La drammatica alluvione che ha colpito la comunità valenciana, provocando oltre 60 morti (il numero potrebbe salire nelle prossime ore), è solo l’ultimo evento meteorologico estremo che ha colpito l’Europa, dopo le recentissime inondazioni avvenute in Francia, o le storiche alluvioni che solo un mesetto fa hanno sconvolto l’intera Europa centro-orientale, dall’Austria alla Romania, causando anche qui decine di morti, e danni per miliardi di euro.
Ormai questi eventi rappresentano la pura normalità. Non è questione di tombini otturati, caditoie sporche, o pianificazione del territorio. Ormai dobbiamo “adattarci” a questi fenomeni estremi, che un domani interesseranno pure il nostro territorio. Una atmosfera sempre più calda, una tropopausa sempre più alta, sono sinonimo di energia sempre maggiore a disposizione dell’atmosfera. Quando per ragioni dinamiche (perturbazione) quest’energia potenziale si trasforma in energia cinetica, si creano questi fenomeni atmosferici violentissimi.
Ormai da diversi anni i fiumi atmosferici, che sono masse d’aria sovraccariche di umidità provenienti dai tropici, sembrano fare sempre più notizia. Secondo un recente studio questa non è solo un’impressione, i fiumi atmosferici tendono infatti a salire verso latitudini più elevate. Cosa che in passato non avveniva.
Con il termine “fiume atmosferico”, in inglese “atmospheric river”, si intende un flusso di umidità, alle medie e basse quote della troposfera, che trasferisce enormi quantitativi di vapore acqueo, dalle latitudini tropicali fino all’Europa e al Nord America.
Questi corridoi di vapore acqueo, spesso, possono superare lunghezze di oltre 2000 km e larghezze di oltre 800 km, con flussi d’acqua, sotto forma di vapore acqueo, pari a quasi il doppio della portata media del più grande fiume terrestre, il Rio delle Amazzoni.
Ormai non si contano più i fiumi atmosferici che hanno interessato l’Italia e l’Europa negli ultimi mesi. Sono infatti numerose le situazioni in cui masse d’aria molto umide provenienti dalle Antille si sono estese al nostro Paese, portando forti piogge e perfino inondazioni.
L’Europa non è però l’unico continente interessato da questi fiumi atmosferici: il Nord America e in particolare la costa occidentale tra la California ha subito negli ultimi mesi il passaggio di diversi fiumi atmosferici, generando anche piogge torrenziali e alluvioni.
Nel 2023, ad esempio, questi hanno consentito alla California di uscire da una siccità molto significativa che durava da 20 anni nella regione. Questo fenomeno è perfettamente naturale e addirittura essenziale per il buon equilibrio del pianeta, poiché consente di ridistribuire l’umidità eccessiva dai tropici alle latitudini più elevate.
Gli scienziati incaricati di questo studio hanno studiato in particolare i fiumi atmosferici che si muovono sul Pacifico, interessando poi gli Stati Uniti occidentali e il Canada. Secondo i risultati del loro studio, negli ultimi 40 anni si sono spostati di 6-10° verso i poli.
Secondo lo studio in questione, il primo motivo che spinge questo fenomeno a spostarsi verso Nord è la temperatura dell’acqua. Le temperature medie degli oceani stanno infatti diventando sempre più alte, raggiungendo addirittura i record da oltre un anno a questa parte, il che significa che i fiumi atmosferici, attirando l’umidità evaporata dalla superficie degli oceani tropicali surriscaldati, ora possono formarsi molto più a nord rispetto al passato.
Formandosi più a nord, hanno più strutture di prima per estendersi verso latitudini più elevate. Il secondo motivo sarebbe legato all’attuale fase del ciclo ENSO. El Niño e La Niña hanno conseguenze diverse sulla traiettoria dei fiumi atmosferici. Dato che La Niña è predominante da 40 anni, il raffreddamento di una piccola parte del Pacifico ha avuto l’effetto di spingere i fiumi atmosferici verso i poli, spiegando quindi anche questo spostamento verso Nord in questa parte del globo.
Anche se lo studio non si è concentrato sul Nord Atlantico, questi fattori svolgano un ruolo anche nella tendenza verso una maggiore frequenza dei fiumi atmosferici nel continente europeo e in Italia. Ricordiamo che le temperature medie del Nord Atlantico hanno raggiunto livelli record ormai da un anno e mezzo e la temperatura media annuale della superficie di questo oceano è aumentata di circa +0,2/+0,3°C rispetto al periodo del 1991 al periodo 1981-2010.