Come dimenticare l’emozione di attraversare il serpentone che sovrasta gli imbarcaderi della Caronte&Tourist e ritrovarsi nel paradiso dei “giochi” collocati nell’area dell’ex-Gasometro, il momento più atteso dai bambini. Che spettacolo osservare l’incantevole panorama dello Stretto dai primi piani dei padiglioni e poi soffermarsi ad acquistare pezzi artigianato unici nel loro genere. E come non ripensare alla frenesia nell’acquisto di zaini, cartelle e diari per l’inizio del nuovo anno scolastico. Ricordi lontani, eppure non sbiaditi nella mente dei tanti messinesi che dopo aver vissuto i tempi d‘oro della Fiera, hanno osservato con rammarico gli spazi semi abbandonati oltre la cancellata. Lì dove è calato il sipario, o forse il velo pietoso, della 73^ Campionaria. Un’edizione che oltre a rappresentare il fallimento, più o meno voluto, della politica, è l’emblema di una città sull’orlo del burrone.
Il neo-presidente dell’Autorità Portuale, Antonino De Simone, rimasto piacevolmente impressionato il giorno dell’inaugurazione, lo scorso 6 agosto, durante la rievocazione dello sbarco di Don Govanni D’Austira, aveva creduto, o meglio sperato, che qualcosa di simile potesse accadere anche nei giorni successivi, tra quei viali un tempo culla del prestigio economico e sociale della città. Gli auspici, purtroppo, sono stati miseramente sconfitti dai fatti, evidenti ed inequivocabili. La decisione, adottata di concerto dal commissario Fabio D’Amore, dal Comune, dalla Provincia, dall’Autorità Portuale e dalla Camera di Commercio, di consentire ai messinesi l’ingresso gratuito, non ha sortito certo l’effetto immaginato. L’assenza di ticket non ha rappresentato un incentivo. Decisamente contenuto il numero di coloro che, nonostante tutto, forse più per questioni legate alla tradizione agostana, hanno voluto visitare la Campionaria. Una scelta di cui molti si sono persino pentiti: non tanto, o meglio non solo, per il basso livello degli stand espositivi, ma anche, anzi soprattutto, per la sensazione di dispiacere e di malinconia provata rispetto a ciò che era un tempo.
La rabbia, perché è anche questa la sensazione che attraversa la mente di quanti hanno veramente a cuore le sorti di Messina, va ben oltre i “contenuti” commerciali, che in questo momento preferiamo mettere in secondo piano. Il fastidio, quasi epidermico, è dipeso anche dal senso di dismissione, di abbandono, di indifferenza, da parte di chi, invece, avrebbe dovuto rendere quelle aree veramente “Internazionali”. Con una ricetta certo diversa dal passato. «Sono loro, i politici, che hanno rovinato tutto», hanno commentato molti messinesi dopo avere testato con mano il livello, o meglio il dislivello, di questa 73^ Campionaria. Un’edizione in cui, lo ribadiamo, non si è fatto nulla per rendere veramente appetibile il boccone. Se lo “sforzo” di regalare ai cittadini la fiera d’agosto, lo si è deciso di fare, sarebbe stato auspicabile che le istituzioni, mano per mano, e non facendosi lo sgambetto, avessero fatto un altro piccolissimo passo per rendere decente questo “dono”. La sensazione, invece, è opposta: nessuno lo afferma a chiare lettere, ma sembra quasi che sia Messina, anzi che siano i messinesi, a dover ringraziare i magnanimi benefattori della politica. Dimenticando però quest’ultimi, di aver privato la città, anno dopo anno, di uno dei tasselli più prestigiosi della sua storia, a causa di atteggiamenti ottusi e irresponsabili. Dall’altare alla polvere. (E.DEP)