Le proteste sono arrivate da più parti. Dalla politica, dai settori del mondo produttivo e dei servizi e dalle associazioni di categoria. Non ultimo, il presidente nazionale di Federbalneari, Vincenzo Lardinelli, ha rivolto al Governo Regionale un accorato invito a a fare un passo indietro rispetto ad un provvedimento definito “ingiustificato ed ingiustificabile che finirà col mettere in ginocchio un’intera categoria imprenditoriale che, in una terra votata al turismo, dovrebbe essere sostenuta e non vessata”.
L’Assessore Regionale all’Ambiente e Territorio, Maria Lo Bello, però, ha ribadito la volontà del Governo Regionale di mantenere l’aumento del 600% del canone demaniale marittimo decretato pochi giorni fa con provvedimento a firma del Presidente della Regione.
La Federazione delle Imprese Balneari di Messina ha fatto presente all’assessore Lo Bello che, in seguito allo spropositato aumento del canone demaniale, quattro concessionari messinesi su quattordici aderenti alla Federazione hanno già comunicato che non apriranno i loro stabilimenti.
“L’aumento repentino del 600% di un qualunque tributo – afferma il coordinatore provinciale di Federbalneari, Santino Morabito – è espressione di uno Stato fiscalmente incivile. In particolare, un tale aumento del canone demaniale è in contrasto con la Legge 15 del 2005 che stabilisce nel 10% l’incremento massimo dei nuovi canoni rispetto agli attuali. Inoltre, è da considerarsi illegittimo in quanto, prevedendo il Decreto la retroattività a partire dal 1 gennaio 2013, va a toccare rapporti economici e giuridici in corso di validità , rendendo carta straccia il piano economico-finanziario di ciascuna impresa balneare”.
L’aumento, secondo Morabito, crea una diversa gamma di problemi. “Negli ultimi due anni – prosegue – la Fiba di Messina, costituendo un consorzio per gli acquisti e stipulando accordi per calmierare i prezzi, si è adoperata affinché, in un periodo di grave crisi economica, le tariffe non subissero aumenti e le famiglie messinesi potessero continuare a usufruire dei servizi balneari a costi ragionevoli. Ancora una volta, però, la Pubblica Amministrazione si pone ad ostacolo dello sviluppo imprenditoriale non comprendendo neanche che i tempi delle imprese non possono coincidere con i tempi infiniti della Regione Siciliana e che a maggio ogni stabilimento balneare ha già pubblicizzato le proprie tariffe e raccolto prenotazioni ed abbonamenti su un prezziario basato su un piano economico che prevede un canone sei volte inferiore”.
La Federazione delle Imprese Balneari di Messina ha formalmente invitato la Confesercenti regionale ad investire della questione il proprio ufficio legale al fine di impugnare il Decreto del Presidente della Regione presso il Tribunale Amministrativo Regionale.