“I numeri parlano chiaro. E’ una cocente sconfitta per me e per il movimento che mi onoro di aver rappresentato”. Non usa mezzi termini il candidato sindaco di Reset, Alessandro Tinaglia, per commentare la sconfitta alle elezioni comunali. Tinaglia ha totalizzato appena l’1,95 % delle preferenze, mentre Reset non è andato oltre l’1,3 %. Numeri al di sotto anche degli altri due movimenti che non hanno raggiunto la soglia dello sbarramento: Nuova Alleanza e il Movimento 5 Stelle.
“La nostra proposta – scrive Tinaglia -, il nostro modo di intendere la politica è stato democraticamente bocciato. Non ci appelleremo, dunque, ai mostruosi errori nei seggi che ad oggi rendono “irreperibili” decine di voti di candidati e parenti, ad una legge elettorale che ha di fatto mortificato, quantomeno nei numeri relativi alla scelta del primo cittadino, una partecipazione di oltre il 70% dell’elettorato”.
Dopo le critiche al sistema, le autocritiche: “Rimangono, semmai, la consapevolezza di aver commesso numerosi errori e, al contempo, la certezza di aver prodotto, in questi ultimi due anni, un patrimonio di idee e soluzioni che restano a disposizione della città. Non siamo nati per le elezioni e continueremo a portare avanti gli innumerevoli progetti che crediamo possano cambiare le sorti di Messina. Lo faremo da cittadini, così come lo abbiamo fatto in questi due anni, al di fuori delle istituzioni partecipando al dibattito politico e mettendo a disposizione dei messinesi il nostro impegno e le soluzioni elaborate. Lo faremo perché vogliamo cambiare questa città ed abbiamo scelto di restare per riuscirci”.
Tinaglia attribuisce la sconfitta in parte agli errori del movimento ed in parte alla città, sofferente – a suo dire – della “sindrome di Stoccolma”, il sentimento positivo della vittima nei confronti del carnefice. “Se ovviamente mettiamo in discussione il modo in cui abbiamo raccontato il nostro lavoro alla città – prosegue il leader di Reset -, se mettiamo in discussione la scarsa organizzazione sul territorio, se registriamo, fortunatamente,la nostra incapacità di uniformarci ad una dilagante cultura clientelare, ciò che continueremo a sostenere ed a portare avanti è l’approccio e la convinzione che la competenza e la conoscenza specifica delle questioni restino il solo modo per dare una possibilità a Messina. Non credevamo di cambiare in due anni una cultura oramai sedimentata da decenni che vede Messina soffrire della “sindrome di Stoccolma” ma sapevamo che la “rivoluzione culturale” che immaginiamo parte da un impegno continuo e dalla distanza da quelle regole della politica che i numeri e le scelte dei nostri concittadini hanno, purtroppo di fatto, confermato attraverso il voto come le più valide”.
“Reset – conclude Tinaglia – riparte dagli errori commessi e dall’enorme lavoro fatto in questi due anni che la città, per nostra colpa, non ha recepito. Abbiamo, però, il tempo per riparare agli errori commessi e dimostrare, ancora una volta, che facciamo, sempre, ciò che diciamo”.