Teatro Vittorio Emanuele: finisce la luna di miele tra Cda e vertici dell’Ente

E’ finita la luna di miele nel Cda del Teatro Vittorio Emanuele.

Agli iniziali malumori dei due “ribelli” Totò D’Urso e Laura Pulejo si sono aggiunti nelle ultime sedute i mal di pancia di altri componenti del Cda dell’Ente.

Pomo della discordia un metodo, divenuto quasi “prassi” che sta relegando il ruolo del Cda ad un organo meramente ratificatore di decisioni prese dai vertici dell’Ente e che vengono spesso sottoposte all’esame dei consiglieri a cose fatte o a scatola chiusa. Il clima si è fatto più caldo nelle ultime settimane alla luce di alcuni provvedimenti,ma la “miccia” è stato lo spettacolo Comme un souvenir, andato in scena, ma i cui costi per la produzione sono stati messi all’ordine del giorno del Cda a 24 ore dalla prima. Insomma, a cose e a spese fatte. L’esame del provvedimento che riguarda l’aumento delle spese per la produzione è quindi slittato. Ma nel calderone di un clima arroventato c’è da mettere anche lo stop da parte dei revisori dei conti allo Statuto ed al regolamento predisposti dal sovrintendente Saija. Andiamo per ordine.

LA FINE DELLA LUNA DI MIELE NEL CDA

Dopo le “tempeste” dell’autunno scorso in merito al regolamento per le consulenze esterne, era rimasto soltanto Totò D’Urso, voce fuori dal coro, ad esprimere perplessità. Strada facendo però i malumori in seno al Cda si sono fatti più diffusi, man mano che alle sedute arrivavano ordini del giorno su decisioni già cotte e servite. La goccia che ha fatto traboccare il vaso è stato l’ordine del giorno della seduta dell’11 giugno: tra i punti in elenco risultava l’approvazione della produzione dello spettacolo Comme un souvenir e l’approvazione del regolamento foresteria. Quanto al punto relativo allo spettacolo di Micha Von Hoecke c’è da ricordare che il Cda nei mesi scorsi ha già approvato il progetto relativo e che pertanto i costi di produzione dello spettacolo rappresentano una voce in più arrivata sul tavolo dei consiglieri 24 ore prima del debutto, comportando anche la legittima domanda sul perché questi costi non siano stati indicati e compresi sin nel primo provvedimento, visto che si tratta di oltre 100 mila euro aggiuntive.

La seduta è saltata per mancanza di numero legale, fatto questo che ha mandato su tutte le furie il sovrintendente Antonino Saija, che ha convocato una riunione per il 13, quindi il giorno dopo la prima dello spettacolo, ricordando che all’ordine del giorno c’era anche lo storno per la variazione di bilancio da votare.

Stavolta però non erano i soliti D’Urso e Pulejo a porre domande, quanto piuttosto Giovanni Moschella con una nota con la quale esprimeva una serie di perplessità sia sul merito che sul metodo. Anche Giovanni Giacoppo ha tirato il freno, avanzando la richiesta di poter approfondire i provvedimenti, anche di natura economica, posti all’attenzione dei consiglieri.

Moschella si è soffermato sul ruolo del Cda e sui rapporti con il Presidente e il Sovrintendente. Il consigliere rileva come il preventivo di spesa per “Comme un souvenir” sia stato sottoposto al Consiglio il giorno prima del debutto nonostante l’Ente avesse già impegnato 120 mila euro destinate al laboratorio del maestro Von Hoecke. La somma, così come nel progetto approvato a suo tempo dal Cda comprendeva il compenso annuale per il maestro ed il costo per la realizzazione di due spettacoli finali e conclusivi del laboratorio. Strada facendo però “Comme un souvenir” a quanto pare finisce con lo sganciarsi dal laboratorio, dal momento che non risulta più essere uno spettacolo finale ma una produzione dell’Ente per la quale, 24 ore prima, si chiede al Cda di approvare la somma di altri 100 mila euro, facendo raddoppiare il costo complessivo. I 100 mila euro riguardano sia le spese per i ballerini che i rimborsi per viaggi a alloggi al Residence Umberto primo che l’allestimento tecnico. Le perplessità dei consiglieri riguardano il fatto che su queste somme successive il Cda non ha finora impegnato alcuna cifra, nonché che fine abbia fatto l’atto d’indirizzo sulle finalità didattiche e di intervento sul territorio che il laboratorio aveva stabilito.

Ma la vicenda è solo l’ultimo tassello di una serie di episodi che spingono i consiglieri a ritenere che il Cda del Teatro sia visto dai vertici come una sorta di ufficio ratifiche di decisioni prese da Saija e Puglisi, quando invece, soprattutto quando si parla di soldi, sarebbe opportuna una maggiore attenzione e condivisione. A proposito di questi ultimi due aspetti Giovanni Moschella pur condividendo la necessità di una programmazione diversificata, si sofferma su quelle che finora sono state previsioni ottimistiche relativamente alla Produzione estiva. Le spese previste infatti per la produzione estiva nei teatri di Verdura a Palermo, all’Arena Furnari ed a Taormina e sulla quale Tempostretto ha fornito le cifre (vedi articolo allegato) e gli incassi che ne dovrebbero scaturire, rappresentano il trionfo dell’ottimismo, a fronte di un trend sugli eventi di produzione targati Vittorio Emanuele che dovrebbe indurre quantomeno un po’ più di cautela. Il rischio sottolineato da Moschella (e condiviso da D’Urso) è che si faccia il passo più lungo della gamba compromettendo l’intero assetto fin qui raggiunto. Ulteriori perplessità sono espresse sulla struttura della Comunicazione, troppo concentrata nella redazione di una rivista che comporta costi (e che vanta uno staff da far invidia a intere redazioni). E se Saija nei mesi scorsi ha “rassicurato” il Cda su una percentuale di rientro pari al 30% delle uscite per la stagione estiva, è proprio quella cifra che non può far dormire sonni tranquilli. Più volte Moschella ha segnalato il rischio che un simile metodo finisca per esautorare il Cda che non ha più autonomia decisionale ma si trova costretto ad approvare decisioni spesso in una situazioni “d’emergenza”. Anche la vicenda del Regolamento della foresteria rientra in quest’ottica, dal momento che il Cda aveva disposto un atto di indirizzo salvo poi essere messo di fronte al fatto compiuto di dover approvare gli atti successivi, ovvero, la locazione di tre appartamenti e l’arredo senza poterne valutare i dettagli. I timori, ormai non più isolati, tra i consiglieri (a questo punto sono in 4 su 6 ad avere perplessità) è che il rischio sia di una pianificazione sbilanciata con un piano industriale che prevede entrate da proventi di botteghino non quantificabili e da possibili nuovi contributi al momento non verificabili, mentre nel frattempo la Regione ha decurtato i finanziamenti al punto da rendere necessaria la variazione del bilancio di previsione 2015.

LO STOP DEI REVISORI DEI CONTI

In questo quadro arriva la relazione dei revisori dei conti Pietro Ferrante, Lucia Mangione e Leonardo Coniglio, che nell’esprimere parere favorevole allo storno del bilancio di previsione 2015 danno lo stop allo Statuto ed al regolamento dell’Ente, in base ad una serie di perplessità peraltro già evidenziate nei mesi scorsi (vedi articolo allegato). A questo occorre aggiungere, a proposito della necessità di verificare se le previsioni delle entrate dagli incassi corrispondono alla realtà che i revisori scrivono: “sul quarto punto all’odg,verifica degli incassi fino alla data 31.5.2015, considerato che non sono disponibili i dati sugli incassi da botteghino aggiornati alla data odierna (8 giugno) si invita l’Ente a trasmettere al collegio con cadenza mensile i dati in parola così come peraltro già richiesto con il precedente verbale”.

Quanto al regolamento lo stop riguarda la necessità di tener conto della normativa regionale in materia ma anche alcuni punti che Tempostretto aveva evidenziato. I revisori si soffermano sull’art. 11 comma 3 a art. 12 lettera H spiegando come non si comprenda il perchè della necessità di autorizzazione delle spese superiori/inferiori ai 10 mila euro al di fuori degli atti di programmazione (la modifica lascia il potere al sovrintendente di effettuare spese fino a 10 mila euro senza autorizzazione del Cda) visto che non corrisponde ad un’esigenza reale. Tale funzione autorizzatoria – scrivono i revisori- andrebbe a contrastare il principio di separazione tra poteri di indirizzo politico e di gestione”. Statuto e regolamento inoltre devono essere approvati con decreto del presidente della Regione o dell’assessore su parere vincolante della giunta. Il regolamento di organizzazione inoltre non rispetta i principi generali della L.R.10 del 2000 e il principio della separazione dei poteri. La struttura complessa individuata fa riferimento a figure di rango dirigenziale attribuite a personale appartenente al comparto non dirigenziale e farebbe riferimento al sovrintendente che eserciterebbe la funzione di direzione dell’attività e di coordinamento in contrasto con le funzioni di organo alle quali il sovrintendente deve fare riferimento. A capo della struttura burocratica infatti non può che prevedersi una figura dirigenziale. “Ai dirigenti spetta l’adozione degli atti e dei provvedimenti amministrativi nonché la gestione finanziaria tecnica ed amministrativa mediante autonomi poteri di spesa, di organizzazione delle risorse.”

Ma c’è di più, perché i revisori paventano un aumento dei costi: “Qualora attuato il disegno come sopra delineato non potrebbe che comportare un aumento esponenziale dei costi legati alla retribuzione o al successivo potenziale contenzioso”. Bocciata anche la “conferenza di direzione” (che metteva in gioco anche il presidente della Provincia, attualmente commissariata) per il quale non sono esplicitate né la composizione né il funzionamento. “In ultimo si osserva che la struttura implicherebbe la creazione di ben 4 centri di responsabilità con il connesso appesantimento della gestione finanziario-contabile. Alla luce di queste considerazioni sia lo statuto che il regolamento devono essere oggetto di una profonda rivisitazione in armonia con le norme vigenti in materia”.

Rosaria Brancato