Interviste con Gino Sturniolo (figura storica del movimento No ponte), Santino Cannavò (presidente Uisp comitato territoriale Messina), Pietro Patti (segretario della Cgil di Messina), Domenico Siracusano (Partito democratico), Damiano Di Giovanni (rappresentante dell’Udu, Unione degli universitari).
MESSINA – Erano in tremila e forse di più ieri a Torre Faro al corteo no ponte. Una partecipazione vivace, pacifica, colorata e appassionata, tra musica e interventi finali. Il nodo politico è la richiesta che il governo nazionale abbandoni un progetto giudicato in primis troppo invasivo sul piano ambientale a favore di un altro modello di sviluppo.
Infrastrutture, servizi, alta velocità, valorizzazione dello Stretto sono tra i punti emersi durante le nostre interviste a esponenti politici e partecipanti alla manifestazione. Di sicuro, si tratta di un mondo che va ascoltato. Si tratta di una realtà che, da anni, porta avanti istanze di giustizia sociale ed economia sostenibile prive di un’adeguata rappresentanza nelle forze politiche.
Come giornale continueremo ad alimentare il dibattito delle idee. Un ruolo che spetta a una testata che fa della correttezza il proprio faro. Non avendo interessi in gioco, se non quelli di fornire un’infomazione adeguata a lettrici e lettori, possiamo pemetterci di scontentare chi di volta in volta vorrebbe che dessimo voce solo a una parte e non a un’altra.
Lo abbiamo già evidenziato: la valutazione ambientale, i quesiti sulla realizzazione e fattibilità tecnica, il piano economico, i dubbi sui tempi nella regione e nella città degli eterni lavori, le ricadute delle operazioni sul territorio in termini di disagi quotidiani: sono argomenti cruciali per un’analisi rigorosa del progetto ponte. Tema da sottrarre alla propaganda governativa e ai devoti del ponte a tutti i costi. Ma da sottrarre anche a un approccio troppo ideologico (il ponte non è la giustizia sociale né i diritti degli ultimi): è uno strumento da valutare sul piano tecnico nei suoi pro e nei suoi (non pochi) contro.
Facendo nostra la lezione contro il fanatismo di Amos Oz e contro le logiche amico/nemico, continueremo a svscerare contenuti e idee, tenendoci lontani dall’impostazione troppo propagandistica del ministro Salvini e del governo.
Il centrodestra ha fatto del ponte una sorta di riedizione del milione dei posti di lavoro di berlusconiana memoria, senza favorire un’analisi rigorosa di luci e ombre. Troppi gli slogan e gli annunci.
Tuttavia, ci terremo distanti anche dal timore di non poterne verificare gli eventuali aspetti positivi, o da prendere in considerazione, perché al manicheismo contrapponiamo il rigore e la valutazione dei fatti. Il dibattito continua e porta in eredità un corteo, quello di Torre Faro, che ha sollevato temi non nuovi ma che dovrebbero essere centrali nell’agenda nazionale e regionale.