Costruire in Italia la prima centrale geotermica offshore (in mare aperto) del mondo, attraverso lo sfruttamento del calore racchiuso nel vulcano sommerso piu’ grande d’Europa: il Marsili. Un progetto straordinario che Focus, il mensile Gruner+Jahr/Mondadori diretto da Sandro Boeri, racconta in esclusiva nel nuovo numero in edicola, con documenti e pareri fino ad oggi inediti.
Il Marsili, 70 km di lunghezza, 30 di larghezza e un’altezza di 3.000 metri, e’ un colosso situato a 140 km a nord della Sicilia, e la sua vetta rimane 450 metri sotto la superficie del Mar Tirreno. Si tratta di un vulcano la cui attivita’ geologica e’ al centro di alcune ricerche: l’ultimo monitoraggio sara’ presto integrato, come anticipa Focus, da nuovi studi che inizieranno nella primavera del 2011.
Il Marsili infatti puo’ diventare una preziosa fonte di energia pulita, rinnovabile, e praticamente inesauribile per il nostro Paese.
Protagonisti di questa avventura sono la societa’ privata Eurobuildings, che opera nel campo dell’ingegneria naturalistica, promotrice del progetto, e un comitato scientifico formato dall’Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia, dal Centro di ricerche e studi sperimentali per le Geotecnologie dell’Universita’ di Chieti, dall’Istituto di scienze marine Ismar del Cnr e dal Politecnico di Bari.
Il progetto – autorizzato dal ministero per lo Sviluppo economico – usa le piu’ moderne attrezzature per la ricerca sottomarina. -Abbiamo analizzato le anomalie dei campi magnetici e della forza di gravita’ e ascoltato i suoni delle onde sismiche con speciali idrofoni – spiega a Focus Giuseppe D’Anna, ricercatore all’Ingv -. Tra poco sapremo anche localizzare con precisione le attivita’ vulcaniche e sismiche dell’area sottomarina del Marsili-.
I lavori per realizzare il primo pozzo geotermico in mare della storia potrebbero iniziare nel 2012, mentre il progetto prevede, entro il 2015, la costruzione di 4 centrali galleggianti in grado di fornire energia sufficiente per 700 mila persone, il tutto per un investimento di 1,96 miliardi di euro. Entro 30 anni, riporta infine Focus, altre fonti di calore nelle acque del Tirreno potrebbero essere utilizzate coprendo, secondo alcune stime, il 10 per cento dei consumi di energia nazionale.