Il provvedimento di diniego della concessione per la realizzazione del complesso edilizio “Residence Orizzonte” da parte della ditta Bombaci Srl è sul punto di essere “partorito”. Per sancire il no definitivo al progetto che prevede tre palazzine al posto degli attuali campetti di Pompei, manca solo la firma del dirigente del Dipartimento Attività Edilizie e Repressione dell’abusivismo, Carmelo Famà, che dovrebbe avvenire lunedì. In tal modo Palazzo Zanca metterà la parola fine ad una vicenda che, per ragioni poco chiare, ha impedito di “liquidare” in tempi più brevi la pratica. La vicenda, lo ricordiamo, è scoppiata esattamente un anno fa, nel mesi di agosto, con la “scoperta” del progetto per le ennesime “vette di cemento”: a seguire lunghi mesi di dibattiti e incontri che pian piano, pur partendo dal basso, ovvero dal comitato cittadino “Costruttori per il futuro”, hanno coinvolto tutta l’opinione pubblica senza risparmiare neanche i rappresentanti delle istituzioni, in primis il Quartiere. Passaggio fondamentale, lo scorso 22 dicembre, il parere negativo della Commissione edilizia comunale, che tra i vari punti ha contestato la mancanza di adeguate opera di infrastrutturazione primarie (ovvero strade di accesso e uscita) nel territorio circostante, e poi il preavviso di diniego dell’istanza di concessione. Da quel momento l’iter è però rimasto bloccato. Fino ad oggi, anzi fino a lunedì. A determinare l’empasse, sembra, il ritardo nella presentazione di alcuni pareri richiesti dall’urbanistica, necessari per la stesura del provvedimento finale, da parte del dipartimento Mobilità e della Sovrintendenza. Immediatamente fornito invece quello dei vigili urbani.
Nell’attesa, ad “approfittare” dell’attesa, il gioco di parole è d’obbligo, il legale della ditta Bombaci Srl e dell’ordine dei frati Cappuccini, proprietari del terreno venduto all’impresa, che hanno infatti presentato ricorso al Tar di Catania motivando tale decisione con il fatto che il provvedimento finale non è mai arrivato. L’iter non si è di fatto concluso, sostiene l’avvocato «né con l’emanazione di un provvedimento positivo, né con l’emanazione di un provvedimento negativo». In più, secondo i ricorrenti, il termine di 120 giorni per il silenzio assenso «deve ritenersi sicuramente e definitivamente spirato», dunque la concessione di fatto approvata. Ma anche in considerazione dei vari dubbi sorti nel tempo, si legge nel ricorso, «la Provincia di Messina dei Frati Minori Cappuccini ha interesse ed intende ottenere una pronuncia espressa ed il rilascio del formale titolo concessorio». Che però il Comune non rilascerà.