Qualche mese dopo aver vinto le elezioni nel Comune di Milazzo, il neosindaco Giovanni Formica si trovò fra le mani un’occasione unica. Il 22 luglio 2015 il TAR di Catania annullava infatti la dichiarazione di dissesto finanziario della precedente amministrazione Pino, che in tre anni aveva portato nuovamente il Comune al pareggio di bilancio, a causa di un vizio di forma. Formica, storico avversario del dissesto, ebbe così l’opportunità di ripartire da zero, ricalcolando debiti e bilanci; ma, soprattutto, mettendo in campo quell’alternativa che, paventata con forza in campagna elettorale, lo aveva portato fino allo scranno più importante della città mamertina.
A poco più di un anno di distanza, quell’alternativa è naufragata insieme al Piano di riequilibrio, che l’amministrazione Formica avrebbe dovuto presentare in Consiglio Comunale il 28 luglio scorso. E che, invece, è rimasto nei cassetti, in favore di quella che sembra ormai una soluzione inevitabile: il dissesto, il cui fantasma è tornato ad aleggiare a Palazzo delle Aquile. A prevederlo è la stessa delibera con cui, il 30 aprile, l’amministrazione comunale chiedeva 90 giorni di tempo per redigere il Piano di equilibrio, sottolineando però che, decorsi i termini, si sarebbe proceduto “alla revoca della procedura di riequilibrio avviata ed all’immediata dichiarazione di dissesto dell’Ente”.
E, adesso, cittadini e consiglieri si chiedono se davvero fosse possibile percorrere una strada alternativa al dissesto o se si sia trattato di un bluff, di una delle promesse-spot di Formica. Non sono bastati mesi di revisioni dei bilanci, di debiti dentro e fuori bilancio, esistenti o calcolati chissà come, per sbrogliare la matassa.
Un anno di passione
Stiamo cercando di accedere a un fondo, istituito nel 2013 dal ministero dell'Interno, che ci permetterà di ripianare i debiti di Milazzo liberi dai vincoli del dissesto, ripagando tutti i creditori fino all'ultimo centesimo”. Così parlava Formica il 4 agosto scorso, in una conferenza stampa indetta per spiegare quale strada avrebbe percorso la nuova amministrazione dopo l'annullamento del dissesto da parte del TAR di Catania. Quello che sembrava un percorso definito, tuttavia, si rivela presto un sentiero ancora da tracciare.
In principio fu un mutuo agevolato trentennale, concesso dal Ministero. “Non saremo obbligati a mantenere al massimo le tasse comunali, né avremo prescrizioni da adottare; il mutuo ha un tasso agevolato, e verrà distribuito su 30 anni; inoltre, pagheremo tutti i creditori, fino all'ultimo centesimo, e la speranza è di riuscirci entro l'anno” – dichiarava Formica, con sicurezza e competenza. Intanto iniziava il balletto delle cifre: ad agosto, l’amministrazione stimava i debiti del Comune mamertino in circa 26 milioni di euro, invece che 60, come dichiarato dall’ex sindaco Pino.
Al 30 settembre 2015, la situazione appariva già più complessa. Dopo l’annullamento del dissesto, si era infatti riattivato l’Organismo Straordinario di Liquidazione, che aveva ricalcolato – e confermato – debiti per circa 61 milioni di euro. “Un dato incontrovertibile” per Formica, che annunciò ulteriori accertamenti riguardo la situazione contabile dell’ente, vista la necessità di ricalcolare quattro anni di bilanci comunali. La nuova situazione rese più cauto il primo cittadino che, a proposito delle possibili alternative al dissesto, dichiarava: “Al momento non c’è nessuna ipotesi di percorso da seguire, sino a quando non avremo una fotografia chiara della situazione contabile. Siamo tornati al 2011, quando gran parte del precedente Consiglio comunale, prima di dichiarare il dissesto, chiedeva di avere un quadro della situazione”.
Intanto, a Milazzo arrivavano i fondi del mutuo agevolato trentennale: 8 milioni e 400 mila euro per pagare i debiti certi e immediatamente liquidabili. “Pagheremo i primi debiti entro l’Epifania” – annunciava Formica. Ma, passato il 6 gennaio, di pagamenti non c’è traccia; anzi, non è chiaro nemmeno chi siano i creditori, e chi tra loro abbia eventualmente la precedenza. Per avere una situazione più definita sarebbe stato necessario attendere la fine del riaccertamento dei residui di bilancio.
E proprio dal riaccertamento arrivò una clamorosa sorpresa. Molti dei debiti del Comune di Milazzo sarebbero stati semplicemente inesistenti. “Su 218 debiti esaminati, è emerso che 136 sono debiti inesistenti, per un importo pari a € 929.998,05, mentre 102 sono i debiti “veri” per un ammontare di € 1.131.747,68” – spiegava Formica – “dunque, già sulla base di questo parametro verificato, risulta una differenza di quasi un milione di euro, quantificato e invece non dovuto". Dichiarazioni che scatenarono l’ilarità dell’opposizione: “Il sindaco sta dicendo che gli uffici, nel corso degli anni, avrebbero posto in essere delle determine di liquidazione che non stavano né in cielo né in terra, favorendo così alcuni cittadini che, complici, avrebbero inventato di sana pianta un credito nei confronti del Comune. Un vero e proprio sistema criminale che vedrebbe coinvolti uffici, dirigenti e ragionieri. Manca solo la quantificazione, un numero preciso che possa dare l’idea della portata di questa vera e propria associazione dedita a truffare i cittadini milazzesi".
La speranza che i debiti del Comune fossero semplicemente inesistenti, tuttavia, naufraga presto. 218 debiti esaminati, su un totale di 5159, non sono un campione attendibile; e, così, in città aumentano i disagi legati alla mancata erogazione dei servizi essenziali, a causa dell’assenza di soldi e bilanci. A marzo Milazzo si ritrova ad affrontare l’emergenza rifiuti e la proroga, a carico dei Comuni, del servizio di Trasporto Pubblico Locale. Una situazione che, senza bilanci, è impossibile da sbrogliare. Così l’amministrazione naviga a vista, a suon di ordinanze sindacali; e, intanto, si allontana la possibilità di una soluzione indolore per la situazione debitoria del Comune.
Il 30 marzo arriva in Consiglio Comunale la richiesta, da parte dell’amministrazione, di aderire alla procedura di riequilibrio finanziario. Il Consiglio approva la delibera, lasciando così alla Giunta 90 giorni per redigere il Piano di riequilibrio. È l’ultima opportunità per il Comune mamertino; le vicende finanziarie della città del Capo mettono con le spalle al muro l'amministrazione, stretta nella morsa dei creditori che, dopo l’annullamento del dissesto, sono tornati alla carica.
Con la scadenza del termine di 90 giorni, tuttavia, anche la possibilità di un Piano di riequilibrio sembra ormai abbandonata. Così il sindaco Formica, uno dei principali avversari del dissesto, sarà presto costretto a valutare l'opzione, probabilmente l’unica rimasta per risanare le casse dell’Ente. Una situazione paradossale, che ha il sapore di una nemesi. “Ora al sindaco toccherà dichiarare il dissesto finanziario, con con una giunta in cui siede uno dei maggiori ricorrenti contro il dissesto, e con l’appoggio politico di chi era contro il dissesto. E tutto questo dopo che, per tre anni, la precedente amministrazione è stata accusata di aver votato un dissesto inutile, ed è stata avversata dal Consiglio Comunale in tutti i modi possibili” – scrive Pippo Midili, ex assessore al Bilancio, togliendosi qualche sassolino dalla scarpa.
Bisognerà aspettare settembre per avere qualche novità sul futuro finanziario del Comune di Milazzo; lo scenario più probabile sembra essere, tuttavia, lo stesso che ha caratterizzato il periodo 2012/2015, quello del default gestito dall’amministrazione Pino, con il Consiglio Comunale esautorato dalle sue prerogative e la presenza di un Commissario straordinario. Non solo la Giunta potrebbe ritrovarsi a gestire un default dopo averlo avversato per anni, ma anche i consiglieri comunali rischiano di ritrovarsi ancora una volta estromessi dal loro ruolo, dopo aver anch’essi lottato (in maggioranza) contro il dissesto. E a qualcuno, adesso, viene il dubbio che quella del dissesto non fosse un’idea campata in aria. E che, intanto, Milazzo abbia perso del tempo prezioso nella strada verso il risanamento.
Giovanni Passalacqua