L’analisi del voto alle primarie fatta dai renziani storici si basa su due considerazioni: la prima è che da adesso si deve aprire la strada al cambiamento di metodi e persone, e la seconda è che i numeri di oggi confermano quanto dichiarato un anno fa dopo le primarie del 2 dicembre “quel voto era un’anomalia”.
Numeri alla mano, nel corso di una conferenza stampa allargata, come sempre, alle voci della provincia, i renziani hanno sottolineato il valore di un voto che premia il lavoro fin qui fatto ma che rappresenta solo l’inizio di un nuovo percorso.
“Per noi è un risultato positivo- commenta Ciccio Palano Quero, eletto nell’Assemblea nazionale- frutto di una serie di vittorie politiche, prima fra tutte la nostra battaglia per ridurre il numero dei seggi, che l’anno scorso, per le primarie per il candidato premier erano 22 e solo grazie alla nostra battaglia sono stati ridotti a 8 a Messina. Questo Pd aveva bisogno di recuperare credibilità e garantire la trasparenza del voto è stata una vittoria politica. Passando all’analisi del voto, diciamo, meno voti ma veri. Si è registrato il disimpegno dell’area Genovese , con riferimento ai consiglieri, ad esclusione di Daniele Zuccarello che da tempo è con noi. I numeri attestano che rispetto al 2012 l’area Genovese non si è impegnata e che avevamo ragione noi quando denunciavamo un risultato anomalo. Oggi, se lo confrontiamo con gli altri dell’isola è un voto normale. Anzi normalizzato”.
Ed è proprio Quero, ( che domenica ha incassato un’altra vittoria, tutta personale, perché fino a pochi mesi fa, dopo le amministrative, c’era chi nel Pd aveva chiesto la sua espulsione,insieme a quella di Alessandro Russo), a illustrare i numeri del 2013.
Un anno fa in città, i votanti sono stati circa 12 mila, domenica scorsa invece hanno votato in 3.529 (in provincia la differenza è tra gli oltre 28 mila del 2012 e i 16.148 di quest’anno). Alle urne quindi si è recato un terzo degli elettori rispetto alle cifre dell’anno scorso, segnale chiarissimo di un disimpegno dell’apparato.
Analizzando il voto cittadino, su 3.529 votanti Renzi ha ottenuto 1.981 voti, mentre Cuperlo ne ha avuti 775 e Civati 740. Chi ha memoria ricorda le polemiche dopo il ballottaggio dell’anno scorso quando i renziani storici denunciarono casi anomali in alcuni seggi con il voto talmente blindato da non poter passare inosservato (a Spartà, ad esempio, 570 voti per Bersani e 20 per Renzi).
“I dati di oggi-prosegue Quero- dimostrano che stavolta c’è stato un disimpegno del gruppo Genovese e che se i votanti sono scesi da 12 mila a oltre 3 mila significa che chi si è recato nei seggi ci crede davvero e che quando definivamo quel voto un’anomalia avevamo ragione. Su 3.529 votanti a Messina gli iscritti al Pd sono stati 400, appena il 10%, a dimostrazione che l’apparato del partito non basta più per vincere. Il sistema di queste elezioni poi è stato talmente farraginoso che abbiamo tediato i tesserati. Il Pd deve ripartire dalle idee non dagli apparati”.
Da fine ottobre all’8 dicembre infatti il Pd ha chiamato i suoi tesserati ad esprimersi per le Convenzioni, per i Circoli, per le primarie dei Circoli, una sorta di stalkeraggio al limite della denuncia e che la dice lunga sulla burocratizzazione del partito.
“Stavolta si è impegnata la base- ha aggiunto Iole Nicolai, capolista- ed anche in provincia, dai Nebrodi alla zona tirrenica, si è registrato un disimpegno dell’area Genovese su Renzi, ed un impegno concreto di chi crede ad un nuovo Pd. Ora inizia la fase della ricostruzione”.
Dai seggi della provincia arrivano risultati analoghi, come a Barcellona “Dobbiamo ringraziare i volontari- spiega Bernardo Dell’Aglio- e la gente che si è messa in gioco. Il voto degli iscritti non ha superato il 30%”, e continua Stefano La Malfa “Adesso deve aprirsi una nuova fase che porti ad un mix di esperienza e di giovani impegnati”. A Milazzo, rileva Filippo Lo Schiavo “Ho visto intere famiglie votare con allegria e serenità. In quello che è sempre stato un feudo di qualcuno domenica gli apparati non hanno inciso”. Stesso scenario nella zona jonica, come attesta Maurizio Micari: “ L’entusiasmo della base ha fatto tutto. Il nostro voto rispecchia la media nazionale, pochi gli iscritti perché il meccanismo farraginoso, che rispecchia la burocrazia italiana, li ha costretti a votare troppe volte in un mese”.
Al fianco dei renziani anche l’area Pittella, rappresentata da Luigi Beninati: “Su Europa e Mezzogiorno abbiamo aperto una linea di credito a Renzi. A cascata la nostra collaborazione prosegue a livello locale sui temi specifici. Nei prossimi giorni chiederemo di predisporre un calendario sulle priorità da affrontare”.
L’analisi del voto quindi non si basa solo sulla soddisfazione di aver potuto contare sulle proprie forze senza truppe cammellate, ma anche sulla necessità di vedere in questo un punto di partenza e non un traguardo.
“E’ un voto che premia il gruppo- ha sottolineato Alessandro Russo- Abbiamo lavorato senza big alle spalle, adesso il partito necessita di linfa nuova e nuovi metodi di gestione. I numeri dimostrano che è un voto normale, fisiologico e che l’esito dell’anno scorso evidentemente era “dopato”. E’ un voto in linea con il disimpegno di Genovese, a dispetto di quanti avrebbero voluto far credere il contrario. L’appello è adesso a quanti vogliono avvicinarsi, nel solco della discontinuità e del cambiamento”.
Rosaria Brancato