Cronaca

“Amnesia”, trilogia sulla coppia con il Teatro dei Naviganti

MESSINA – In scena “Amnesia”, oltrechè nei canonici giorni della Rassegna “Doppia Replica” dei Magazzini del Sale, anche il precedente venerdì 22,per soddisfare la domanda e fronteggiare l’afflusso. La pièce, a mio avviso nel solco delle pregresse “Temporanea dimora” e “Menù straordinario”, tutte dirette (magnificamente) da Stefania Pecora e interpretate senza la minima sbavatura da Orazio Berenato e Chiara Trimarchi (impeccabili), al suo felice debutto, è una splendida produzione del Teatro dei Naviganti.

Quasi… una trilogia a chiudere questa performance più intimista sulla coppia e sulle dinamiche che la governano

Il “focus” è in questo caso su una coppia stravagante (ma non più di altre), e di certo infelice a modo proprio (per dirla con Tolstoj).

Di certo il trauma -che solo sul finale si disvela – ha avuto un devastante impatto su quel regime familiare coniugale pronto come ogni altro a sgretolarsi ove non si siano messe in atto cure e riparazioni diuturne.

E così la rappresentazione ripercorre – sotto la vigile e mai ridondante egida della Regista, sempre più convincente – gli accadimenti salienti del microorganismo criminale – il rimando è a “Piccoli crimini coniugali” di Eric-Emmanuel Schmitt, che campeggia nella Biblioteca di famiglia, occupando un posto di prim’ ordine nel contesto della “mise en scene”. I libri dominano…..e sono riferibili, come comprenderemo quasi subito (e questo è uno dei punti fermi, non oggetto di ribaltamento) alla professione di Scrittore del Marito, che si è fin lì percorsa con successo, fino alla recente Amnesia dell’intitolazione che tanto sembra aver turbato la Moglie, che con devozione si affanna, su un piano dominante parrebbe, a porre in essere quanto possibile per dare ausilio al consorte in ambasce, appena dimesso dal nosocomio ove è stato ricoverato, per la problematica.

Mano a mano, però, quel quadretto idilliaco si rivela basato sul nulla e con colpi di scena scoppiettanti, sapientemente orchestrati, viene alla luce la reale dinamica che ha prodotto quel che è stato presentato come un evento traumatico.

E ciò attraverso passeggi intermedi – da riuscito noir – con una recitazione magistrale dei due Attori coprotagonisti, e l’utilizzo di articolate gamme espressive che dall’amarezza giungono alla ironica comicità ,per lasciar trapelare, passo dopo passo, false e incomplete verità, fino all’epilogo che ci consente di ricomporre con loro quel puzzle, per incasellare i personaggi nel loro reale contesto con le effettive dinamiche sottostanti, che hanno minato, ma per fortuna non irrimediabilmente, il loro rapporto, come trapela da quanto preannunciato dallo Scrittore, che si riallaccia perfettamente alle parole usate nel momento iniziale della loro storia….. e lascia un consistente spiraglio ad un rinnovato futuro dispiegarsi del rapporto coniugale in parola.

Quando ciascuno innalza il vessillo della soggettiva verità, insomma, necessita fermarsi e provare a parlarsi davvero e riconsiderarsi, con sguardo diverso sull’altro.

Trincerandosi, invece,sulle proprie rappresentazioni della piccola–grande storia sentimentale, i non detti, le errate interpretazioni dei fatti,interagendo con le nevrosi sottostanti, possono, assommandosi, condurre allo sbaraglio la relazione.

Allora il momento salvifico può giungere anche da avvenimenti dirompenti e tragici, che se valutati nel contesto del malessere di coppia, e compresi, possono condurre a buon esito il rapporto che va comunque sempre salvaguardato.

Occorre vedersi veramente, ci suggerisce la sapiente performance, percepire il disagio,pur inespresso dell’altro e operare per sanarlo se si desidera davvero salvare la relazione.

La scenografia, e le luci di scena, anch’essi perfetti nella loro semplice essenzialità, evidenziano i tratti essenziali della storia…….la già cennata Biblioteca e un Quadro a parete, altro tassello importante della piece e il Carrello con le bevande alcoliche, elemento introdotto nel succedersi narrativo, pur esso di grande rilievo.

La musica,sovente con rimandi a celebri composizioni rimaneggiate(come per “Les feuilles mortes”,di Joseph Kosma), o volutamente invasiva a sottolineare l’assordante rumore circostante che impedisce una autentica comunicazione, ha avuto ruolo di completamento di una rappresentazione di altissimo livello. Il pubblico, che ha affollato la location, ha espresso convincente gradimento con ripetuti meritati applausi.