Società

Anziani in crescita a Messina, “serve un nuovo modello d’inclusione”

MESSINA – In programma oggi la presentazione del XIII Report su povertà, esclusione sociale e risorse a Messina, frutto della collaborazione tra Caritas e UniMe. Un lavoro a cura di Enrico Pistorino. Si legge nella presentazione: “Continua il lavoro dell’Osservatorio diocesano che annualmente viene offerto alla comunità per stimolare una riflessione pubblica sulle principali questioni economiche, sociali e culturali
che interessano i nostri territori. La novità è la scelta di mettere in luce, accanto alle criticità
sociali, anche le più belle risposte in termini di gratuità, impegno e generosità che la comunità esprime”.

In primo piano la necessità di cambiare le politiche sociali a Messina nel campo degli anziani attraverso “un nuovo modello d’inclusione e politiche strutturali” non legate solo ai finanziamenti del momento.

La presentazione nell’aula “Campagna”

Nell’aula “Campagna” dell’Università, in piazza XX Settembre n. 4, alle 16.30, è in programma la presentazione del rapporto 2023-24. In primo piano il tema “Testimoni di speranza. Accompagnare il cambiamento a partire dalle relazioni umane”. Intervengono il professore Alessandro Morelli, direttore del dipartimento di Scienze politiche e giuridiche, per i saluti istituzionali, e padre Nino Basile, direttore della Caritas di Messina. Introduce e modera il costituzionalista Alberto Randazzo.

Intervengono la docente universitaria Domenica Farinella, il curatore Enrico Pistorino, le dottoresse Carmela Lo Presti e Stella Arena, il dottor Tindaro Bellinvia.

Messina è una città sempre più d’anziani, soprattutto in centro

Lo sappiamo già: siamo un Paese d’anziani. Si legge nell’analisi di Carmela Lo Presti, Andrea Nucita e Francesco Polizzotti: “Il dato incontrovertibile dell’Istat fotografa un Paese in cui il rapporto tra bambini sotto i 10 anni e gli ultraottantenni, a inizio 2024, non è più in parità, 1 a 1 (1 bambino per 1 anziano). Ma segna piuttosto un calo vistoso rispetto al 2,5 a 1 di soli venticinque anni fa e al 9 a 1 di cinquanta anni fa. Quasi un italiano su 4 ha più di 65 anni (24,3%), in crescita a inizio 2024 dal 24% del 2023. In totale, si tratta di 14 milioni e 358mila persone. Record storico, inoltre, per gli ultracentenari, aumentati di oltre 2mila unità in un anno e superando a inizio 2024 i 22mila e 500 individui. Una situazione che non può non interpellare i servizi e le politiche sociali rivolte agli anziani e alla dimensione relazionale dentro la quale questi vivono. A Messina, al 31 dicembre 2022, la popolazione calcolata Istat risulta essere pari a 224.007 abitanti, di cui 107.545 maschi e 116.462 femmine in costante decremento, -2.433 abitanti (-1,086%) rispetto al 2021 e -18.260 unità (-7,54%) dall’anno 2012”.

In sostanza, “la città è sempre più vecchia con un incremento, nell’anno 2022, della popolazione in età senile del +9,78% rispetto all’anno 2012. Il 23% circa della popolazione ha più di 65 anni, mentre quelli con più 85 anni rappresentano il 3,12% della popolazione, in prevalenza residenti nel centro storico (Messina in cifre, 2022).

“Gli ultra 65enni residenti a Messina nei vari villaggi e in alcune zone la popolazione giovanile è quasi azzerata”

E ancora: “Le mappe ci hanno consegnato una distribuzione nella quale alcune zone della città hanno una popolazione giovane quasi completamente azzerata, a fronte di una concentrazione, in valori assoluti, della popolazione anziana nei quartieri del centro città. Si segnalano, in particolare, alcune porzioni di territorio che raggiungono un indice di vecchiaia enormemente elevato. Tale valore demografico indica il rapporto percentuale tra gli abitanti compresi tra i 0 e i 14 anni e gli ultra 65enni residenti e raggiunge valori compresi tra i 500 e i 1400 (cifre indicative arrotondate). Si tratta delle zone della mappa nelle quali il colore rosso diviene più intenso e comprendono alcuni paesi della litoranea Nord (come Rodia, San Saba, Marmora) e alcuni villaggi rurali della zona sud della città (come Altolia, Pezzolo e Tipoldo). Colpisce, ancora, la distribuzione geografica dell’indice di dipendenza degli anziani, che rappresenta il rapporto tra la popolazione anziana e quella di età compresa tra i 15 e i 64 anni. Anche in questo caso i valori più alti si raggiungono nella litoranea Nord e nei villaggi collinari come Salice, Castanea e le Masse (a Nord) e Altolia, Pezzolo e Santo Stefano Briga (a Sud)”.

Il senso di solitudine negli anziani a prescindere dalla condizione sociale

Ecco che cosa emerge dalle interviste realizzate: “Gli anziani incontrati nei villaggi collinari sembrano avere legami decisamente più solidi degli anziani incontrati nel quartiere di San Paolo lo scorso anno. Raccontano una quotidianità nella quale c’è sempre almeno un parente che si prende cura (in maniera più o meno diretta) delle necessità e delle incombenze giornaliere e di quelle extra-ordinarie. A differenza
degli intervistati ‘di città’, le loro relazioni sociali non passano per i soggetti del volontariato religioso o laico, ma mantengono uno stretto legame con la Chiesa locale e il parroco unicamente per accompagnamento spirituale e riconoscimento religioso. I parroci, più volte sollecitati da domande e
interrogativi, hanno ribadito l’assenza di situazioni di conclamata povertà che richiedessero un sostegno extra-ordinario, se non per riconosciute non auto-sufficienze, per le quali si attiva per lo più l’intervento dell’assistenza domiciliare e sanitaria pubblica”.
E ancora: “Cosa differente è, invece, la sensazione di solitudine (emersa in particolare da una delle interviste) che poco ha a che vedere con il reale isolamento sociale, ma che pertiene principalmente l’ambito del sentire personale. Tristezza e desolazione possono accompagnarsi anche a una totale assenza di isolamento sociale oggettivo, rappresentando una percezione di solitudine che inficia l’andamento pacifico e sereno dell’esistenza quotidiana dell’anziano, facendo emergere anche un senso di abbandono (perfino da parte delle istituzioni)”.

Crescono le povertà in tutte le fasce d’età ma non negli anziani

In generale, “a fronte di una povertà assoluta in crescita intensa per tutte le altre fasce d’età”, nel caso degli anziani non si assiste a un incremento della povertà. “La situazione economica delle persone anziane in Italia rimane stabile (o meglio, in lento peggioramento)”. Ed è nata una nuova familiarità, in una parte della popolazione, con le tecnologie.

Particolare attenzione si dà, nel report, al centro di Psicogeriatria e Psichiatria di consultazione collocato in una struttura dedicata alla salute mentale degli adulti (ex Sant’Angelo dei Rossi, in via Sant’Elia). “L’attività consiste nella diagnosi e nel trattamento terapeutico-riabilitativo degli anziani con disturbi cognitivi e psichiatrici, fornendo alle persone assistite e alle loro famiglie una presa in carico globale. Una presa in carico globale attraverso un approccio multidisciplinare con interventi di terapia farmacologica, riabilitazione cognitiva, supporto psicologico e sociale. Questi interventi vengono effettuati sia in ambulatorio sia presso il domicilio dei pazienti impossibilitati a recarsi presso il centro, favorendo così una migliore alleanza terapeutica anche con i familiari. Al 31 dicembre 2023, il numero dei pazienti seguiti è stato di 2.684. Cifra che tiene conto dei primi accessi, visite, controlli e consulenze. I pazienti presi in carico attivamente dall’équipe, con un piano terapeutico o con trattamenti non farmacologici, sono 643”.

Contrastare l’isolamento degli anziani attraverso politiche sociali strutturali

Si legge nel report: “L’amministrazione comunale, da alcuni anni, ha avviato una riorganizzazione degli interventi finalizzati alla stabilizzazione di alcune figure specialistiche dietro l’internalizzazione degli operatori e dei servizi. Tuttavia, si avverte una carenza del sostegno sociale inteso come aiuto e scambio di risorse che un soggetto può ricevere all’interno della trama di relazioni alla quale partecipa e del valore sostanziale della rete sociale in termini di risorse. Le strutture territoriali risultano non sufficienti in termini di posti letto, con una presenza non omogenea sul territorio”.

“Serve un nuovo modello inclusivo di sostegno agli anziani”

“Ripensare l’assistenza territoriale significa oggi mettere in campo un modello fortemente inclusivo orientato al domicilio (o forse sarebbe meglio dire alle diverse tipologie di domicilio da sviluppare)”, sostiene Marco Impagliazzo, della Comunità di Sant’Egidio. Si legge sempre nel report: “Il patrimonio di professionalità imprenditoriale, clinica, assistenziale che è racchiuso nelle Rsa, può essere ri-orientato alla ricerca un nuovo modello che tenga conto della necessità di risposte personalizzate alla domanda di assistenza di una popolazione molto fragile. In questo quadro è fondamentale il coinvolgimento delle famiglie perché questo processo non si trasformi in uno scarico di responsabilità e compiti su di loro, ma vengano coinvolte pienamente in processi di cura e di assistenza, efficaci verso gli anziani e rispettosi delle dinamiche familiari. Si tratta di una prospettiva entusiasmante ma molto esigente, che richiede l’impegno di tutti gli attori in campo, siano essi pubblici o privati, a cambiare una parte delle proprie convinzioni e a remare tutti nello stesso senso”.

“Grava sulla città una progettazione legata più ai flussi finanziari che ai servizi strutturali”

Si evidenzia nel rapporto Caritas: “Grava sulla città una progettazione legata più a flussi finanziari che a servizi strutturali in cui l’azione finalizzata al benessere della popolazione è stratificata e funzionale. L’insorgenza di patologie cronico-degenerative di tipo invalidante che si aggiungono al normale processo di invecchiamento, determinano, di conseguenza, la crescita della domanda di assistenza continuativa”.

Rafforzare le reti: Comune, Messina Social City, Asp

Di certo, l’analisi di Caritas e Università di Messina evidenzia la necessità di un rafforzamento delle politiche del Comune, con una sinergia più efficace tra assessorato alle Politiche sociali e Messina Social City. Ma chiama in causa anche l’Asp, la Regione e il rafforzamento di una rete territoriale nel campo della sanità pubblica.

Il report poi si sofferma sull’immigrazione, l’assegno d’inclusione e il contrasto alla povertà, il sostegno ai detenuti per l’inserimento lavorativo e altri aspetti. Tutti elementi decisivi per delineare un quadro, con attenzione alle attività diocesane nel territorio, di contrasto a una crisi sociale ed economica.

Ci ritorneremo.