Sorride spesso Maria Antonietta mentre parla, mentre racconta la sua storia. Il sorriso di una donna che appena appare annulla tutto il resto, riempie ogni cosa con il suo carisma e la sua forza. Una donna che ha lottato e ha vinto il dolore e la morte per “paura di non poter fare più la madre, di non vedere crescere i suoi figli.” . E sorride quando guarda suo figlio giocare e lo fa anche a noi di Tempo Stretto che notiamo l’emozione crescere mentre commenta i risvolti giudiziari degli ultimi giorni. Nel marzo del 2019 l’ex marito Ciro Russo, che si trovava agli arresti domiciliari a Ercolano, raggiunse in auto Reggio Calabria aggredì Maria Antonietta versandole del liquido infiammabile e le diede fuoco.
Sopravvissuta grazie ad una forza che lei stessa “non comprende fino in fondo ma che rimanda al suo amore per i figli e per la vita” rimase ricoverata nel centro grandi ustionati del policlinico di Bari. Russo, invece, catturato dalla polizia, in una pizzeria reggina, dopo due giorni di ricerche e condannato poi nel luglio del 2020 a 18 anni di reclusione. Appena 5 giorni fa, però, la Corte d’Appello dispone la perizia psichiatrica per Ciro Russo. Vittima della propria follia, quindi, o lucido assassino?
Maria Antonietta, iniziamo dalla fine, dalla corte d’appello.
“L’8 giugno scorso, in corte d’appello dopo più di 20 mesi ho rivisto la faccia dell’uomo che mi ha dato fuoco e non ho letto nessuno scrupolo nel suo viso. Avrei voluto vedere una persona pentita, ma non l’ho vista. E ho paura di questa freddezza, non per me. So già cosa è capace di farmi. Ho paura per le persone che mi stanno accanto. Se lui dovesse uscire dal carcere temo che nessuno sarebbe più al sicuro. Ti ripeto, ho visto ancora l’uomo privo di scrupoli di sempre. Quel giorno, in corte d’Appello, non ero preparata all’idea della perizia psichiatrica perché in primo grado era stata assolutamente messa fuori discussione. Tutte le prove, infatti presentate, confermano la sua lucidità e premeditazione rispetto a quello che ha fatto tanto è vero che era stato condannato a 18 anni per tentato omicidio.”
La tua paura più grande, adesso?
“E’ quella che un soggetto del genere venga giudicato magari capace di intendere e di volere; nello stesso tempo “faccia finta di stare male per poi poter avere quello che la giustizia italiana permette: uno sconto della pena. La mia paura è che quest’uomo possa essere nuovamente fuori tra qualche anno. Tornare a fare del male alla mia famiglia, a tutti. Voglio solo ricordare che lui mi ha dato fuoco vicino a tre scuole. Sono convinta che non si creerebbe nessun problema a darmi fuoco con te accanto, sedute a questo tavolino. La giustizia prevede questo? Per me va bene, ho fiducia in ogni caso nella verità. Perché se non puoi credere nella giustizia cosa ti resta? Ho fiducia nella verità che verrà fuori. Non è pazzo, va accompagnato in un percorso, ma ti ripeto non è pazzo.”