E’ stata presentata a Firenze la XVII edizione di Ecosistema Urbano, l’annuale ricerca di Legambiente e Ambiente Italia sullo stato di salute ambientale dei comuni capoluogo italiani realizzata con la collaborazione editoriale del Sole 24 Ore. Come illustrato dai responsabili dell’analisi, è di nuovo allarme ambientale nelle grandi città italiane. Con l’unica eccezione di Torino tutti i centri urbani del Paese con più di mezzo milione di abitanti vedono peggiorare il loro stato di salute.
Nel dato complessivo Messina guadagna una posizione rispetto al 2009. La città dello Stretto infatti, si piazza al 95° posto rispetto al 96° di un anno fa. Menzione negativa particolare ancora una volta per la raccolta differenziata, ultimo posto con il 3,3%, vicino a Siracusa (3,8%) e Palermo (3,9%). Valutazione sfavorevole anche per quanto riguarda le Zone a traffico limitato, con Messina ultima insieme ad altre dieci città.
Secondo l’indagine vanno decisamente peggio Catania e Palermo, inserite nella lista delle “recidive”. Anche in questa diciassettesima edizione della ricerca infatti, le ultime classificate sono tutte del Sud, le due siciliane e la calabrese Crotone. Palermo passa dal novantesimo posto dello scorso anno al terzultimo, scendendo di ben undici posizioni. Nell’aria infatti la città sicula peggiora le medie di No2 e Pm10, mentre migliora un po’ nei giorni di superamento dei limiti per l’Ozono. Migliorano impercettibilmente i consumi idrici ma aumentano le perdite della rete idrica (dal 47% al 49% attuale). Pesante flessione anche nei passeggeri sul trasporto pubblico (dai 110 viaggi per abitante all’anno nel 2009 agli appena 44 di questa edizione). -Praticamente inesistenti piste ciclabili, isole pedonali e ztl – si legge nella scheda -, così come immobile ci pare la situazione relativa alla gestione e lo sviluppo delle energie rinnovabili, ed è tra le ultime per metri quadrati di verde urbano destinato ai cittadini. Crescono poi anche i consumi di carburanti nei quali Palermo lo scorso anno eccelleva-. Maglia nera 2010 è Catania, 103ª. Grande città che negli ultimi anni è lentamente peggiorata nelle performance ambientali: era infatti 94ª tre edizioni fa, 101ª due anni fa e già ultima lo scorso anno. -Il quadro complessivo ci dice che Catania ha una qualità dell’aria non ottimale – spiega Legambiente -, perdite della rete idrica che arrivano al 50%, alti consumi idrici procapite, una depurazione che copre poco più del 20% dell’utenza, un trasporto pubblico scarsamente utilizzato, sempre più auto in circolazione, una elevata produzione di rifiuti, una percentuale ridicola di rifiuti raccolti in maniera differenziata, pochissimi centimetri di suolo urbano destinati a pedoni, ciclisti e ztl e meno di 5 metri quadri di verde per ogni abitante (sono 4,79 mq/abitante)-. Unica nota di colore nel grigiume è rappresentata dai metri quadrati di solare termico installati su edifici comunali ogni 1.000 abitanti, indice nel quale Catania anche quest’anno si conferma quinta assoluta con 4,77 metri quadrati installati ogni 1.000 abitanti.
Osservando la classifica delle migliori invece, sul podio troviamo Belluno, Verbania e Parma. Poi Trento, Bolzano e Siena, La Spezia, Pordenone, Bologna e, a chiudere la top ten, Livorno. Tra i primi quaranta capoluoghi 5 le città meridionali (erano 4, ma tra i primi 42 lo scorso), due delle quali campane. La conferma di Salerno (19ª, era 34ª nella passata edizione) e la comparsa di Avellino (29ª, 80ª lo scorso anno) avviene principalmente per un impressionante balzo in avanti nei numeri della raccolta differenziata dei rifiuti, messo insieme a performance complessivamente buone. Come detto anche i grandi centri sono in caduta libera: Genova, 32ª (era 22ª nella scorsa edizione); Milano, 63ª (ma 46ª lo scorso anno); Roma, 75ª (era 62ª); Napoli, 96ª (era 89ª). Nel complesso i nuovi numeri dei principali comuni capoluogo di provincia d’Italia ci dicono che restano al palo le isole pedonali, le zone a traffico limitato e il verde, si conferma scarsamente utilizzato il trasporto pubblico, mentre crescono le immatricolazioni di automobili. Non si muove quasi la capacità di depurazione delle acque reflue, così come non diminuiscono sostanzialmente le perdite delle reti idriche.
-La vera emergenza nelle nostre città – ha dichiarato il presidente nazionale di Legambiente Vittorio Cogliati Dezza – è rappresentata spesso dalla scarsa lungimiranza, dalla mancanza di coraggio e di modernità da parte di chi le governa. Perché se è vero che lo Stato investe pochissimo nelle infrastrutture per il trasporto pubblico urbano, questo non può diventare l’alibi per l’immobilismo delle grandi città che oggi invece potrebbero rappresentare il fulcro del cambiamento, approntando da subito interventi sostanziosi quasi a costo zero. Dobbiamo guardare all’Europa. Il road pricing a Londra per esempio, con il pedaggio per le automobili in una vasta area del centro, ha ridotto il traffico del 21%, fatto salire del 6% il numero di passeggeri del trasporto pubblico e portato nelle casse comunali un introito di oltre 150 milioni di euro l’anno da reinvestire nella mobilità sostenibile. Barcellona ha puntato sulla rete su ferro e Parigi ha alleggerito il traffico puntando sul Bike sharing, con decine di migliaia di biciclette a disposizione di cittadini e turisti in tutta la città-.
Ecosistema Urbano è realizzata attraverso questionari e interviste dirette ai 103 comuni capoluogo di provincia e sulla base di altre fonti statistiche, con informazioni su 125 parametri ambientali per un corpus totale di oltre 125mila dati. I dati di questa edizione del rapporto fanno quindi prevalentemente riferimento all’anno 2009. (Cliccando download la classifica completa e i podi dei migliori e dei peggiori parametro per parametro)