Anche Cambiamo! ha una posizione molto critica verso l’attuale governance del comparto-Salute; specie in tempi di pandemia.
“La tutela della salute non può escludere analoga attenzione verso molte categorie produttive che più di altre stanno pagando il prezzo salato di questa pandemia senza fine. Settori economici che non hanno ricevuto ristori, o sono stati solo parzialmente risarciti dalle perdite di fatturato subite in questi mesi. Un quadro allarmante, non solo sotto il profilo economico – è il monito del coordinatore provinciale totiano, il consigliere comunale reggino Saverio Anghelone – ma anche su quello sociale. Lo dimostrano le ormai quotidiane proteste di ristoratori, albergatori, titolari di palestre, centri sportivi, di attività che sono state considerate forse eccessivamente ‘pericolose’ nella battaglia contro il contagio da covid. Se moriamo noi, muore il nostro Paese, stanno gridando nelle piazze e nelle strade di tutta Italia, chiedendo una data certa sulle riaperture”.
“Lo hanno fatto e hanno intenzione di farlo ancora anche a Reggio Calabria, una città che sta pagando forse il prezzo più alto di questa tragedia sociale, tra chiusure, licenziamenti, attività ormai al collasso o al limite della definitiva chiusura. In un quadro non certo florido come quello economico meridionale e calabrese. L’Italia, e con essa Reggio, stanno rischiando il punto di non ritorno. Un tracollo che sarebbe fatale per il futuro lavorativo di centinaia di migliaia di persone. Imprese che sono al limite della chiusura, e molte sono quelle che hanno definitivamente abbassato le loro saracinesche, spento le loro vetrine, chiuso i battenti, e mandato a casa il loro personale. Forse sarebbe bastata un po’ di buona volontà per trovare soluzioni ragionevoli, coniugando sicurezza ed elasticità. L’esperienza di questi mesi, al di là degli errori compiuti, ha educato la gente ad osservare le necessarie misure per evitare il contagio. Tutti gli esercizi commerciali si sono adeguati alla situazione, disponendo percorsi obbligati, organizzando il distanziamento delle persone, regolando gli ingressi nei loro negozi, e curando la sanificazione periodica di ogni dispositivo. Regole – rileva l’ex vicesindaco – che sono diventate patrimonio del comportamento collettivo di tutti. E allora, perché non partire da qui, almeno per quelle attività che per ampiezza di locali, disponibilità di spazi all’aperto, misure intraprese, per far riaprire la nostra economia. È una scelta di buon senso. È una scelta intelligente che “Cambiamo!” porterà e sosterrà in tutte le sedi istituzionali. Sarà questa la nostra battaglia del prossimo futuro: sostenere chi vuole ripartire, chi vuole lavorare, mantenendo fede a quell’articolo della nostra Costituzione, il primo, secondo il quale la nostra Repubblica è fondata sul lavoro. Sul lavoro di tutti”.