Ogni anno il 28 dicembre segna nei calendari dei messinesi un appuntamento che ormai è entrato a far parte della dimensione umana e storica della città dello Stretto. Una ricorrenza di certo non lieta, che ammanta di un velo di mestizia i luoghi cari ai messinesi. Per ognuno di noi, la città natale è come una mamma. E pensare che possa accaderle qualcosa di negativo è, per tutti, un duro colpo al cuore. Così è accaduto per quella Messina che ormai rivive soltanto nelle cartoline d’epoca, nelle foto storiche e nei documenti d’archivio e le cui tracce di passato antecedenti il 1908, diventato l’ “anno spartiacque”, lo sguardo dei passanti può ancora intravedere qua e là, immaginando magari uno spaccato di vita di più di un secolo fa.
Alle ore 5,20 quando la scossa mortifera di magnitudo 7.1 e della durata ben 37 secondi, cancellò in un soffio Messina e Reggio. Le immagini delle macerie ci raccontano di una situazione drammatica: basta un attimo per capire che nulla a partire da quel giorno maledetto, sarebbe stato più come prima. I palazzi prestigiosi ed eleganti del centro, le architetture solenni e sontuose segno di una città operosa, opulenta e prosperosa capitolavano come in un racconto biblico apocalittico e le macerie ricoprivano le persone facendo loro da tomba. La storia del terremoto, ormai, la conosciamo bene.
Una pagina, si è detto, inevitabilmente triste, malinconica e straziante. Ricordare, come è stato fatto in questi anni, l’evento del sisma del 1908 continua a risultare con il passare del tempo, quanto mai importante e carico di senso. Perseverare nell’ignoranza e disinteressarsi alla storia della propria città, anche con particolare riferimento alle circostanze infauste come il terremoto non è un comportamento dignitoso da parte dei cittadini.
«Già nell’immediatezza – afferma il noto storico Franz Riccobono – i messinesi avevano dichiarato l’intenzione di raccogliere le memorie della città distrutta, cosa che non è stata fatta. L’obiettivo, oggi, è quello di riuscire a creare un luogo della memoria, un museo sui terremoti».
Ed è proprio sulla base di queste istanze che anche quest’anno Messina non può non mantenere viva la memoria della catastrofica calamità e attraverso le proprie variegate e dinamiche realtà culturali, sia a carattere pubblico che privato, intende soffermarsi a ripensare a quanto accadutole 110 anni fa. Si prospetta infatti abbastanza fitta di manifestazioni, convegni e mostre l’agenda delle iniziative organizzate in occasione del centodecennale del cataclisma, che hanno anche lo scopo di diffondere quella che oggi appare evidente essere uno strumento salvavita importantissimo, cioè la consapevolezza e la cognizione delle pratiche antisismiche.
In particolare, venerdì 28 dicembre la giornata si aprirà con il momento “Una luce e un suono per ricordare”, a cui faranno seguito la liturgia del Mattutinoa cura delle Comunità Orientali di Messina Ortodosse e Cattoliche presso l’edicola votiva di S. Nicola dei Greci, la deposizione di una corona di fiori alla presenza del Sindaco Metropolitano Cateno De Luca e del Prefetto Maria Carmela Librizzi. Un altro omaggio floreale è previsto a mezzogiorno presso il Monumento dei Marinai Russi. Il gesto, in memoria degli oltre 80 mila morti e dell’aiuto apprestato dai marinai russi alla cittadinanza messinese, è frutto di una collaborazione sinergica tra la Nobile Arciconfraternita della SS. Annunziata dei Catalani, rappresentata dal Governatore Marco Grassi e il Consolato Onorario di Russia, nella persona del Console Onorario, il senatore Nanni Ricevuto, già Presidente della Privincia di Messina.
Vittorio Lorenzo Tumeo