Lo spettro del dissesto torna ad avanzare sul Comune. La notizia trapela dagli uffici finanziari di Palazzo Zanca, dove si respira nuovamente un’ aria pesantissima. Mercoledì , il ragioniere generale Ferdinando Coglitore ed il dirigente responsabile Giovanni Di Leo sono volati a Roma per un incontro con un alto dirigente del Ministero, al fine chiedere delucidazioni in merito al piano di riequilibrio pluriennale che il Comune dovrà inviare alla Corte dei conti di Palermo e al dicastero entro 60 giorni dall’approvazione da parte del Consiglio comunale della delibera di adesione al Fondo di Rotazione istituito dal Governo nazionale, avvenuta lo scorso 13 dicembre.
Le indicazioni ricevute a Roma , però, sono tornate a far suonare l’allarme defalut in quel di Palazzo Zanca, perché le linee guida per redigere il piano saranno dettate dalla Corte dei conti e avranno parametri rigidissimi, che il Comune – stante la drammatica situazione attuale – non è in grado di rispettare. E se l’ente non potrà adeguarsi alle prescrizioni dell’organo di controllo, potrà dire addio all’erogazione delle somme da parte dello Stato e sprofondare nel baratro del dissesto finanziario .
La trasferta romana di Coglitore e Di Leo ha portato una novità, anch’essa purtroppo negativa , anche sull’entità delle risorse destinate a Messina in caso di accettazione della richiesta di approvazione del piano pluriennale: in riva allo stretto non arriverebbero più 73 milioni di euro ma circa 50 milioni , a causa di una decurtazione del 30%. Il problema però adesso è ben altro, e cioè capire se il Comune di Messina potrà beneficiare del fondo o ne resterà tagliato fuori perché impossibilitato a mantenersi dentro i rigidi schemi imposti dalla Corte dei Conti.
A Palazzo Zanca serpeggia grande scetticismo e il volto scuro e teso di Coglitore, che per tutta la mattinata è entrato ed uscito dalla stanza del commissario straordinario Luigi Croce, ha detto più di quanto non abbia voluto fare con le parole. Ai giornalisti, infatti, il ragioniere generale non ha voluto rilasciare alcuna dichiarazione, limitandosi esclusivamente a pronunciare la seguente farse : «Stiamo lavorando».
Nonostante la bocca cucitissima di Coglitore, le voci sono circolate insistentemente per tutta la mattinata e sono tutt’altro che voci di corridoio. Aderendo al fondo di rotazione, il Comune dovrebbe indebitarsi per i prossimi dieci anni, dando le giuste garanzie. Ma che garanzie può dare un Comune in costante crisi di liquidità; che negli anni non è stato in grado di risolvere la drammatica situazione delle partecipate, soprattutto Atm e Messinambiente, formalmente messe in liquidazione ma ancora alle totali dipendenze del Comune; che ha visto lievitare a dismisura la massa debitoria senza essere in grado di porvi rimedio; che non è in grado di riscuotere i propri crediti. Tutti rilievi peraltro mossi dalla Corte dei Conti di Palermo nei confronti del nostro ente .
Conti alla mano, i 50 milioni di euro prestati e non donati dal Governo costerebbero al Comune 5 milioni di euro l’anno, a cui vanno aggiunti i 2,3 milioni di euro per ripianare i debiti dell’Ato e gli 8 milioni di euro annui che il Comune dovrà pagare nel caso in cui arrivasse dalla Regione il prestito di 40 milioni di euro. Il totale fa 15,3 milioni di euro all’anno, da trovare nei rivoli del bilancio comunale. Anche solo pensarci sembra impossibile.
Il rischio dissesto, dunque, è tutt’altro che scongiurato. A preoccupare dirigenti e il commissario c’è un’altra tegola abbattutasi nei giorni scorsi al Comune: il Governo ha presentato ricorso al Consiglio di Stato contro l’ordinanza di sospensiva da parte del Tar della sanzione di 7,2 milioni di euro, riaccreditati sul conto del Comune. ll Governo li rivuole indietro e ha avviato una battaglia legale. «Anche questo è un gran problema» ha detto a denti stretti Coglitore e non è così difficile capire perché, visto che quella somma è stata inserita e prevista nel bilancio di previsione 2012.
Insomma, a Palazzo Zanca le brutte notizie non arrivano mai da sole. (Danila La Torre)