Specie mai osservate nei mari italiani, dal corallo nero alle gorgonie, fino ai piccoli di squalo bianco. Sono i risultati del progetto “Biodiversità Canale di Sicilia”, programma di ricerca finanziato dal Ministero dell’Ambiente, della Tutela del Territorio e del Mare e svolto da un gruppo di ricercatori dell’ISPRA (Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale). Il progetto è iniziato nel 2009 e si concluderà quest’anno: tra le specie individuate, la bellissima gorgonia arancione a forma di candelabro Elisella paraplexauroides, quella a frusta Viminella flagellum, entrambe mai osservate nei mari italiani, e intere pareti rocciose ricoperte dalla piccola e rarissima gorgonia Switia pallida. Durante le esplorazioni sono emersi numerosi siti caratterizzati da varie specie di corallo nero, il famoso Antipathella subpinnata e i più rari Antipathes dichotoma e Parantipathes larix, oltre al falso corallo nero Savalia savaglia. A circa 350 metri, nei tratti più profondi del Canale di Sicilia, sono stati scoperti numerosi reef di corallo fossile costituiti per la maggior parte da Lophelia pertusa e Madrepora oculata, specie che nel passato costituivano vere e proprie barriere coralline simili a quelle che oggi si possono vedere nel Mar Rosso.
Le isole di Pantelleria, Lampedusa e Linosa rappresentano veri santuari della biodiversità, il cui ruolo per la riproduzione del grande squalo bianco, per l‘alimentazione delle balenottere e per la riproduzione delle tartarughe marine è ormai riconosciuto.
Queste isole, come ricorda il responsabile del progetto Simonepietro Canese, dell’ISPRA, sono “in mezzo al Canale di Sicilia, punto d’incontro tra il bacino orientale e quello occidentale dove confluiscono quindi sia le specie di origine atlantica sia quelle che risalgono dal Golfo di Suez”. Il canale di Sicilia rappresenta perciò un “punto privilegiato per la biodiversità del Mediterraneo”.
Un’area di incredibile ricchezza naturale, quindi, che oggi è però a rischio, visto che di recente sono state avviate trivellazioni che hanno individuato ricchi giacimenti petroliferi nella zona di Pantelleria e in altri tratti del Canale di Sicilia. L’istituzione dell’area marina protetta prevista per Pantelleria impedirebbe questo tipo di operazioni, almeno in prossimità dell’isola. Infatti, Canese precisa che “secondo la legge italiana non si può effettuare nessuna attività di prospezione ed estrazione di idrocarburi a meno di 12 miglia da qualsiasi area di protezione”.Questa iniziativa andrebbe affiancata dalla creazione di aree di tutela di alto mare nel Canale di Sicilia, in modo da proteggere la Biodiversità marina e garantire una barriera per tutte le attività di esplorazione e sfruttamento petrolifero.
Nell’ambito del progetto sono stati utilizzati strumenti ad alta tecnologia, come il robot sottomarino (ROV) che ha permesso di esplorare l’ambiente fino a 500 metri di profondità e di catturare immagini in alta definizione di pesci e coralli mai osservati prima nel loro ambiente naturale. Sono stati poi adoperati trasmettitori satellitari e acustici per studiare gli spostamenti e le migrazioni di mante, cernie e dentici.