Otto anni per una pratica di espropriazione. Sono passati otto anni dalla terribile alluvione di Giampilieri e ancora oggi purtroppo c’è chi ancora aspetta l’indennizzo per aver dovuto rinunciare a dei terreni che sono stati espropriati perché in aree che sono state oggetto di interventi per la prevenzione del rischio idrogeologico. L’assurdità è che ancora oggi, dopo otto anni, nessuno a Palazzo Zanca sa dare qualche risposta sensata ai proprietari di questi terreni. Sono stati rinviati, rimbalzati, hanno avuto pazienza perché i soldi dovevano arrivare dalla Regione, sono rimasti ad aspettare di fronte a comunicazioni che non dicevano nulla e molto spesso al silenzio. Un paradosso tipico della mala burocrazia. E così, mentre per fortuna Giampilieri è tornato alla vita grazie alle imponenti opere che sono state realizzate per mettere in sicurezza il villaggio, c’è chi ancora aspetta invano senza risposte.
Per questo Gaetano Mastrojanni, uno dei quindici proprietari di terreni in attesa da otto anni, ha deciso di raccontare l’assurdità di questa vicenda, nella speranza che possa smuovere le coscienze di qualche dirigente comunale o magari dell'amministrazione comunale.
«A seguito dell'alluvione, ad alcuni proprietari di Giampilieri, in contrada "Loco Grande", è stato espropriato del terreno. Così la competenza per definire l'iter di esproprio in questo caso, ahimè, è passato al Comune, nella qualità di soggetto attuatore, dal quale i proprietari non hanno mai ricevuto fino ad oggi alcuna comunicazione di nessun tipo» racconta Mastrojanni, chiarendo dunque che non solo non hanno mai ricevuto le somme come indennizzo ma non è neanche stata avviata alcuna pratica che sigla l’esproprio.
«In pratica oggi io e gli altri proprietari di quei terreni potremmo essere i proprietari del canalone sorto con le opere realizzate contro il dissesto» ironizza con molta amarezza.
Mastrojanni racconta che in questi anni, anche nell'interesse di altri proprietari, si è spesso premurato nell'inviare lettere raccomandate, pec, e quant'altro, nel tentativo di carpire qualche informazione sullo stato delle pratiche d'esproprio, ma l'unica risposta ottenuta dal responsabile d'ufficio era: "Non abbiamo le somme per pagare”. Quindi, il Comune non ha le somme per pagare e l'iter d'esproprio non può perfezionarsi.
«Così due giorni fa, esasperato dopo l’ennesima telefonata al Dirigente comunale dell’ufficio espropri De Leo, decido di recarmi al Comune e scopro che la Regione ha accreditato tutte le somme per definire l'iter espropriativo ad inizio settembre 2017. Ma nessuna comunicazione è fornita ai proprietari. La giustificazione: non ci sono soldi per inviare le raccomandate e per le notifiche dell'offerta ai proprietari, in quanto le notifiche devono passare dalla Corte d'appello e bisogna pagarle in contanti. E intanto i proprietari aspettano. Anche chi di quei terreni ci viveva come contadino e si è trovato senza l'unica fonte di sostentamento familiare. Vergogna».
Sono queste le parole di un cittadino indignato, stanco delle umiliazioni subite dai proprietari nel dover ascoltare e accettare alcune risposte da uffici, dipendenti comunali e amministrazione comunale e stanco dell’incompetenza in cui si è imbattuto: «Un impiegato addetto ha confessato di non saper predisporre l'offerta da inviare ai proprietari».
Mastrojanni è un avvocato ma, considerate le condizioni economiche di alcuni dei compaesani coinvolti in questa procedura assurda, ha preferito non intraprendere azione giudiziaria per i tempi di attesa e il costo che questi processi comportano e sperava che in un caso del genere le coscienze buone avrebbero prevalso: «Ovviamente mi sbagliavo».
Senza considerare poi che si tratta di somme davvero irrisorie, il totale destinato a questi espropri ammonta a circa 73 mila euro per tutti i proprietari.
Francesca Stornante