A parte l’ultimo evento di pioggia mista a neve nella notte tra il 14 e il 15 Febbraio 2009, con accumuli solo sui sobborghi collinari sopra i 100 metri, (in città verso le 03:00 si imbiancarono solo i tetti e gli alberi), Messina da oltre dieci anni, dal 30 Gennaio 1999, non vede una nevicata con rilevanti accumuli al suolo.
Eppure, al contrario di quanto erroneamente si pensa tuttora, il capoluogo peloritano, a differenza di tante altre località costiere della Sicilia e dell’Italia meridionale, non è poi cosi poco avvezzo alle visite della “dama bianca”.
La media di nevicata con accumulo sulla città peloritana si aggira di solito in un evento ogni 7-8 anni, anche se negli anni passati, specie fra la fine del 1800 e l’inizio del 1900 le nevicate erano molto più frequenti rispetto ad oggi.
Dagli inizi del novecento ad oggi sono decine e decine gli eventi nevosi (sia con accumulo che semplici fioccate “coreografiche”) che hanno interessato Messina e la sua ben più vasta periferia, con episodi veramente importanti che hanno trasformato temporaneamente la città dello stretto in una sorta di Stoccolma siciliana.
Nel lontanissimo Febbraio 1895 straordinarie bufere di neve sconvolsero tutto il territorio siciliano, comprese le coste più meridionali e la parte sud-orientale dell’isola, sovente sempre più miti, con accumuli anche sui 40-50 cm. di neve fresca lungo le coste.
Allora anche Messina e Reggio, cosi come Catania, Siracusa, Agrigento, Trapani e Palermo, furono sepolte da oltre 30-40 cm di neve fresca in 48 ore di fila di nevicate.
Durante le bufere a Messina fu registrata una minima assoluta di ben -2.4° (-2.3° a Reggio Calabria), valore davvero straordinario ma che non potrà mai essere riconosciuto come un dato ufficiale per la storia climatologica cittadina visto che a quel tempo non era possibile verificare l’affidabilità degli strumenti in dotazione al vecchio osservatorio cittadino (idrografo).
Le forti nevicate del Febbraio 1895 crearono tantissimi disagi in tutta la Sicilia, con molti centri e città isolate per giorni, e molte vittime a causa delle bassissime temperature e delle intense gelate che non risparmiarono neanche le località costiere.
Passando al Novecento non meno rilevanti sono le grandi nevicate che nel Gennaio del 1905 investirono nuovamente tutta la Sicilia, nevicò con accumulo persino nella località di Cozzo Spadaro, nel profondo sud-est dell’isola, ritenuto da sempre uno dei posti meno nevosi dell’Italia.
La neve copri anche Messina per diversi giorni, causando i soliti disagi, mentre in riva allo stretto si misuravano minime fino a -0.5° a livello del mare.
Molto importante fu anche l’insolito nevicata che si è abbattuta nel Gennaio 1909 sopra le macerie della città -dilaniata- dal catastrofico sisma del 28 Dicembre 1908.
La fitta nevicata (non ricordiamo la data precisa) lasciò un sottile manto bianco (pochi centimetri) sopra le rovine di una città completamente distrutta da una delle più gravi tragedie della sua storia più recente.
Nonostante il freddo e le nottate passate al ghiaccio i superstiti messinesi videro quell’insolita nevicata come un segnale di buon auspicio per il futuro e per una pronta ricostruzione della città.
Per vedere però delle nevicate di grande portata dobbiamo arrivare fino alle storiche -invernate- del gelidissimo Febbraio 1929, uno degli inverni più rigidi dell’intero Novecento.
Cosi come molte aree dell’Europa e d’Italia anche la città dello stretto fu colpita da autentiche bufere che lasciarono notevoli accumuli fin le spiagge.
Nel Febbraio del 1929 Messina fu interessata da una serie di intense nevicate che seppellirono tutti i sobborghi collinari della città e il centro, con depositi fino a 10-15 cm a livello del mare.
Se già in città il manto bianco superava i 10-15 cm sui villaggi collinari gli accumuli arrivavano fino a 40-50 cm per superare abbondantemente il metro sui colli che sovrastano la città.
Il manto nevoso era talmente spesso da favorire persino, nelle giornate più ventose, il fenomeno dello -scaccianeve basso-, ossia i turbini di neve che vengono sollevati dal vento, un evento atmosferico davvero inedito per il mite clima dello stretto.
Ancora oggi molti anziani ricordano quelle grandi nevicate di quei giorni e i tantissimi danni economici che causarono al settore agricolo.
Nei villaggi notevoli furono le ripercussioni nei raccolti e nelle piantaggioni di agrumi che rappresentavano una delle principali fonti di sostentamento dell’economia locale.
Il suolo innevato favori anche temperature molto basse per giorni e giorni, tanto che nelle zone interne come nei sobborghi e lungo i paesi collinari, il termometro scendeva abbondantemente sotto gli 0°.
In città le temperature registrate dall’osservatorio meteorologico, posto in pieno centro, non scivolavano mai sotto i -0.1°.
Il gelo era talmente intenso tanto da far ghiacciare persino i tratti a monte delle principali fiumare che attraversano il capoluogo peloritano, regalando scenari davvero unici e incredibili per i messinesi e non.
La gran neve caduta sui Peloritani rimase per mesi (cosa un pò insolita), fino ad Aprile e ai primi giorni di Maggio, prima di essere fusa definitivamente dai primi tepori primaverili.
Un’altra -invernata- particolarmente tosta fu quella che colpi la città nei primi giorni del Marzo 1949, fra giorno 4 e giorno 6.
In quei giorni Messina fu investita in pieno da una corrente di aria gelidissima che dopo essersi umidificata per bene sopra le acque del basso Tirreno ha scaraventato in riva allo stretto forti rovesci nevosi che imbiancarono ogni angolo della città, dalla zona nord all’estremo sud, lasciando ben 10-15 cm fino alle spiagge.
Messina, come molti altri centri di Calabria e Sicilia (vedi Palermo), in quelle giornate si rese irriconoscibile, assomigliava più a una capitale nordica che ad un tipico centro del Mediterraneo.
I colli e tutti i principali villaggi collinari dei Peloritani furono letteralmente sommersi da vere e proprie -badilate di neve- che impedirono per settimane alcun tipo di comunicazione con il centro cittadino.
Oltre alle nevicate intermittenti il forte vento settentrionale e le gelate aggravarono ancora di più la situazione.
Proprio in quei giorni, il 5 Marzo del 1949, quando l’intera città era sotto un denso strato di neve fresca, si registrò la minima assoluta più bassa mai archiviata nel corso dell’ultimo secolo, con il termometro crollato a -0.2°.
Mai più a Messina sarà registrata una temperatura minima negativa inferiore a tale valore e si tratterà pure dell’ultima gelata a livello del mare in riva allo stretto lungo la costa messinese.
Sempre nel Marzo del 1949 considerevoli le minime, entrambi di +0.2°, segnate rispettivamente il 4 e il 6 di quel mese.
Sicuramente quelle del Febbraio 1929 e del Marzo 1949 verranno ricordate come le nevicate più forti che hanno colpito Messina e il suo vasto hinterland nell’ultimo secolo.
Dopo il 1949 risaliamo ancora poco meno di una decina di anni per arrivare al Febbraio 1956, anche quella annata fu micidiale.
Infatti nel Febbraio del 1956 si registrò una ondata gelida talmente potente che portò in contemporanea la neve (con accumuli) in tante città come Messina, Reggio Calabria, Catania, Siracusa, Palermo, Trapani e Agrigento che videro peraltro rovesci e temporali di neve. Mazara del Vallo, Sciacca e Licata erano tutte imbiancate. Anche Messina ricevette la sua dose di neve fresca con accumuli omogenei un pò su tutto il territorio peloritano. Gli accumuli si aggiravano attorno i 5-10 cm, ma oltre 20-30 cm avevano ricoperto le colline che circondano l’area attorno il centro di Messina.
In molti, soprattutto i messinesi ultracinquatenni, ricorderanno ancora la spettacolare nevicata del Gennaio 1962, anche allora Messina, dopo una serie di rovesci di acqua/neve, basto un lieve calo termico per far attaccare la -dama- sui tetti, sugli alberi e lungo le strade del centro città, regalando ancora una volta dei paesaggi nordici molto insoliti per quella che fino a qualche anno addietro veniva definita la città cuore e il punto più centrale del Mediterraneo. Causa l’intermittenza delle precipitazioni gli accumuli variavano da quartiere a quartiere, tanto che vi erano zone dove il manto bianco non superava i 2-3 cm, altre in cui si andava verso gli 8-10 cm.
La neve al suolo rimase solo per pochi giorni.
Nel Gennaio 1963 una nuova nevicata colpi di nuovo l’area dello stretto, stavolta lasciando accumuli un pò più esigui rispetto all’episodio precedente dell’anno prima. Sta di fatto che nel giro di un solo anno Messina vide due nevicate con accumulo e non che sia una cosa frequente, anzi tutt’altro.
Andando sempre più vicini ai giorni nostri anche nel Gennaio 1979 la città peloritana fu nuovamente imbiancata da una serie di rovesci nevosi, caduti con temperature di poco positive (+3° +2°), con un deposito che in pieno centro si attestò sui 4-5 cm. Pure le spiagge e i litorali si dipinsero temporaneamente di bianco. Ma a differenza delle altre volte stavolta i fenomeni avrebbero favorito la zona sud di Messina con accumuli più consistenti tra i litorali di Contesse, Pistunina, Tremestieri, Mili e Galati marina (probabilmente perchè furono interessati da locali fenomeni temporaleschi). Anche in questo episodio il manto nevoso rimase per pochi giorni prima di essere rapidamente sciolto dal repentino rialzo termico sul finire dell’avvezione fredda.
Prima del 1999 una nuova nevicata interesserà l’area messinese nel Dicembre 1988, in quei giorni si imbiancarono pure le città di Palermo, Catania, Siracusa e la stessa dirimpettaia Reggio Calabria. Alla fine in città si vedranno circa 1-2 cm, mentre molte altre zone, specie quelle più a sud, rimarranno senza accumuli significativi.
Chi si potrà dimenticare mai, soprattutto fra le memorie dei giovani messinesi, la magica nevicata che in quel sabato pomeriggio di quel 30 Gennaio 1999 tinse di bianco per l’ultima volta la città peloritana, per la gioia di grandi e piccini. Quel giorno però bisogna ricordare che dopo un intero pomeriggio di pioggia mista a neve seguita da rovesci di neve pura (seppur molto bagnata), con temperatura sui +2°, solo l’estrema periferia nord, dall’Annunziata fino a Ganzirri e Torre Faro, vide un accumulo sui 2-3 cm a livello del mare. In centro e nei villaggi della zona sud le temperature di poco positive e le precipitazioni meno abbondanti, rispetto alla riviera nord, non hanno agevolato un accumulo significativo, anche se bastava fare qualche centinaio di metri verso l’interno per vedere i primi depositi consistenti già a partire dai 50-100 metri. I colli e l’intera dorsale dei Peloritani era stata interamente sepolta dalla neve, già a 500 metri si registravano oltre 50 cm di accumulo, mentre a Dinnamare e sulle vette limitrofe si superava abbondantemente il metro di altezza in diversi punti. Ancora più rilevanti furono le nevicate che colpirono tutta la fascia tirrenica siciliana da Palermo fino a tutti i litorali della provincia messinese, dove nessun comune o centro balneare fu risparmiato. Come possiamo ben notare gran parte delle nevicate storiche che hanno colpito la città di Messina si sono realizzate proprio nella parte centrale o sul finire della stagione invernale, tra i mesi di Gennaio e Febbraio, anche se non sono mancati eventi tra fine Dicembre e la prima decade di Marzo.
Quasi tutti gli eventi nevosi che hanno colpito lo stretto sono attribuiti allo sviluppo di profonde aree depressionarie che vanno a collocarsi tra il mar Ionio (Ionio low), golfo di Taranto e più raramente sul Canale d’Otranto tra il nord della Grecia e le coste albanesi. Con questa peculiare collocazione le basse pressioni riescono ad aspirare masse d’aria molto gelide dalle lande ghiacciate dell’Europa centro-orientale, tavolta persino dalla Russia o Siberia (in tal caso ci troviamo dinnanzi aria gelidissima). L’aria gelida da nord-est, dopo aver invaso l’Adriatico, scavalca la dorsale dell’Appennino meridionale per tracimare liberamente sul mar Tirreno raggiungendo l’area dello stretto sotto forma di freddi venti di Maestrale e Tramontana che comportano drastiche riduzioni di temperatura e il conseguente avvento dei fenomeni nevosi fin dalle basse quote.
Un altro fenomeno molto influente sulle nevicate messinesi è il noto -Tirreno Effect- che ha molte analogie con il più famoso -Lakes Effect- nord-americano. I venti gelidi di provenienza balcanica una volta transitati sopra le più miti acque superficiali del basso Tirreno si umidificano e determinano possenti contrasti termici, creando un fortissimo gradiente termico verticale (notevoli differenze di temperatura in seno alla colonna d’aria). A causa dei fortissimi contrasti termici, tra l’aria gelida in quota e la più temperata superficie marina tirrenica, si attivano violenti moti convettivi (moti ascensionali) che costruiscono imponenti addensamenti nuvolosi a sviluppo verticale (cumuli e cumulonembi) capaci di apportatore forti rovesci e violente manifestazioni temporalesche che date le bassissime termiche (in tali circostanze) hanno prevalente carattere nevoso fino alle coste. Ciò si concretizza soprattutto quando in quota prevale un teso flusso nord-occidentale che propaga gran parte dei nuclei precipitativi convettivi verso la fascia peloritana e l’area dello stretto, dove si fa sempre il carico di precipitazioni.
Negli ultimi anni il vistoso crollo della nevosità in riva allo stretto, come in molte altre località dell’Italia meridionale, è da imputare a diversi e variegati fattori, tra cui l’assenza delle congeniali configurazioni appena descritte (Ionio low) e l’aumento della temperatura media delle acque superficiali del Mediterraneo. Malgrado tutto ciò quest’anno l’avvio sparato della stagione invernale pare che voglia preannunciarci qualcosa di grosso pure per le regioni meridionali e chissà se non toccherà nuovamente alla nostra Messina…
Daniele Ingemi – Redazione MeteoWeb.it