato sulle poltronissime che erano rimaste a disposizione, è stata una serata magica, iniziata con le note di Velasquez e conclusa con l’intramontabile Samarcanda. Prima del saluto di quello che più che un concerto è stata una serata intima, tra anime che respirano la stessa aria, ha incantato il pubblico con Luci a San Siro e con Rose blu, la canzone dedicata al figlio colpito da un male. Un inno alla vita, l’urlo di un genitore a un Dio affinché prendesse in cambio non “la mia vita, che già ti appartiene” ma quel che ne fa un tesoro unico, quelle piccole e grandi felicità che danno il senso e senza le quali resti un guscio vuoto. In cambio della felicità “restituisci a lui le sue rose blu”. Non sono mancati gli accenni di carattere politico ed anche quelli alle lotte sociali ma anche il brano dedicato a Nina e Cloe che hanno due mamme, le nipotine nate dalla figlia e dalla sua compagna “ciò che conta è amare, nessuno può imporre chi amare”. Il professore che fino all’ultimo momento, quello della pensione, ha messo al primo posto gli studenti, è stato un compagno di viaggio per una serata, un “maestro” che sa che s’impara anche da chi ci ascolta ed un amico con il quale parlare di “gioie e dolori”, lacrime e sorrisi. Ha parlato, cantato, recitato, ma soprattutto ha trasmesso emozioni. Ha raccontato se stesso e la sua vita, anche attraverso le canzoni e nel farlo ha cantato la generazione che ha visto Le luci a San Siro e sa che non si accenderanno più… La scaletta ha proposto alcuni dei brani più amati e conosciuti del cantautore ma anche alcune chicche. Ha raccontato la realtà attraverso la poesia per riempirla di amore e bellezza con “Io non appartengo più”, “El Bandolero stanco” e “La mia ragazza”. Ha regalato un omaggio a Franca Rame con “Le mie ragazze” per poi citare Saffo prima di Le lettere d’amore. “L’amore – ha detto Vecchioni – è desiderare qualcuno sino a non respirare”. E nel brano “I colori del buio” ha fatto un mosaico della sua vita, anzi delle persone che hanno lasciato un segno nella sua vita, dalla madre, al padre, alla compagna. Non potevano mancare poi “Sogna ragazzo sogna”, con la sua straordinaria attualità e la forza prorompente della vitalità e della speranza, “Voglio una donna” e la vincitrice del Sanremo 2011 “Chiamami ancora amore”. E insieme a lui hanno cantato gli stessi “ragazzi” di allora, quelli per i quali ha scritto “Chiudi gli occhi ragazzo e credi solo a quel che vedi dentro, stringi i pugni ragazzo, non lasciargliela vinta neanche un momento. Sogna ragazzo sogna, quando cade il vento ma non è finita, quando muore un uomo per la stessa vita che sognavi tu” parole che adesso valgono per i loro figli e nipoti.
Notte stregata all’Arena di Furnari quindi. Ad inizio concerto è stato annunciato che gli spettatori in possesso del biglietto per Roberto Vecchioni avrebbero potuto conservarlo e utilizzarlo oggi, martedì 28 luglio, per assistere allo spettacolo del grande musicista jazz Giovanni Mazzarino.
Con un biglietto quindi in questo caso si ha la possibilità di vedere due spettacoli. Probabilmente, e dispiace, le presenze all’Arena non sono andate come previsto, soprattutto per gli spettacoli più di “nicchia”, più classici, al punto che si stanno adottando varie forme di promozione e scontistica per gli spettatori. Probabilmente suddividere in più siti la stagione estiva, tra Taormina, Palermo, Furnari, Monte di Pietà e Forte San Jachiddu non ha dato risposte adeguate alle aspettative dell’Ente Teatro, in particolare per i teatri Verdura di Palermo e Arena.
Rosaria Brancato